Boeri: «Poveri aumentati di un terzo, da 11 a 15 milioni. Mai nella storia del Paese si è avuto un dato così grave»
In 6 anni di crisi economica le famiglie sotto la soglia di povertà sono aumentate dal 18% al 25%, un mini-esercito passato da 11 a 15 milioni di persone, un terzo in più rispetto al 2009. E’ il presidente Inps, Tito Boeri, a fornire, nel corso di una audizione a Montecitorio, la radiografia del disagio sociale in Italia. «Mai nella storia del Paese si è avuto un dato così grave», spiega sottolineando come il tema sia più centrale di quello relativo alla diseguaglianza dei redditi.
In termini di salario, infatti, questo si è tradotto, prosegue Boeri, in un ‘taglio’ del reddito disponibile per queste classi disagiate pari a oltre il 27%, quasi il 30% in meno a fronte della riduzione di appena il 5% della capacità di reddito della popolazione più ricca così come la classe media ha lasciato sul terreno della crisi una riduzione del 5% del proprio reddito dispionbile.
«La crisi dunque si è abbattuta sulla classe più povera», aggiunge chiedendosi se tutto questo poteva essere considerato inevitabile. «No, non lo era perchè in altri paesi con crisi comparabili alle nostre la grande recessione 2008-2009 non ha registrato una impennata simile in termini di povertà. Da noi invece il crollo del Pil ha visto aumenti significativi; povertà che poi faticherà a ridursi anche in condizioni migliorate», aggiunge. Il problema, per Boeri, è che non abbiamo prestazioni sociali, erogazioni o trasferimenti con cui contrastare efficacemente la povertà. Se guardiamo alle prestazione nel loro complesso, infatti, si vede che solo il 3% delle prestazioni va al 10% della popolazione più povera. Percentuali che restano inalterate anche al netto delle pensioni al minimo.