Appuntamento a Roma per il 19, 20, 21 febbraio, per iniziare il cammino
Il 19, 20 e 21 febbraio ci vedremo a Roma e sarà finalmente l’inizio del percorso costituente. Nei giorni di Podemos e della sfida per il governo e il cambiamento lanciato dalle Sinistre spagnole, dobbiamo prendere sul serio l’imperativo di organizzarci anche qui, raccogliendo l’appello virale che abbiamo diffuso in rete. Il bisogno, non più rinviabile, è quello di costruire il partito della Sinistra italiana, la casa di tutte e di tutti, un progetto nel quale la sovranità appartenga per davvero e per la prima volta dopo molti anni a chi deciderà di partecipare e aderire.
Dobbiamo fare sul serio, dare vita a un partito. Parola antica ma per noi essenziale, decisiva, imprescindibile. Luciana Castellina, presentando poche sere fa a Tivoli il mio libro, ha provocatoriamente proposto che il nuovo soggetto si chiami Principe. Adoro il senso della provocazione, perché rimette al centro l’idea gramsciana del partito come moderno Principe, come strumento collettivo di lotte sociali e lotte istituzionali, come intellettuale, intelligenza diffusa e organizzata, come luogo unitario dello studio e dell’azione, della proposta e dell’iniziativa politica. Come spazio di deliberazione democratica in cui la sovranità appartiene agli aderenti. Non un semplice spazio dentro cui sopravvivano partiti e associazioni, movimenti e individui. Non una federazione, non un cartello elettorale, non un patto tra pezzi gelosi ciascuno della propria postazione.
Questo partito non può essere la semplice trasposizione del gruppo parlamentare. Deve essere molto di più, aprendo porte e finestre a nuovi sguardi, nuovi linguaggi, nuove generazioni. Allo stesso tempo, guai a noi se mettessimo in contrapposizione Sinistra Italiana con il progetto, guai a noi se considerassimo l’assemblea di febbraio in contrapposizione con la bella manifestazione del Quirino. In quel teatro c’era un pezzo del nostro popolo. Nell’unione tra il gruppo parlamentare di Sel e gli ex deputati del Pd c’è il segno di un cambiamento e di una discontinuità che non va denigrato, considerato “Palazzo” e contrapposto al protagonismo di un basso puro e incontaminato.
Noi non siamo il Movimento cinque stelle. Basso e alto sono categorie da maneggiare con cura. Non esiste l’alto autoreferenziale delle istituzioni (per forza di cose chiuse in se stesse), o della politica dei partiti (per forza di cose sconnessi dalla realtà), e il basso incorrotto della società e dei movimenti. Non esiste l’alto castale dell’1% e il basso populista del 99%. Esiste semmai la complessità del mondo, l’articolazione della società, le contraddizioni interne alla politica, tra i partiti, nella società e tra le classi. Esiste una frammentazione sociale distruttiva, una diseguaglianza che cresce, processi di sfruttamento e ipersfruttamento del lavoro da combattere, esiste una disoccupazione e una precarietà di massa che vanno arginate.
Per leggere la complessità non bastano slogan o suggestioni. Serve una cultura politica. Una cultura politica che si nutra di una propria lettura autonoma del mondo, della propria storia, di categorie da innovare per capire il presente e progettare il futuro. Una cultura politica che unisca le generazioni, non che le divida. Una cultura politica che combatta in radice il nuovismo senza profondità e senza prospettiva degli schiavi dell’eterno presente. E che per questa via sia davvero nuova, moderna, libera, in grado di essere strumento reale di cambiamento del nostro Paese, dell’Europa, del mondo. Tutto questo ci impegneremo a farlo vivere dentro il processo, per iniziare il cammino, nella direzione giusta.
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