Acqua pubblica, il Pd tradisce il referendum. La legge va approvata senza modifiche
In queste ore la commissione Ambiente di Montecitorio sta discutendo il disegno di legge sull’acqua pubblica frutto dell’elaborazione dei risultati referendari, della legge di iniziativa popolare e del confronto con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua. Un fatto importante che però rischia di essere vanificato dagli emendamenti presentati dal Partito Democratico. Approvare la legge cosi com’è.
La responsabilità che viene consegnata al parlamento attraverso un referendum come quello sulla gestione dell’acqua del 2011 è enorme.
Siamo convinti che il disegno di legge “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”, prodotto dall’intergruppo parlamentare SEL-PD_M5S, frutto dell’elaborazione dei risultati referendari, della legge di iniziativa popolare del 2007 e del confronto con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, dimostrasse ai cittadini che quella responsabilità ce l’eravamo assunta fino in fondo.
In questi giorni però stiamo lottando per non far affossare quel disegno di legge nel meccanismo schizofrenico che si è configurato via via, attraverso le norme dello Sblocca Italia e del decreto Madia, da un lato, e dalla serie di emendamenti proposti dal PD, dall’altro lato.
Il percorso dal giorno in cui il disegno di legge venne depositato, significativamente il 22 marzo 2014, Word Water Day, si è allungato a dismisura, così tanto da avallare l’ipotesi che mai sarebbe stato calendarizzato: tante firme a quel progetto, ma effettiva scarsa disponibilità ad assumersene la paternità politica, a metterci la faccia per difenderne la ratio e gli obiettivi.
Ed ora tocca battagliare e dimostrare che gli emendamenti PD tradiscono il principio dell’ Acqua Bene Comune: i cittadini non hanno chiesto che l’unico servizio idrico sia gestito da una S.P.A. a capitale pubblico, hanno detto invece che la loro acqua deve avere una gestione pubblica, il cui fine non può essere lo sfruttamento di una risorsa a fini di lucro. Il PD deve ritirare i suoi emendamenti.
Il copione è lo stesso di Terna, le prospettive immaginabili si svilupperanno sullo stesso copione.
Riusciamo oggi a interpretare correttamente le esitazioni del PD ai tempi del referendum, il ritardo con cui scese nelle piazze a raccogliere le firme, appena in tempo per almeno conservare il suo bagaglio di consenso politico. Per analoga necessità – evitare cioè che la pubblica opinione prenda atto del doppio gioco – l’informazione su quanto sta accadendo in Parlamento, in particolare in commissione Ambiente, è oscurata, il dibattito deviato su altri temi maggiormente fruttiferi e meno pericolosi di questo. il ritiro degli emendamenti che contrastano con i principi ispiratori della proposta di legge e con l’esito del referendum 2011 e con gli impegni condivisi da coloro che hanno deciso di aderire all’intergruppo parlamentare per l’acqua.
Le caselle di posta elettronica dei parlamentari sono stracolme delle e-mail dei cittadini che ci scrivono: chiedo il ritiro degli emendamenti che contrastano con i principi ispiratori della proposta di legge e con l’esito del referendum 2011 e con gli impegni condivisi da coloro che hanno deciso di aderire all’intergruppo parlamentare per l’acqua.
Non mi accontento di rassicurare sul mio immutato impegno: voglio poter dire, alla fine di questa giornata, che in commissione Ambiente abbiamo salvaguardato le intenzioni dell’originario progetto di legge e abbiamo rispettato le indicazioni referendarie e la volontà dei cittadini.
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Alessandro Smeraldi