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Martedì, 5 maggio 2015

A Milano la campanella della protesta suona in piazza per 30.000 insegnanti , chi li ascolta?

scuola milano

La campanella oggi ha il suono di molti fischietti, tanti quelli che hanno sfilato oggi in corteo da Piazza Repubblica all’Arco della Pace. Colorati come tutte le sigle sindacali, e le reti, e i movimenti autonomi presenti. Come tutte le campanelle scocca precisa, oggi alle 9.30, puntuale e autorevole come le campanelle devono essere. Dev’essere stata maltrattata molto dall’informazione, questa scuola, se ogni insegnante che avvisto, e a cui rivolgo la domanda su quale sia il senso profondo di trovarsi qui oggi, mi guarda un po’ tirato, a volte in cagnesco, e poi spesso sottolinea: «Questo scrivilo, mi raccomando, che in tv e sui giornali non si è capito niente delle vere ragioni di questa manifestazione».

In effetti, a parlare con le tre sigle sindacali, la FLC della CGIL, Uil Scuola, CISL Scuola, ma anche con GILDA e Snals e poi con semplici docenti e precari, i punti della protesta appaiono molteplici e forse di taglio diverso, come le tante materie insegnate e i vari ordini di scuola rappresentati in corteo.

Su tutti il preside-manager di cui molto si è parlato sui giornali, una figura che secondo il DDL accentrerà in unica figura le competenze decisionali esautorando di fatto il collegio docenti, ridotto a mero organo consultivo, ma anche la soppressione di tutte le graduatorie a favore di albi regionali in cui il preside avrà il potere di chiamata diretta del docente, rovesciano il principio secondo cui è il docente a decidere in quali scuole fare richiesta. Un principio a forte pericolo clientelare, secondo i numerosi insegnanti arrivati dall’Emilia, dal Veneto, dal Piemonte, che sulla scarsa democraticità della riforma aggiungono anche una consultazione che se non è finta come viene da molti definita, non ha comunque soddisfatto i più, a partire dai risultati, che non sono stati resi noti e rispetto ai quali non c’è alcuna certezza che se ne sia tenuto davvero conto nell’elaborazione del DDL (ndr la sezione del sito labuonascuola.gov.it ha pagine vuote su ogni capitolo dell’attuazione del piano).

«Che poi, se tanto grande era la voglia di far partecipare i docenti a questa riforma, perché si sono tenute ben lontane le parti sociali?» si chiede un’insegnante arrivata da Torino avvolta da una bandiera della FLC mentre una docente di Gilda specifica «L’articolo 21 del DDL è quello più pericoloso perché pone nelle mani del governo, e non del parlamento, ben 13 deleghe su materie fondamentali come il testo unico, la riforma dell’esame di stato, la riforma della scuola di infanzia. Che dire poi delle stabilizzazioni, che sono solo 1/5 di quelle necessarie?». È difficile stare dietro i numeri, alle fasce. «Per favore scrivi che noi della seconda e terza fascia saremo spazzati via per un mero criterio temporale» mi dice una laureata in scienze della formazione che precisa: chi è stato inserito nel 2007/2008 oggi è in ruolo, dal 2008/2009 in avanti invece siamo fuori, senza alcuna soluzione.  «L’onorevole Coscia del PD ha riconosciuto questa situazione ma non c’è la volontà politica di sanarla, scrivi anche questo per favore» aggiunge una sua collega che precisa: «Io sono di ruolo per aver avuto la fortuna di essermi immatricolata nel 2007, i miei colleghi dell’anno dopo, stessi esami, stessi test, tutto uguale, fuori» [ndr esiste un emendamento di SEL su questo, ad opera dell’On.Giordano].

Se i precari sono moltissimi e anche auto organizzati come MIDA che ci tiene a precisare che è un gruppo “apolitico e asindacale” e che è stato ricevuto da Renzi, moltissimi sono i docenti di ruolo, che ravvisano nel DDL l’aziendalizzazione della scuola e un enorme defiance democratica che si manifesta anche nel principio di contrattazione all’interno della scuola che andrà a scomparire (motivazione condivisa dalla FIOM oggi presente in piazza per difendere i diritti della scuola e di tutti i lavoratori contro l’aziendalizzazione del paese). Insieme agli insegnanti c’è lo SPI, il sindacato pensionati di chi ha visto tante, tantissime riforme della scuola ma nessuna che negli ultimi 7 anni riuscisse a portare tutti in piazza, compresi molti studenti, divisi tra la voglia di testimonianza, di fare festa, e di vedere sfilare i propri docenti arrabbiati.

C’è anche qualcuno, forse non pochi, che alla consultazione del governo ha partecipato. Guardano sfilare il corteo dalla finestra. In molti dicono che la riforma è comunque coraggiosa, la prima che è riuscita a guardare in faccia il problema del precariato, della governance della scuola, del resto quale altro governo aveva tentato una riforma così ambiziosa?

La campanella dell’ultima ora a scuola sembra suonare sempre quando la stanchezza è troppa, le interrogazioni finite e il moto di uscire dalla classe, forte.

Chissà se il governo coglierà il messaggio delle 30.000 campanelle che hanno suonato in piazza a Milano, e le centinaia di migliaia di Roma, Bari, Torino e in tante altre città. Domani gli insegnanti stanchi di non essere ascoltati torneranno in classe a spiegare e parlare con i ragazzi e i bambini delle loro classi. Sarebbe bello che, anche senza previsione di interrogazioni, oggi, qualcuno, avesse preso qualche appunto.

 

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