Iraq, l’Italia pronta ad inviare armi ai curdi. Sel: armarli significa delegare quello che è un compito di una forza internazionale Onu
Mentre sul campo si continua a combattere, la diplomazia internazionale è al lavoro per rifornire di armi i peshmerga curdi, che si oppongono all’avanzata delle milizie jihadiste nel nord del Paese e che sono riusciti a riconquistare la diga Mosul, grazie all’aiuto dei raid aerei Usa. Dopo il via libera dell’Unione europea, anche l’Italia, da cui sono già partiti due voli con aiuti alla popolazione, apre all’invio di materiale bellico. Ma serve un passaggio parlamentare, che comunque “potrebbe arrivare anche a posteriori, quindi a fine agosto” ha spiegato il viceministro agli Esteri Lapo Pistelli.
Intanto sono convocate per domani le commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato per condividere le iniziative decise dai ministri degli esteri Ue nel vertice di Ferragosto sull’Iraq. Il governo italiano comunicherà quindi al parlamento come intende muoversi. Proprio la ministra degli esteri Mogherini è stata la promotrice (con il collega francese) del consiglio dei ministri Ue di ferragosto sull’Iraq — del resto l’Italia è nel suo semestre di presidenza e Mogherini ancora in pista per il ruolo di Alto rappresentante della Commissione. A Bruxelles l’Ue ha deciso di appoggiare l’invio di armi ai kurdi — che Francia e Inghilterra avevano già annunciato autonomamente — «in accordo alle capacità e alle leggi nazionali degli stati membri».
La prassi italiana non impone al governo di passare per il parlamento. «L’invio di armi non equivale a una missione militare, ma è comprensibile e apprezzabile la scelta politica di voler coinvolgere le camere», dice il presidente della commissione esteri di Montecitorio Fabrizio Cicchitto (Nuovo centrodestra). Che è più che favorevole ad armare i kurdi, anzi pensa che non sia sufficiente «di fronte a un terrorismo che si è fatto esercito». Stessa linea del presidente della terza commissione del senato Casini, ed è favorevole anche il presidente della commissione difesa del senato Latorre (Pd): «Un grande paese deve sapersi assumere le proprie responsabilità e svolgere le funzioni che gli competono».
Nicola Fratoianni deputato e coordinatore nazionale di Sel conferma il no alla decisione. «Armare i kurdi significa delegare a loro quello che dovrebbe essere fatto da una forza internazionale a guida Onu. Si operi subito – prosegue il coordinatore di Sel – per creare corridoi umanitari a difesa dei civili e si avvii una iniziativa diplomatica nei confronti di quei Paesi che sostengono l’Isis. E l’Italia – conclude Fratoianni – intensifichi gli aiuti umanitari di ogni genere nei confronti delle popolazioni civili vittime della ferocia jhadista e della guerra».
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