Daniela Bianchi dal Pd al Sel: Qui c’è proposta e prospettiva
E’ stata tra le prime a restare affascinata dal sogno Pd targato Matteo Renzi, «tanto è vero che di me si diceva che fossi molto renziana nei metodi, perché bisogna fare le cose». Poi però quel sogno è stato tradito e otto mesi dopo il suo passaggio da “Per Il Lazio”, il listino del presidente Zingaretti, al Pd, con tanto di sottoscrizione della tessera del partito, la consigliera regionale Daniela Bianchi cambia. Ed entra in Sel. «Cosa mi mancava nel Pd che ho trovato qui? Il campo della proposta. La sensazione di avere una prospettiva e una visione», ha spiegato nella conferenza stampa che ha ufficializzato il suo passaggio alla presenza del responsabile organizzazione del partito e vicepresidente della Regione, Massimiliano Smeriglio, del coordinatore regionale di Sel, Giancarlo Torricelli, del suo nuovo capogruppo, Gino De Paolis, e della consigliera regionale, Marta Bonafoni.
«La politica deve essere questo: o alzi l’asticella della prospettiva del sogno, specie in un momento così disastrato, oppure le persone si sentono scollate dalla politica- ha spiegato Bianchi, che entra nel nuovo gruppo da indipendente- Sel, anche in questa scelta che ha fatto nello statuto di sciogliersi per mettersi al servizio di una nuova forza che nasce, ha dato il senso di essere dentro una scommessa che e’ piu’ vicina al paese reale di quanto non lo siano quelle che vengono ventilate come scommesse, ma si perdono in una marea di provvedimenti che non arrivano alla gente. Sel sta dentro un’azione di governo saldamente al fianco del Pd nel Lazio e lo fa dentro questo campo della proposta e questo mi ha attratto molto».
Il punto di rottura con quello che adesso è il suo passato politico è arrivato otto mesi fa: «Quando Per il Lazio si eè sciolto, ed è venuta meno quella cifra identitaria che ci caratterizzava tutti e dieci, sono stati proposti dei percorsi per potere fare confluire quell’esperienza nel Consiglio e il percorso che ho scelto alla fine non ha identificato al meglio quella cifra innovativa che era alla base del mio sì ad accettare la sfida che Zingaretti mi poneva quando mi ha chiesto di entrare in Consiglio. L’ingresso in un partito diluisce l’istanza innovativa perche’ entri in un qualcosa che è già composto. E io in quella dimensione non trovavo più la mia cifra identitaria». Perché questa scelta non è arrivata a febbraio? «Mi sembrava naturale che la confluenza dovesse essere quella del Pd».
La delusione della Bianchi è soprattutto nei confronti di Renzi: «Io non faccio un rapporto col Pd regionale ma con quello del Pd nazionale, con quella promessa di innovazione che aveva spinto la maggior parte delle persone che guardavano a questo mondo a pensare che quel Pd potesse essere una cifra di innovazione. Questa scommessa il Pd l’ha persa quando Renzi, dopo essere diventato segretario, diceva che il suo compito era innovare il paese e non il partito, ma se non pensi a innovare la cinghia di trasmissione col paese il fattore innovazione l’hai perso».
Ma guai a parlarle di ‘una renziana in Sel’: «Non cerco si possa semplificare in questa maniera. Io non ci sto al popolo che deve avere davanti il proprio Masaniello di turno». Il presidente Zingaretti era al corrente della sua scelta? «Assolutamente si è l’ha anche condivisa. Meglio avere un consigliere regionale in maggioranza che lavori con soddisfazione e sia al servizio di una causa che è dentro la maggioranza e l’idea di governo di questa Regione». La tessera del Pd ce l’ha sempre in testa, ma ancora per poco: «Io non la rinnoverò. Sono stata una di quelle che scalpitava fin dall’inizio perché sono molto pragmatica, tanto e’ vero che di me si diceva che fossi molto renziana nei metodi, perché bisogna fare le cose. Salvo fortemente la dimensione regionale e il tipo di governo che stiamo mettendo in campo, perché Zingaretti non si è accontentato di fare il minimo sindacale per sopravanzare chi lo ha preceduto ma ha voluto fare anche altre cose e lo ha fatto dentro una maggioranza ben precisa. Questa spinta qui, nonostante sia stata una di quelle che fin dall’inizio è voluta entrare nel Pd, una volta entrata nel partito non l’ho più sentita. E adesso questo è il campo dove mi sento di giocare la mia partita».
Fonte Dire