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Martedì, 12 agosto 2014

Art.18, Fratoianni: diciamo no ai soliti conservatori che da 20 anni propinano ricette falimentari

articolo-18

L’articolo 18 ancora nel mirino. A sentire Alfano bisogna intervenire sull’articolo 18 (cioe’ eliminarlo) gia’ a fine agosto nel l’ennesimo decreto dal nome accattivante. Lo “sblocca Italia”. Per lui, che se ne intende, e’ l’ora di finirla con vecchie ricette che hanno fallito contro la disoccupazione. Esatto, basta con le vecchie ricette!!

E visto che da vent’anni la ricetta e’ sempre la stessa e cioè flessibilità’ , precarietà e riduzione dei diritti rilanciamo la necessità di un reddito minimo e di un piano straordinario per il lavoro ecologicamente sostenibile. Lo afferma il coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’ on. Nicola Fratoianni. Poi – prosegue il coordinatore di Sel – sentiamo il vicesegretario del Pd Guerini. E scopriamo che il problema non e’ questo ma solo la necessita’ di non anticipare i tempi. Insomma Pd e destra sono divisi solo sulle mensilità e sulla tempistica.

Noi ci opporremo – conclude Fratoianni – ai conservatori, cioè a chi da due decenni ripropone come un disco rotto ricette fallimentari sulla pelle di chi lavora.

 

Commenti

  • Pierpaolo Cellini

    Portare almeno il limite da 15 a 25 dipendenti, pur salvando l’art. 18 nella sua astrattezza, migliorerebbe l’efficienza media delle piccole imprese e, almeno in un terzo dei casi, nonostante la recessione, ci sarebbero immediatamente assunzioni fino a raggiungere il nuovo massimo. Assunzioni oltretutto quasi sempre a tempo indeterminato o meglio determinato dalla sola sopravvivenza delle aziende.
    Opporsi per motivi di principio a questo come a tutto il resto, che sul fatto non ci può essere nessuno, per quanto su posizioni di sinistra, così disonesto da negarlo, ha determinato e determina l’irrilevanza estrema della sinistra politica tra i lavoratori stessi, massime nelle regioni più produttive.
    Senza dire che la difesa astratta di altri fondamentali diritti, in un paese che si impoverisce e che in qualche modo si contribuisce così a far impoverire, finiranno per trasformare tutti i restanti diritti in vuote etichette,
    Vi prego compagni andate a vedere cosa vuole dire il diritto totale e gratuito alla salute in un ospedale cubano con quattro volte i lavoratori italiani, ma quasi nessuna medicina, attrezzatura e competenza.

  • Enrico

    Fino a poco tempo fa nel PD c’era (perchè sono rimasti in pochi) chi voleva persino estendere i diritti a tutti, cassa integrazione e sussidio di disoccupazione addirittura persino alle partite iva. Ora, con il cristallizzarsi delle larghe (e poi strette) intese, si procede in senso opposto, ancora subalterni all’ideologia neoliberista che sappiamo aver messo le basi dell’attuale crisi economica, aggravandola con tagli ciechi, tasse su chi produce e lavora. Bisogna con forza dire basta, si cambi verso finalmente …

  • RINALDO

    CON IL GOVERNO PRODI ,MR RUTELLI AVEVA DECISO DI ABOLIRLO .2 ANNI PRIMA ERA A FAVORE PER L’ALLARGAMENTO ANCHE PER I SOTTO I 15 .DOPO CI RIPENSA E BOICOTTANDO I REFERENDUM PROPOSTI DA ALLORA IL P.R.C. SIETE SICURI CON IL PD+RENZI ESISTA UN DIALOGO OGGI? E ALLEANZE TERRITORIALI ?

  • claudio

    inutili parole al vento. Bisogna davvero essere ciechi per credere all’onestà intellettuale di un Fratoianni qualsiasi. Sarò irriverente e me ne scuso con l’autore dell’articolo ma davvero occorre una discreta dose di ipocrisia per relegare la questione delle tutele dei lavoratori (a partire da quelle previste dall’art. 18 citato) ad una mera questione di “ricetta contro la disoccupazione” (che comunque in una misura, certamente secondaria, risente – specie nelle PMI (ovvero ‘80% dei posti di lavoro in Italia) – della rigidità insita nella norma che se – correttamente – da un lato tutela il lavoratore (soggetto certamente debole), dall’altro non assicura al datore di lavoro (soggetto non sempre forte come si è portati a credere) la necessaria flessibilità che richiede oggi la discontinuità temporale della produzione). Perchè inve non parlare anche della diseguaglianza che le tutele attualmente concepite (pensate per un “mondo” che non c’è più) creino inve DISPARITA’ tra lavoratori e lavoratori, consolidando una dualità in cui i lavoratori anziani (spesso anche meno pro-attivi lavorativamente) sono garatntiti mente i loro “colleghi” più giovani, più preparati, più istruiti e più attivi NO. Certo il Frantoianni di turno è pronto a mascherare questa enorme ingiustizia (che quando la sinistra era tale e non il pallido simulacro teatrale a cui questa classe dirigente di “diversamente produttivi” l’ha ridotta, cercava di contrastare anzichè tollerare e financo difendere giusto per mantenere qualche pregressa reddita elettorale garantita da qualche “diversamente intelligente” di lavoratore o pensionato che per difendere il suo “ozio improduttivo” stà condannando figli e nipoti alla povertà relativa) con la favoletta del “reddito di cittadinanza” per tutti facendo finta di ignorare (spero per lui che finga, altrimenti dovrebbe riflettere sulla scarsità della propria lucidità) che un paese indebitato come il nostro e che produttivamente si impoverisce ogni giorno che passa dove caspita mai potrebbe trovare risorse economiche tali da assicurare una tale tutela? Per non parlare poi dei dubbi sulla sua effettiva utilità in un paese – come quello itaòlico – dove l’espediente ed il lavoro in nero (primo, secondo o terzo che sia) sono così largamente diffusi e – aimè tollerati anche a sinistra. Certo la soluzione “sinistra” che il buon Frantoianni sarebbe pronto a mettere sul tavolo è una bell’aumento di spesa pubblica indipendente (ovvero non legata) alle entrate correnti, altro debito insomma, stampa di cartamoneta come se piovesse nell’illusione – illusione vera e propria – che la carta si animi ed acquisisca valore di scambio indipendentemente dal livello di ricchezza (prodotta e non millantata) del paese. Ed è inutile cercare di spiegare a questi “dirigenti” che cosa vuol dire in un paese povero, cosa significhi davvero aver bisogno di cure in un paese che non è in grado di acquistare macchinari, medicinali e di fare ricerca e sperimentazione. Ma che ne capiscono loro che alzano il pugno della rivoluzione ma la paghetta la passa papà o, nel caso, la passa zio Niki facendoti assessore regionale anche se non si ha una competenza che sia una e si sia nati, cresciuti e vissuti fino al giorno prima in un’altra regione.