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Martedì, 29 marzo 2016

Acqua pubblica, Pellegrino: Parlamento e Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia tradiscono il referendum, porte aperte al gestore privato

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«Le contraddizioni del Partito democratico, già emerse prima del voto referendario, si tornano a manifestare e sono evidenti nelle posizioni delle amministrazioni regionali del Friuli Venezia Giulia e della Puglia, entrambe a presidenza PD, che procedono verso direzioni opposte». Lo dichiara la parlamentare Serena Pellegrino ( SI – SEL) vicepresidente della commissione Ambiente a Montecitorio.
«Il presidente Michele Emiliano, sostenuto totalmente dai movimenti “acqua bene comune”, ha dichiarato che “L’acqua deve essere considerata un bene comune pubblico e il servizio idrico, privo di rilevanza economica, deve essere gestito da un ente di diritto pubblico con la più ampia partecipazione della cittadinanza nella gestione e nel controllo” e chiede ai deputati pugliesi di battersi perché la legge nazionale torni ad essere riscritta come nella versione originaria. È l’unica garanzia per salvare l’acquedotto pugliese dal capitale privato».
«Tutt’altra direzione il Friuli Venezia Giulia. Nessuna opposizione alla legge nazionale così come imposta e stravolta dai deputati PD e, in totale armonia con questa, domani l’assemblea regionale voterà una legge fotocopia di quella in discussione in queste ore alla Camera dei deputati, per la quale Sinistra Italiana – SEL ha presentato una pregiudiziale di incostituzionalità.
L’irriconoscibile testo uscito dalla commissione nega e ribalta le finalità del testo originario e apre le porte al gestore privato tradendo di fatto l’esito referendario del 2011. È per questo che abbiamo presentato tutti gli emendamenti necessari per il ripristino del testo così come voluto dai cittadini».

«Il FVG invece sta consegnando l’acqua al mercato ed alle regole del profitto privato, contro la volontà dei cittadini e nonostante la ribellione di sindaci, amministratori e movimenti per l’acqua che stanno osteggiando l’approvazione della proposta di legge 135. Quel che più sconcerta è la motivazione: se non si procede verso l’unico gestore – ovvero una delle tante multiutilities che danno ai loro soci dividendi sicuri e più proficui di qualsiasi altro rischioso investimento – e non si apre al capitale privato, la regione FVG non saprà come far fronte a sanzioni europee pari a 58 milioni di euro».
«È vergognosamente arrivato quel giorno in cui, per colpa della mala gestione – conclude Pellegrino – anziché bonificare la pubblica amministrazione vendiamo i gioielli più preziosi. Oggi è il turno dell’acqua, a quando la fontana di Trevi?».