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Mercoledì, 29 gennaio 2014

Boia, ovvero l’inarrestabile banalizzazione del linguaggio

boia

Che un deputato della Repubblica possa esprimersi nel modo in cui si è espresso il penta stellato Sorial. rivolgendo l’appellativo di boia al capo dello Stato, è l’ennesima manifestazione del livello di degrado a cui è arrivata la politica. Ma questo aspetto, certamente cruciale, non è tutto perché, insieme, l’episodio mette in luce il livello di generale obnubilamento delle radici culturali, del senso delle cose, degli apparati concettuali e rappresentazioni simboliche che stanno dietro l’ordine del linguaggio e l’uso delle parole. I commenti del mondo politico, del grande circo mediatico, che si è affannato ghiottamente intorno all’episodio, di personaggi pubblici di vario rango chiamati in causa a esprimere un parere, hanno oscillato infatti, secondo il solito gioco delle parti – questa volta più trasversalmente di quanto sarebbe successo al tempo di Berlusconi – tra il rituale sdegno istituzionale – non si parla male del Capo dello Stato! – e la banalizzazione, quella conforme al trend dominante, di considerare l’espressione o una stupidaggine e un eccesso. Ragazzate, insomma, o sbruffonate da stadio. Invece non si possono fare sconti al penta stellato in questione e neanche al suo collega Tofalo che oggi in aula ha sdoganato l’inquietante espressione del “boia chi molla”. Non si possono fare sconti perché quella parola usata in quel modo non è stata né la manifestazione di una aspra o asperrima critica all’operato del Presidente Napolitano né un banale ancorché pesante insulto alla sua persona né, tantomeno, l’espressione della volontà di prendere le distanze da un personaggio pubblico di primo piano, la prima carica dello Stato, in quanto considerato un avversario se non addirittura un nemico . Le parole hanno radici antiche, giocano nell’intreccio tra rimandi etimologici e slittamenti metaforici, tra significante per lo più fisso e significato spesso sfuggente, e con al seguito complesse sedimentazioni storiche e simboliche che da tutto ciò derivano. Su quella parola, così inquietante a sentirla pronunciare, come ha fatto Sorial, nella sala stampa della Camera dei deputati, si è addensato il portato di uno dei lati più oscuri della storia umana: quello della punizione dell’altro, delle sevizie inflitte e della tortura normalizzata dal potere sovrano, e del processo di subumanizzazione che ha sempre accompagnato il potere di chi, legittimamente o non legittimamente, possiede il potere di infliggere la morte all’altro. Il greco antico denominava con la parola boìetai le strisce in cuoio di cui erano fatti i lacci e le fruste usate dai carnefici per seviziare i condannati. Lo strumento ha poi designato, per metonimia, colui che ne faceva uso. Il boia, appunto. E su quella figura, assegnata dal re o da chi per lui, a quel compito, si è depositato nel tempo il marchio dell’infamia, il segno del disprezzo e del disgusto popolare. Nell’occidente cristiano, il corpo del boia, mentre era in vita, e spesso anche quello dei suoi aiutanti e dei suoi familiari, era percepito come alieno e spregevole, circondato da un’aura di infamia. Estraneo rispetto alla comunità. Col tempo il boia venne chiamato esecutore di giustizia ma l’aura di infamia continuò sempre a sovrastarlo, anche dopo la morte Non a caso l’esecutore di giustizia, ancora nel corso dell’Ottocento, era sepolto separatamente dagli altri defunti in una zona marginale del cimitero. Boia sono stati soprannominati i gerarchi nazisti, cioè i carnefici della moderna tragedia europea segnati da quel male estremo e assoluto di cui parla con fulminante lucidità Hannah Arendt, nella sua banalità del male. Il linguaggio è potente veicolo dei processi che rendono gli umani assuefatti e assuefabili al peggio. Sorial è frutto di questo nostro tempo che ha perso il senso di troppe cose, dove le parole non significano più niente e le peggiori, quando vengono pronunciate, offrono quasi sempre solo l’occasione per posizionamenti conformi e di maniera. Smemoratezza e banalità della classe politica. Siamo a questo punto e non per la prima volta. Intanto la Procura ha aperto un fascicolo per verificare se esistano i presupposti del reato di vilipendio. E il M5S, invece di parlare dei motivi della sua ostinata legittima giustificata e, per chi scrive, condivisibile opposizione al decreto IMU/Banca Italia, continua imperterrito nell’esercizio di brutalizzare la politica.

Commenti

  • Gerardina Di Cunzolo

    nessun commento invece sul comportamento della vostra Boldrini? ottima rappresentante di SEL!!!

  • http://www.geryhoops.altervista.org/ Gery Hoops

    Come
    lo chiameresti tu uno che ha tradito la fiducia dei suoi nipoti
    aggrappandosi alla poltrona senza alzare un dito in loro favore? In che
    crassificazione di uomini lo metteresti? Oppure dimmi, le cose che si
    sanno su di lui sono tutte fantasie?

  • io

    bla bla bla bla….quando farete qualcosa di concreto oltre a sentirvi (e preciso sentirvi e non essere) superiori e farete vero ostruzionismo politico?

  • Cosimo De Nitto

    Le posizioni politiche sono sempre discutibili, se qualcuno non pensa che possiede il Sacro Graal e lo tiene ben custodito per proprietà e/o per eredità. Ma la questione posta dalla Deiana non è questa, a me pare, ed eluderla potrebbe alimentare quello che ormai la letteratura indica con la parola orribile “benaltrismo”.
    Ma ormai il fuori-tema domina e imperversa, ognuno dice quello che vuole dire a prescindere, l’importante è “marcare il territorio”. La polemica politica è una lotta feroce in cui tutte le armi sono ammesse, senza “convenzioni internazionali” che tengano, vale una sola regola, la non-regola. Ormai la politica è oltre ed altro rispetto alla cultura, rispetto persino alle regole del decoro, dell’educazione, del lecito.
    Sto al tema: cosa c’entra il giudizio istituzionale, che viene fatto diventare automaticamente politico come se le istituzioni fossero di proprietà, sulla presidente della Camera? Che c’entra ancora trascinare automaticamente per “necessaria deduzione” il giudizio dalla Boldrini su SEL che, nonostante al pari dei 5S abbia votato contro ed ha svolto una forte battaglia di opposizione, si ritrova accusata di complicità con Renzi e quindi, anche qui con quale necessaria deduzione non si sa? Che c’entra con il “boia”, il “boia chi molla” e simili carinerie, considerando secondaria una riflessione su questo, persino trascurabile, se non addirittura segno di complicità e di “distrazione” che copre chissà quali delitti orrendi? Cosa c’entra, mi chiedo?
    Si può criticare Napolitano? Certamente. Gli si può dare del “boia”? No, anche se si è deputati, a maggior ragione anzi. Posso criticare Grillo? Certamente, almeno finché sono fuori dal suo movimento. Posso dire a Grillo sei un assassino pluriomicida? No. E’ solo un problema di garbo, di buona educazione, di galateo, di pruderie linguistica da cruscante barbogio e fuori moda? Assolutamente no, secondo me è un problema di contenuto etico-politico-culturale, è un problema di civiltà che ci dice quale società vogliamo costruire, basata su quali rapporti, su quali regole di convivenza e di rispetto reciproco.
    La “banalizzazione del linguaggio” sia da parte di chi lo usa, si da parte di chi considera irrilevante questo uso, richiama anche a me la “banalizzazione del male” di Hannah Arendt.
    E questo con SEL, Renzi, i 5S, la Boldrini, la polemica politica quotidiana non c’entra niente, è molto al di sopra e anche molto al di là di tutto ciò, ovviamente per me.

  • Peppe Parrone

    Dopo aver seguito il Congresso e condiviso la decisione di appoggiare Tsipras alle elezioni europee, pensavo fosse giunto il momento di chiedere la tessera a SEL, dopo aver saltato volutamente il tesseramento 2013. Ma dopo aver visto quello che è successo ieri alla Camera, aver lasciato i soli pentastellati all’ostruzionismo contro la ricapitalizzazione di Bankitalia, e la decisione della Boldrini ad applicare per la prima volta alla Camera il metodo “ghigliottina”, anche se a malincuore, penso sia coerente da parte mia continuare a rimanere fuori da SEL, in attesa ….forse…..chissà. Peppe Parrone

  • Mauro Cavicchini

    Sorial è la perfetta espressione di una politica che non sa usare le parole perché dietro di sé ha il nulla, politicamente e culturalmente. E questo è puro berlusconismo, in una delle sue tante versioni di destra, di centro o di sinistra. Trovo peraltro patetici e penosi i commenti di chi non sa distinguere questa roba ignobile dalla critica politica, anche radicale, a Napolitano e non sa neppure distinguere le istituzioni, che sono un bene prezioso per la democrazia, dalle persone che le ricoprono protempore.