Accordo Usa Cina sul clima, i grandi inquinatori incominciano ad avere paura
Dopo la pubblicazione del Synthesis Report Ipcc del 1° novembre scorso, alla cui presentazione il Copresidente Thomas Stocker aveva osservato con amarezza che i dati in possesso dell’organizzazione sul continuo riscaldamento non hanno precedenti negli ultimi 800.000 anni di storia del nostro pianeta, gli “outsider”, Usa e Cina, inaspettatamente, dopo nove mesi di trattativa segreta, scuotono l’opinione pubblica annunciando, finalmente, comuni obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera.
Certo, nessun miracolo al momento. Molti esperti rimangono scettici sulle prospettive reali di tale accordo. I due grandi colossi economici sembrano accogliere però l’appello del Presidente dell’Ipcc, M.R.K. Pachauri, il quale, la scorsa settimana, aveva sottolineato che sebbene la situazione climatica fosse in uno stato di degrado avanzatissimo, a causa delle attività inquinanti dell’uomo, i Governi mondiali avevano ancora i mezzi per frenare e limitare i cambiamenti senza danneggiare lo sviluppo economico e sociale. Allo stato attuale basterebbe conoscere il problema adeguatamente e mettere in atto misure concrete per limitare il collasso a cui sta andando incontro il nostro pianeta. Ma gli scienziati dell’Ipcc sottolineano che, se il ritardo dovesse essere eccessivo, in futuro tale possibilità potrebbe non presentarsi in forme così semplici ed economicamente sostenibili.
Il Presidente Obama impegna Washington, nell’immediato, a metter in atto tutte le azioni possibili per veder ridurre entro il 2025 le emissioni di gas serra del 26%- 28% rispetto ai livelli di emissione registrati nel 2005 nel territorio statunitense, sebbene, oltre il coraggio di tali affermazioni, la politica americana non potrà non tener conto sia delle stampelle su cui oggi, dopo le Elezioni di Midterm, si appoggia il Presidente Usa (all’interno del Congresso i repubblicani sono già in stato di agitazione per tale accordo), sia delle grandi imprese e lobbies americane che si vedranno costrette a modificare il loro sistema di produzione rinunciando alle fonti fossili.
Il governo di Pechino, al contrario, non si pone obiettivi di riduzione a breve termine, ma le dichiarazioni del Presidente delle Repubblica Popolare, Xi Jinping, confermano l’impegno a raggiungere, entro e non oltre il 2030, le emissioni massime che la forza industriale cinese può realizzare per poi ridurre i livelli di gas climalteranti dallo 0 al 20%. In Cina sono già in atto forti investimenti in energie rinnovabili, con l’incremento futuro di impianti solari e ad energia eolica, che hanno visto la capacità di energia idroelettrica installata raggiungere il primato di 249,5 Gw. Certo è, dunque, che anche la Repubblica Popolare, con il suo ecosistema e le sue metropoli soffocate dalla CO2 e dalle polveri sottili (che costringono gli abitanti a indossare mascherine nelle ore di punta e ad osservare il tramonto di Pechino su di un maxi schermo) inizia a sentire evidentemente la forte necessità di disintossicarsi dalla dipendenza da Carbone.
Un accordo, quello tra Cina e Usa, che, quindi, potrebbe rinnovare completamente quanto stabilito dal Protocollo di Kyoto (mai ratificato dagli Usa) ponendo l’obbligo di riduzione delle emissioni, come chiesto dai rapporti Ipcc, anche ai Paesi cosiddetti in via di Sviluppo (tra cui la Cina) che, fino ad oggi, agendo nel pieno diritto accordatogli dal Protocollo di poter produrre senza vincoli per ridurre il divario con i Paesi Industrializzati (storicamente più responsabili dell’effetto serra), non hanno smesso affatto d’inquinare.
Considerando che gli Usa e la Cina sono produttori del 45% circa delle emissioni totali di gas effetto serra, l’accordo, se confermato con impegni vincolanti, sarebbe un segnale di discontinuità e una buona base di partenza per i lavori che si potranno sviluppare sia nella Conferenza di Lima del prossimo dicembre, sia nella più importante Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici che si terrà a Parigi nel prossimo anno, che avrà come obietto non poco ambizioso quello di raggiungere un nuovo accordo planetario.
La strada è ancora lunga ed impervia. Il famoso limite dei 2°C, punto convenzionale oltre il quale il nostro Pianeta non è più in grado di sostenere il nostro sviluppo, è sempre più in avvicinamento e l’acidificazione dei mari, gli eventi meteorologici estremi, lo scioglimento dei ghiacciai, la desertificazione, sono sempre lì pronti a ricordarcelo.
Ma in un Mondo trasformato nei millenni dalle idee dell’uomo immaginare un futuro diverso e armonizzato con il nostro Pianeta è ancora solo utopia? O più semplicemente gli interessi particolari, come dimostra il Decreto Sblocca Italia con le sue trivellazioni e il suo disinteresse verso i vincoli ambientali, fanno sempre piegare l’ago della bilancia a favore di chi detiene un potere economico, e perciò di ricatto, più forte? Se così fosse facciamo sentire tutti insieme il nostro peso, impegniamoci costantemente per lo sviluppo di una cultura nuova, consapevole del futuro ed ecosostenibile.