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Lunedì, 23 maggio 2016

Al professore Mingarelli: ecco perché confermo il mio no al bilancio

foligno

Gentile professor Pierluigi Mingarelli,

la ringrazio per la lettera aperta che ha rivolto a tutti i Consiglieri Comunali sulla possibilità che la crisi apertasi nel governo cittadino si risolva con la necessità di tornare alle urne. La ringrazio, perché nonostante io non condivida la riflessione che lei ci propone, la lettera offre l’occasione di discutere nel merito in un contesto politico in cui questo obiettivo sembra molto distante dagli interessi dei protagonisti delle vicende degli ultimi giorni.
Lei scrive infatti di ‘non conoscere nel dettaglio le vicende che hanno portato alcuni consiglieri a
prendere posizioni così drastiche’ e questo mi sembra già molto significativo. Di certo ­- anche se
incomprensibilmente non ne fa cenno nella lettera ­- saprà che la crisi non risale ad una generica responsabilità del Consiglio comunale, ma ha padri e madri con nome e cognome: è tutta interna al Pd e alle forze che hanno sostenuto Mismetti, nella cui compagine si registrano numerose tensioni che si trasformano in assenze, astensioni e voti contrari sul bilancio.
Saprà anche che questa non è la prima volta, visto che è ormai consolidata da anni nel Pd di Foligno l’abitudine a trasformare l’approvazione del bilancio in una lunga ed estenuante trattativa i cui esiti sono sempre stati opachi per i cittadini o si sono rivelati essere ‘questioni di nomine e
incarichi’. Francamente ­- anche se mi auguro di essere smentita ­- non nutro molti dubbi sul fatto che anche questa volta sarà così, e che anche il suo generico richiamo alla responsabilità verrà
utilizzato per confondere le responsabilità o, peggio, giustificare pubblicamente accordi di cui tutti noi non conosceremo mai fino in fondo i contorni. Mentre scrivo, è giusto ricordarlo, è ancora aperta una crisi regionale dovuta alle dimissioni del folignate Barberini per dissidi con la Presidente Marini, ­guarda caso­, su questioni di nomine nel settore sanitario. Inoltre il Sindaco Mismetti è anche Presidente di una provincia che esiste ancora, anche se non esiste più la possibilità di scegliere democraticamente chi la governa. Tutto ciò chiaramente pesa su quanto si discute in questi giorni nelle stanze di Palazzo Comunale, anche se nessuno lo dice apertamente.
A me pare di trovarmi di fronte al segno di un degrado politico inaccettabile, che non fa bene alla città e ne rallenta lo sviluppo. Una crisi di maggioranza si protrae per settimane senza che i cittadini ne abbiano compreso la ragione: non le sembra un chiaro indizio di una maggioranza ormai allo sbando, dove gli interessi individuali hanno preso il sopravvento e a cui manca una visione della città in grado di orientare i comportamenti dei singoli?
Mi dirà che i miei giudizi non sono una novità, e in effetti è così, avendo scelto alle ultime elezioni proprio per questi motivi di costruire una proposta alternativa a quella di Mismetti. Ma mi lasci ribadire che sono giudizi maturati con l’esperienza diretta nella precedente maggioranza Mismetti, della quale il mio partito fece parte rispettando fino all’ultimo la volontà di chi ci aveva votato, ponendo sempre (ahimé inutilmente) problemi di merito senza mai imporli con il ricatto del voto contrario su atti fondamentali.

Ci sono numerosi motivi per dire che chi ha amministrato la città dal 2000 ad oggi ha fatto molte scelte illuminate, altrettanti però sono i motivi per dire che le scelte più difficili sono state continuamente e colpevolmente rimandate. E motivi assai fondati ci sono per dire che, a parte alcuni investimenti (non tutti) che verranno finanziati dai fondi europei di agenda urbana, per il resto non risulta fino ad oggi che questa Giunta abbia fatto nessuna scelta particolarmente illuminata, innovativa, o importante.

Potrei fare molti esempi, dalla annosa vicenda della VUS, a quella della Fils, dalla sempre incompiuta liberazione del centro storico dal traffico, alla scelta di aumentare l’indebitamento non per investimenti ma per banali manutenzioni, dalla debolezza dell’intervento sulla cultura, alla mancata elaborazione di una strategia di lotta contro la povertà, ma non è questa la sede opportuna. Basti dire che non può essere sufficiente il Giro d’Italia, seppur ottima occasione di visibilità, a qualificare il mandato di un Sindaco; né – mi sento di dire – una manifestazione importante come Festa di Scienza e Filosofia, con la straordinaria esperienza maturata negli anni, potrebbe essere messa in discussione da un cambiamento nel governo cittadino.
Questa è una Giunta che non ha prodotto e non produce cambiamento, non lo anticipa con scelte coraggiose e non lo asseconda con lungimiranza.

Piuttosto questa Giunta fin qui è stata banalmente ‘presente’, spettatrice, a volte ­- per fortuna non molte ­- persino d’impaccio. Ha raccolto molto dai 15 anni precedenti, ma purtroppo non si vede nuova semina. Siamo davvero sicuri che continuare su questa strada sia utile a salvaguardare la crescita della città? Io credo piuttosto il contrario: dopo due anni cominciano a vedersi per la prima volta quei segni di difficoltà e sfilacciamento nello straordinario tessuto civile cittadino che non si vedevano da più di un decennio. Forse nuove elezioni potrebbero portare la vitalità che c’è fuori dentro le stanze di Palazzo Comunale e segnare una ripartenza capace di liberare le istituzioni cittadine dall’avvitamento politicista in cui si sono ­- a mio avviso ­- irrimediabilmente rinchiuse. È una scommessa, lo capisco, ma può essere sicuramente più fertile di un’ordinaria amministrazione senza idee. Per queste ragioni, e in coerenza, anche stavolta, con le posizioni assunte due anni fa di fronte agli elettori, responsabilmente confermerò il mio voto contrario a questo bilancio 2016.

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