Avete sbagliato anguilla
C’è un filone del giornalismo italiano che bisognerebbe riportare sui banchi di scuola. Perché solo qualche anno fa sarebbe finito, quel filone, dietro la lavagna e poi in fondo alla classe con la scritta “asino” sulla fronte. Siamo montessoriani fino al midollo, ma ogni tanto ci saltano i nervi. Come adesso, leggendo talune cronache dell’assemblea di Sinistra Ecologia Libertà. Data in streaming, a dimostrazione che con tutti i nostri limiti siamo pur sempre quella sinistra che impara dagli altri e non ha paura della discussione libera e trasparente, proprio quando gli altri prima la esaltano e poi se devono incontrare Farage per decidere le sorti europee del movimento lo fanno al chiuso di un ristorante di Bruxelles, senza neppure l’esibizione dello scontrino.
C’è una parola che scarseggia nel vocabolario della politica nostrana, e si chiama coerenza. Scarseggia anche in quel filone di giornalismo che meriterebbe di tornare, per poter prendere la penna in mano con cognizione di causa, a far qualche periodico corso di aggiornamento di etica professionale. Nelle scorse settimane questo filone, non parendogli sufficiente intingere l’inchiostro nell’amara presa di coscienza che Sinistra Ecologia Libertà ha dovuto fare della componente amletica della personalità di Barbara Spinelli, si è accanita sulla “resa dei conti” interna del partito di Vendola, sulle divisioni che sarebbero diventate spaccature, scissioni, fino al punto di una disintegrazione definitiva. Una discussione non solo aperta, condotta alla luce del sole, ma anche profonda, sul futuro della politica italiana in un quadro tutto in movimento, è diventata lo stereotipo tra chi vuole finire nel PD e chi vuole fare come in Grecia, niente di più banale. E poiché le cose non stanno affatto così, come ha dimostrato la discussione (c’è lo streaming), il giorno dopo ecco che questo filone giornalistico s’aggrappa alla metafora animalista, evocata in un passaggio delle conclusioni di Vendola, per mettersi la coscienza in pace con una facile e gratuita ironia da bar sport.
I riferimenti culturali di questo filone giornalistico non riconducono il discorso sull’anguilla – animale a cui dovrebbe ispirarsi in questa fase politica Sinistra Ecologia Libertà secondo Vendola – né ai trascorsi della balena bianca democristiana e neppure a quelli, togliattiani, del macchiavellico stare del Partito Comunista contemporaneamente in sul lione e in su la volpe. Riconducono invece e oltre non vanno, così almeno traspare da alcuni articoli, al modo di cucinare lo sgusciante pesciolino dalle parti di Comacchio, e cioè con il riso o anche arrosto, in umido e ai ferri, metodo quest’ultimo che più degli altri consente la colatura del grasso in eccesso. Il che dimostra come, questo ristretto filone, abbia troppo sbadatamente seguito la discussione dell’assemblea di Sel per riferire con oggettività delle conclusioni del suo Presidente.
Fosse più attento, culturalmente più attento perché se si tratta del gossip è sempre attentissimo, si sarebbe facilmente accorto che una certa titubanza vendoliana c’è. E riguarda non la linea politica, ma proprio la metafora animalista. Fin qui il Presidente di Sel era rimasto ancorato alla metafora biblica del serpente e della colomba. Occorre essere, in politica, astuti come il serpente e candidi come la colomba, questo il senso del suo discorso. Ma ora, nel cuore di una crisi che non passa, di una politica che non cambia, di un mondo che peggiora, dobbiamo essere – egli ci dice, giustamente – come un’anguilla. Ed ecco che quel filone giornalistico di cui stiamo parlando, si mette a ridere autocompiaciuto del proprio pensiero che non lo conduce più in là di ciò che, viscido e sgusciante, si acquista dal pescivendolo sotto capodanno. Quando invece dovrebbe scavare un po’ più a fondo sulle proprie di metafore, così finirebbe almeno per darsi ragione.
Non ha infatti sostenuto quel filone, sia pure con un retropensiero riduttivo se non derisorio, che Vendola è il più “poetico” dei politici italiani in circolazione, nel senso ovviamente di più astratto e lontano dalla realtà? E allora perché cambiare registro? Si, il linguaggio vendoliano è intriso di poesia, e la poesia fa bene alla politica, per il fatto che è una delle forme umane più alte di conoscenza. La politica che brama il potere sul mondo e sulle cose non ha mai bisogno della poesia, mentre la politica che ha l’ansia di conoscere il mondo e le cose incontra sempre la poesia. Allora propongo al mio filone giornalistico la seguente ipotesi: Vendola ha parlato dell’anguilla perché aveva in mente l’omonima poesia di Eugenio Montale, nient’altro che questo. Sono certo, certissimo, che la conosce, a differenza di Renzi e di Grillo. L’anguilla, che risale in profondo, sotto la piena avversa, / di ramo in ramo… sempre più addentro, sempre più nel cuore / del macigno, filtrando tra gorielli di melma finchè un giorno / una luce scoccata dai castagni / ne accende il guizzo. E ancora: l’anguilla l’anima verde che cerca / vita là dove solo / morde l’arsura e la desolazione, / la scintilla che dice / tutto comincia quando tutto pare / incarbonirsi… Un certo filone giornalistico italiano dovrebbe mettersi l’anima in pace e capire che noi, noi di sinistra, pur con i nostri limiti ed errori, siamo così. Come l’anguilla che risale i mari freddi e melmosi, la scintilla che ci dice come tutto comincia proprio quando tutto sembra, come oggi, soltanto arsura e desolazione.
Commenti
-
Michele Rizzitiello
-
http://www.globeglotter.it Il Peperoncino Rosso
-
M.Giovanna Bencistà
-
Antonio
-
francesco
-
Daniele
-
grandavide
-
francesco
-
grandavide