Assemblea nazionale di Sel: il documento approvato
La crisi dell’Europa è davanti ai nostri occhi. Un’Europa muta dinanzi ai venti di guerra che spirano ad est, incapace di leggere gli stravolgimenti che attraversano la sponda sud del Meditterraneo, inerme di fronte all’avanzare del terrore dello Stato Islamico. Un’Europa delle terre di nessuno, da Calais a Ventimiglia, dove lasciare appese vite e speranze di persone in transito. Infine, un’Europa che produce nuovi confini nazionali, nuovi muri, nuove chiusure, e che fa dell’arrogante trazione tedesca il tratto del suo fallimento.
In questo contesto il protagonismo di Syriza e il coraggio del popolo greco hanno squarciato il velo dell’ipocrisia: un atto politico, democratico come il voto greco non solo sancisce che la sovranità popolare non è soggetta a nessun vincolo tecnocratico, ma apre un tenace scontro politico tra politica ed economia, tra democrazia ed oligarchia.
l referendum che si è tenuto in Grecia il 5 luglio rappresenta infatti il primo vero momento di rottura della cappa asfissiante dell’egemonia oligarchica e tecnocratica nell’Unione Europea delle larghe intese e dell’austerity.
Non sono i numeri delle trattative ad essere insopportabili per le élite ma la scelta di dare senso e significato vincolante alla consultazione popolare.
Tsipras e Syriza riaprono la partita: oggi è possibile agire apertamente il conflitto contro un sistema economico che impone la diseguaglianza e che è stato raccontato come ineluttabile; contro coloro che in questi anni hanno fatto la guerra ai poveri invece che combattere la povertà. Contro l’oligarchia dei pochi per la democrazia dei tanti.
Nella straordinaria notte di Atene rinasce l’Europa, prendono un colpo i nazionalismi più regressivi, e muore silente l’opzione della famiglia socialdemocratica incapace di ingaggiare una battaglia contro l’egemonia dei conservatori, la gabbia dei trattati, il tratto neoliberista. Occorre costruire una nuova piattaforma europeista fondata sull’aspirazione a costruire quegli Stati Uniti d’Europa la cui unità politica e democratica renda netta e percepibile la discontinuità con le politiche di austerità di questa Europa che da sogno è diventata incubo.
Occorre una conferenza europea sul debito, non solo per la Grecia che ne ha necessità, ma per tutto il sud Europa. Serve un nuovo modello di sviluppo, basato sulla giustizia climatica, sui diritti del lavoro e di libertà.
Perchè questo obbiettivo sia credibile è necessario rimettere radicalmente in discussionei trattati che hanno condannato l’Europa ad un puro spazio mercantile e contabile, incapace di uscire dalla crisi con politiche espansive e redistributive.
In questo contesto e nel vivo di questa battaglia su scala continentale si colloca la possibilità di ridare forza e dignità alla politica e alla sinistra anche nel nostro paese. Il tema non è allargare i soggetti esistenti, e non è nemmeno la fusione a freddo della galassia che è proliferata sulle divisioni e i risentimenti. Si tratta piuttosto di mettersi a favore del vento che spira da Sud: dalla Grecia, dalla Spagna, dalla straordinaria vicenda della sinistra turca e curda, laggiù dove l’Europa termina.
Si tratta di raccogliere i semi che quel vento può portare: semi di democrazia prima di tutto, ma anche semi di uguaglianza e di libertà da far crescere come originali e peculiari azioni politiche. Semi i cui frutti restituiscano al lavoro la dignità che le riforme imposte ai paesi del sud dalle istituzioni europee stanno distruggendo, cancellando diritti e tutele, desertificando il terreno del welfare tradizionale e sterilizzando le forme di nuovo welfare che sorgono spontaneamente come strategia di alternativa alla crisi, come auto-organizzazione, e anche nella forma di rivendicazione di futuro avanzata dai corpi sociali iper-precarizzati, figli del ventennio neoliberista.
Contemporaneamente bisognerà raccogliere i compiti e le possibilità che in Italia il movimento in difesa della scuola pubblica ci consegna, con il suo impegno per la centralità della conoscenza e contro il segno autoritario e gerarchico della riforma, mettendo il sapere al centro di un nuovo progetto di paese. Dobbiamo farlo avanzando proposte alternative, ma anche partecipando al tentativo di ribaltare il ricatto che il Governo Renzi ha agito su questo mondo attraverso la partecipazione democratica, avvalendosi in maniera condivisa con il movimento della scuola anche dello strumento referendario. Da ultimo, sappiamo che non possiamo metterci in solitudine a favore di vento, che tutto ciò sarebbe insufficiente e inefficace. Serve pluralità culturale, connessione con realtà associative e innovative che ogni giorno costruiscono pezzi di un’Italia migliore, capacità di fare insieme innovazione e massa critica. Per questo salutiamo positivamente l’uscita di autorevoli esponenti dal Partito Democratico, un gesto che ha alluso alla sfida più grande, quella di una nuova e più larga costituente popolare e democratica. Sel investe tutte le proprie energie, la propria cultura politica in questo nuovo inedito processo.
Per farlo sarà necessario avere il coraggio dell’innovazione e del cambiamento, a partire da un grande lavoro di ricerca culturale e programmatica, autonomo e alternativo. La connessione tra saperi e politica, tra competenze e soggettività, che abbiamo sollecitato nel grande appuntamento di Human Factor, è infatti il nesso che serve a rivitalizzare una cultura di sinistra che in Italia ha una grande storia ma deve trovare nuove chiavi di analisi e nuove proposte per conquistare anche un grande futuro.
Per questo proponiamo – a tutte le realtà della sinistra, a tutti gli attori che in queste ore stanno mettendo in campo esperienze e a tutti quelle che hanno a cuore il cambiamento e l’alternativa, alle tante e ai tanti che hanno voglia di rimettersi in cammino – di affrontare insieme una nuova sfida: quella dall’uscita collettiva dal ricatto della precarietà, della disoccupazione, della paura. La sfida quindi della solidarietà, della lotta senza quartiere a povertà e solitudine. E per farlo proponiamo a tutte e tutti di costruire insieme un grande appuntamento nazionale entro il mese di ottobre in cui condividere una carta dei valori comune, un programma minimo su cui poggiare i piedi per cominciare a camminare insieme.
Vogliamo evitare di ripetere gli errori passati: per questo non intendiamo dare vita ad un nuovo soggetto politico fondato su un meccanismo pattizio, di accordo tra gruppi dirigenti. Proponiamo invece un diverso approccio: si costruisca un sentire comune e un’intenzione condivisa, quella di lasciare che si dispieghi l’intelligenza della partecipazione, della creatività sociale, della solidarietà concreta e quindi di una democrazia integrale capace di dare valore ai singoli e di costruire virtuose relazioni sociali.
Per farlo dichiariamo subito di mettere a disposizione i nostri luoghi, e auspichiamo che tutti gli altri soggetti politici, movimenti o associazioni facciano lo stesso, nell’intenzione di costruire politiche, iniziative, immaginario comune. E’ il momento per tutti di aprire le porte e non solo contaminarsi gli uni con gli altri, ma di far entrare coloro che da troppo tempo vedono nella politica solo disillusione e rassegnazione. Questa è la sfida più grande. E per rendere concreta l’idea che la partecipazione non sia solo retorica, ma anche responsabilità, individualità che, in una dimensione collettiva, si esprime e decide anziché delegare, proponiamo di usare tutti gli strumenti a nostra disposizione, a partire dalla costruzione di una piattaforma digitale, che sia utile a fluidificare ogni processo decisionale, in modo tale da rendere i nostri luoghi contendibili, aperti e accoglienti. Vogliamo impedire che, come troppe volte accaduto in passato, discussioni astratte, tattiche e personalismi possano prendere in ostaggio il grande progetto di riscatto che dobbiamo costruire per questa Italia sempre più povera e più offesa.
Un processo che non potrà che concludersi con la scelta democratica e collettiva di un simbolo e di un nome con cui presentarsi alle prossime elezioni amministrative, evitando una volta per tutte l’incomprensibile giungla di simboli, nomi e progetti, o peggio ancora, la riproposizione di improvvisati cartelli elettorali. Non lasceremo che l’Estate passi invano, perché l’Autunno possa essere la stagione vivace in cui il cambiamento cominci a camminare sulle sue gambe: quelle degli uomini e delle donne offese dall’ottusità di questo mondo, dalla vergogna della disuguaglianza dilagante, delusi dalle aspettative continuamente tradite da una politica che non sa cogliere la sfida del cambiamento con l’altezza, la spinta etica e morale, l’entusiasmo che serve.
L’Assemblea ha votato a larga maggioranza l’allargamento del coordinamento nazionale a tre nuovi membri: Peppe De Cristofaro, Simone Oggionni e Maria Pia Pizzolante. E la costituzione di un gruppo di lavoro su forme democratiche e piattaforma digitale che sarà coordinata da Roberto Iovino.
Seconda parte della registrazione dell’Assemblea nazionale di Sel
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