Angelo Mai, il comune di Roma difende casa e cultura
Casa e cultura non sono questioni di ordine pubblico. Roma Capitale continuerà ad agire per riconsegnare le strutture sequestrate dalla magistratura agli assegnatari
Sandro Medici, riflettendo sulla questione dell’Angelo Mai, ha dato vita a un ragionamento condivisibile sulle forme di autogestione e sui limiti della politica e delle istituzioni. Non ho remore a dirlo, anche da vicesindaco della Capitale. Perché prima di ricoprire questo importante incarico, ho attraversato e conosciuto le lotte sociali e le contraddizioni di questa città. Lotte che talvolta hanno sostituito la politica e le istituzioni nella costruzione di forme innovative di welfare e cultura, sia a Roma che nel Paese, e che hanno avuto un ruolo fondamentale nella costruzione della nostra vita democratica.
È amaro constatare che, oggi come allora, le rivendicazioni sociali spesso vengono confuse, in maniera miope, con questioni di legalità e ordine pubblico. Perseguire la legalità vuol dire agire per il rispetto della legge, ma la legge non deve forse avere come fine la giustizia? E dov’è la giustizia quando una vedova ottantenne, in graduatoria con 10 punti per un alloggio sociale, viene buttata fuori di casa perché non ha più mezzi per sostenersi? E se quella donna disperata occupa uno spazio abbandonato, perché l’unica soluzione che vede lo stato è lo sgombero forzato? Per anni si è parlato di Piani Casa, eppure la gente è rimasta senza un tetto. Quei provvedimenti, è evidente, parlavano più alla speculazione che alle persone povere e senza diritti.
Lo stato troppo spesso è fermo, ma molti non possono permettersi la stessa inerzia. Si devono muovere e si muovono. Talvolta lo fanno in maniera scomposta o devono addirittura correre perché lo stato, fino ad allora immobile, si muove per rincorrerle, per punire la disperazione di chi rivendica diritti negati.
Nessuno ha offerto in tempo una soluzione a queste persone, alla vedova o ai bambini coi visi stanchi che hanno rischiato di passare una notte in strada. Vedere anziani e bambini finire per strada mi indigna.
L’amministrazione di Roma ogni giorno si trova ad affrontare tensioni sociali di questo tipo. L’ha detto ieri Papa Francesco: un sindaco deve farsi mediatore dei bisogni e dei problemi della sua gente, altrimenti non fa il proprio dovere. La politica, è evidente, ha mostrato debolezza e incapacità, a tutti i livelli. La crisi ha esasperato problemi e conflitti, sono proliferate esperienze di autodifesa sociale che non possono essere lette solo come questioni in cui barrare la casella legale/illegale. Chi amministra è chiamato ad assumere decisioni e talvolta a forzare la mano. È un dovere per chi intende la politica come un servizio alla collettività e crede nella giustizia sociale.
Se in un’occupazione si riscontrano reati individuali è compito delle autorità giudiziarie perseguirli. Allo stesso modo è compito della politica e delle istituzioni offrire soluzioni ai problemi.
Noi pensiamo che l’esperienza dell’Angelo Mai in città sia molto più significativa del mancato rilascio di un’autorizzazione. Pensiamo sia giusto restituire quello spazio alla città e al territorio che lo vive come uno dei luoghi più interessanti di Roma. Perciò, dopo la conferma del sequestro dell’Angelo Mai da parte del Gip, pur nel pieno rispetto delle indagini e delle prerogative della Magistratura, Roma Capitale presenterà un’istanza di accesso alla struttura, per chiedere una rimozione temporanea dei sigilli dall’immobile che appartiene al patrimonio del Comune, verificare eventuali irregolarità amministrative e, nel caso, avviare la regolarizzazione delle attività oggi contestate.
L’Angelo Mai è un presidio culturale regolarmente assegnato nel 2007 sulla base della delibera comunale 26, con tanto di positivo pronunciamento del Tar del Lazio a favore degli attuali assegnatari degli spazi. Dentro l’Angelo Mai sono cresciuti attori, musicisti, artisti di livello nazionale. I cittadini lì hanno avuto accesso, anche gratis, a proposte culturali di grandissima qualità.
Possiamo ignorare tutto ciò? Non possiamo e non vogliamo farlo. Perciò lavoreremo per ristabilire le condizioni necessarie alla riconsegna del bene agli assegnatari. Non per difendere le intemperanze e le illegalità, ma per schierarci dalla parte di chi vuole offrire qualcosa alla città e non vuole restare fermo.
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Alberto