A Cannes c’è un’altra Europa
Ci piace l’idea di recarci ai seggi con una storia nella mente. Ci vuole proprio una storia come questa per mettere nel dimenticatoio una campagna elettorale fatta di vuoto e guardare avanti. Guardare a quello che di vero, di autentico c’è sempre, oggi come ieri, oltre la cronaca scadente di una politica scadente. Perché questa che abbiamo in mente, che ci sembra già di vedere con gli occhi curiosi di scoprire un’emozione che ci riguarda, è una storia vera. Jimmy torna nel suo paese dopo dieci anni passati in America, una specie di esilio volontario. Porta con sé un grammofono e un abito da donna di colore blu. Così coi suoi amici riapre la sala da ballo, imparano il fox-trot.
Passa un po’ di tempo ed ecco che tutta la comunità rurale inforca la bicicletta dai posti più distanti della prateria ed accorre lì, a danzare. Ma anche a disegnare, a studiare, a praticare sport. A leggere poesie. Quel che si fa in quella sala da ballo lo si fa scoprendo la gioia di crescere insieme, di affrontare insieme l’asprezza del presente, la scommessa del futuro. Ma quella socialità, libera e spontanea, che si crea attorno a quel grammofono non piace né al parroco del posto né ai proprietari terrieri. Ci vedono, guarda un po’, i germi di un’insurrezione comunista, perché ritengono (e hanno ragione) che quell’insieme di attività, quella socialità, altro non porti che ad una educazione politica dei contadini, all’acquisizione dei propri diritti. Pericolosa, al punto che decidono di stroncarla. Come? Togliendo di mezzo l’anima di questa storia, il nostro Jimmy. Viene rimandato in esilio, senza essere neppure processato. Ma prima di lasciare per sempre il suo paese, i suoi sogni di libertà e di vita, Jimmy chiede alla sua donna di un tempo di indossare quell’abito blu che si era portato dall’America insieme al grammofono. E con lei danza un’intera notte, nella sua sala da ballo ormai deserta.
La storia è questa. Jimmy, Jimmy Gralton, è davvero esistito, è esistita per una stagione luminosa la sua balera e tutto questo è accaduto in Irlanda nel 1932, quando si era nel pieno dell’altra crisi. Ken Loach, l’autore del film “Jimmy’s Hall” proiettato ieri a Cannes e che vedremo nelle sale in estate, lo presenta con queste parole: “Abbiamo bisogno di figure come Jimmy Gralton, figure che si oppongono con coraggio e con integrità alle lobby economiche e culturali, ai poteri forti. Galtron ci indica che la strada è andare avanti battendosi con la solidarietà tra le persone. Ci dice che dobbiamo sperare nella libertà, nell’eguaglianza sociale”. Chiaro, no?