SPENDI BENE! Investire per innovare
Il 2016 deve essere l’anno di svolta per la ripresa dell’Italia. Non possiamo andare avanti, dopo una caduta di quasi 10 punti percentuali del Pil, rassegnati a obiettivi di crescita di zero virgola e una disoccupazione sostanzialmente immutata dietro la sistematica propaganda sui numeri dei contratti a tempo indeterminato. Continuare con tagli di tasse, principalmente definiti per scopi elettorali, indifferenziati e regressivi e finanziati da tagli di spesa vuol dire determinare effetti negativi sull’economia reale, nonostante le favole liberiste. La manovra di finanza pubblica per il triennio 2016-18 non solo non ha segno espansivo, come racconta il Governo Renzi, ma dopo il primo anno di sostanziale neutralità, diventa pesantemente restrittiva con obiettivi di saldo primario irrealistici a partire dal 2017, anche in considerazione dei moltiplicatori fiscali applicati per stimare gli effetti delle riduzioni di entrate e spese.
La cura per la riqualificazione e la ripresa robusta e sostenibile della nostra economia sono gli investimenti, innanzitutto pubblici, e le politiche industriali. Al contrario, la Nota di Aggiornamento al DEF, nonostante l’utilizzo della “Clausola degli investimenti“, prospetta una riduzione degli investimenti pubblici, a partire dal livello minimo attuale. A partire dagli investimenti, proponiamo di cambiare radicalmente rotta e di prevedere nella Nota di Aggiornamento al Def gli spazi finanziari necessari per poter inserire nel Ddl Stabilità un “Piano per il lavoro“, inteso come insieme di interventi coordinati, orientati a promuovere, direttamente o indirettamente, il lavoro di qualità lungo un sentiero di sviluppo sostenibile sul versante sociale e ambientale.
Il Piano dovrebbe avere due principali fonti di finanziamento:
- un allentamento per circa un punto percentuale di Pil (18 mld di euro all’anno) per un triennio (2016-18) del deficit programmato per finanziare gli interventi congiunturali (ossia non permanenti);
- misure anti-evasione per gli interventi strutturali (ossia permanenti) (6 mld di euro)
- cancellazione stanziamento per F35 (0,7 mld di euro)
- riduzione spese militari (2,6 mld di euro)
- cancellazione TAV (0,5 mld di euro)
- cancellazione fondi scuole private (escluse le scuole per l’infanzia e i nidi) (0,2 mld di euro)
Il Piano dovrebbe essere indirizzato prioritariamente al Mezzogiorno attraverso un vincolo di destinazione del 45% del totale delle risorse individuate per gli investimenti (criterio distributivo introdotto da Ciampi durante il primo Governo Prodi e mai rispettato).
I principali punti del “Piano per il Lavoro” sono i seguenti:
- Misure “congiunturali” da finanziare attraverso l’allentamento una tantum del deficit
- Programma di investimenti in piccole opere affidati ai Comuni attraverso l’allentamento del Patto di Stabilità Interno (circa 8 mld di euro all’anno) per la messa in sicurezza del territorio, per il miglioramento delle periferie, per investimenti per l’efficienza energetica negli immobili della Pubblica Amministrazione, per la costruzione di asili nido (per il raggiungimento di quota minima del 25% di presa in carica per regione, in particolare per redditi bassi e medi), per servizi migliori alle persone non autosufficienti.
- Programma per la mobilità sostenibile per il rinnovo e l’integrazione dello stock di treni per i pendolari e di autobus urbani e extraurbani (4 mld di euro all’anno);
- Programma straordinario di contrasto alla povertà e inserimento al lavoro in uno schema di reddito minimo per l’inclusione attiva e finanziamento della settima salvaguardia dei lavoratori e lavoratrici “esodati” (3 mld di euro all’anno).
- Programma di politiche industriali (in senso lato al fine di includere anche i servizi e l’agro-industria) da affidare al Fondo Strategico o al Fondo di turn-over della Cassa Depositi e Prestiti (1 miliardo di euro all’anno) in intesa con le aziende.
- Fondo per la redistribuzione dei tempi di lavoro (5 mld di euro all’anno) per:
– l’anticipo del pensionamento dei lavoratori e lavoratrici impegnati in attività usuranti;
– il part-time pensionistico e l’ingresso part-time di giovani al lavoro;
– i contratti di solidarietà difensivi e, soprattutto, espansivi;
– il finanziamento dei congedi parentali.
– I rinnovi contrattuali per i dipendenti pubblici
Gli investimenti proposti, oltre a riqualificare i territori e migliorare la qualità della vita e il reddito delle persone, hanno elevato impatto (anti-ciclico) sull’economia reale, impatto minimo sulle importazioni e sono labour-intensive (in particolare, nell’edilizia e nell’artigianato). Gli investimenti sulla mobilità sostenibile consentono di innalzare la produzione degli impianti in Italia (dalla Irisbus di Avellino, alle officine dell’Ansaldo Breda).
- Misure “strutturali”, da finanziare attraverso interventi anti-evasione
- Intervento selettivo su Tasi (con detrazione fissa e detrazioni aggiuntive in base alla numerosità del nucleo familiare) e contestuale approvazione del Decreto legislativo di revisione del Catasto, eliminazione Imu agricola e Imu su impianti (cosiddetti “imbullonati”) e detrazioni per affitti per redditi bassi e medi; detrazione abbonamenti al trasporto pubblico (2 mld di euro)
- Eliminazione innalzamento contribuzione previdenziale per le Partite IVA
iscritte alla gestione separata INPS. (1,2 mld di euro)
- Revisione normativa supplenze per evitare l’insostenibile distribuzione degli alunni delle classi scoperte nelle altri classi. (0,5 mld di euro)
- Revisione normativa per i contribuenti minimi al fine di allargare la platea dei beneficiari e semplificare gli adempimenti.
- Il finanziamento delle misure di carattere permanente deriva dalle seguenti misure anti-evasione: a regime, la comunicazione telematica all’amministrazione fiscale dei dati relativi alle fatturazioni. Tale sistema consentirebbe di verificare automaticamente e in tempo reale le posizioni a debito e quelle a credito, consentendo di intervenire con efficacia nei casi di incongruenze. In riferimento a uno studio NENS, una stima prudenziale indica un recupero di gettito superiore ai 10 miliardi all’anno (in considerazione del recupero Iva e imposte sui redditi). Poiché l’introduzione della comunicazione telematica delle fatturazioni richiede tempo per essere generalizzata, nell’immediato va introdotta la trasmissione telematica dei dati delle fatture ai fornitori. Si tratta di una misura più circoscritta. L’obbligatorietà della comunicazione telematica dei dati delle fatture potrebbe inizialmente essere richiesta soltanto ad una parte dei contribuenti, come la grande distribuzione. In questo modo, senza ricorrere al reverse charge, la cui estensione alla grande distribuzione è stata bocciata dalla Commissione europea, se ne seguirebbe la logica. Infine, si propone di introdurre, nei settori a maggiore rischio di evasione, l’obbligo di pagamento elettronico.
- Spending review
La spending review va portata avanti ma, contrariamente alla linea del Governo, i risparmi raggiungibili grazie a maggiore efficienza e eliminazione di corruzione, devono essere riallocati su programmi di spesa carenti, colpiti dai tagli
orizzontali degli scorsi anni. Continuare a tagliare la spesa corrente in modo indiscriminato vuol dire tagliare ulteriormente servizi essenziali.
L’integrazione dovrebbe arrivare, in particolare:
– alla Sanità,
– al Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università;
– ai servizi sociali dei Comuni;
– al diritto allo studio;
– alla salvaguardia e promozione del patrimonio storico-artistico;
– alla riduzione dei costi energia per famiglia e imprese e alla accelerazione degli obiettivi della roadmap 2050 nel quadro di un aggiornamento della Strategia Energetica Nazionale;
– al potenziamento dell’ Agenzia per la Coesione Territoriale.