Alleanza Verdini-Pd prende forma stabile al Sud
Il sud non è una scatola vuota. È la storia di questo paese. Storia di grandi arretratezze, ma anche di grandi lotte per il cambiamento.
Il rifiuto del dominio delle mafie non è mai stato solo una questione di ordine pubblico, di polizia e carabinieri, di magistrati coraggiosi: era ed è la chiave attraverso cui affermare il riscatto sociale di milioni di uomini e donne sotto il giogo di un ordine costituito che i boss difendono e garantiscono. Difendono e garantiscono con la complicità di pezzi consistenti delle classi dirigenti, non solo quella politica. Permeano ancora il tessuto economico e civile del mezzogiorno e si estendono a ogni latitudine, trovando terreno fertile nella crisi economica e morale del paese intero.
Non si può sorvolare su queste vicende, come se fossero ormai finite negli archivi di qualche centro di studi storici. A maggior ragione se ti presenti agli elettori come messaggero di una profonda innovazione sul piano politico e culturale. Questo è Stato il “renzismo”, nel suo nocciolo originario.
Non serve scomodare Giolitti per svelare quanto di questa retorica è finita nella palude del trasformismo e dei compromessi con classi dirigenti da sempre sulla tolda di comando. Occorrerebbe tuttavia forse un supplemento di riflessione, indissolubilmente legato alla cronaca di queste settimane: l’alleanza con Verdini è nata in Toscana -per motivi evidenti di consolidamento di un quadro di relazioni e di interessi distanti dal baricentro storico della sinistra e non solo per ragioni di vicinanza geografica- ma va prendendo forma in maniera pubblica e stabile nel Mezzogiorno di Italia. Dopo il candidato sindaco di Cosenza, ora l’endorsement del senatore, ex braccio destro di Berlusconi, va a Valeria Valente, impegnata per riconquistare la città di Napoli. Anche qui nessuna particolare novità: sono venticinque anni che il centro mobile – calamita di transfughi e aggregatore di istanze corporative localistiche- incide sulla natura e la qualità anche di amministrazioni progressiste. E questo ha contribuito a produrre in maniera decisiva l’esplosione elettorale di forze di radicale rottura fondate non più sul clivage classico destra-sinistra, ma sistema-antisistema.
Tuttavia, il salto di qualità è evidente. Verdini arriva a Napoli, candida parenti di boss influenti di Rione Traiano, difende Cosentino in carcere da 1000 giorni e attacca la senatrice Antimafia Rosaria Capacchione. Attenzione, non si tratta di errori nella compilazione di una lista o di schermaglie polemiche. Si tratta di un programma politico chiaro e di un messaggio evidente: mi pongo come garante principale di interessi che fino a qualche anno fa erano stati rappresentati dal blocco “berlusconiano”. Perché come è sempre stato, ci sono pezzi del Mezzogiorno che costitutivamente non possono stare fuori dall’area di governo, altrimenti si troverebbero esclusi da un rapporto con il potere e la politica e dunque lontani dalla possibilità di accedere a prebende, condoni e quant’altro.
Ci è stato detto in questi anni, ossessivamente, come un mantra, che il problema del Mezzogiorno non è la quantità di risorse, ma la qualità delle sue classi dirigenti e delle sue istituzioni pubbliche. Il tema della quantità delle risorse è stato risolto con un taglio netto, quello delle classi dirigenti con la legittimazione nazionale e governativa del peggio che la politica locale esprime. Con figure di primo piano del governo, a cominciare dal Presidente del Consiglio che, nelle settimane e nei giorni scorsi, invadono il Mezzogiorno con iniziative pubbliche e private e fantasticano su patti, grandi progetti e miliardi da spendere. Non credo sia una coincidenza.
Come non ho mai creduto che, per esempio, il ponte sullo Stretto che esce dalla porta e rientra dalla finestra sia solo una boutade elettorale: lo è nel senso che parliamo di fumisterie; non lo è nel senso che su simili scempiaggini si va formando una classe dirigente grazie alla commistione tra retorica, gestione delle risorse e occupazione delle istituzioni pubbliche.
È un’iniziativa da non sottovalutare e non va relegata alle notizie di colore locale: in una stagione di crisi di credibilità della politica potrebbe avere il sopravvento e il partito della nazione potrebbe averne uno dei suoi caratteri fondativi.
fonte Huffington Post
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Francesco