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Sabato, 14 febbraio 2015

Buon segno, in una bella giornata

roma

La bandiera viola di Syriza accanto a quella dell’Altra Europa, allacciate insieme per il vento come in un metaforico abbraccio. La Grecia non è sola, la sinistra italiana scende in piazza contro l’austerità della troika (Unione europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale), per sostenere il governo di Alexis Tsipras. Si potrebbe scrivere tanto sulla manifestazione organizzata nel giorno di San Valentino. Annotazioni quasi tutte positive. Sicuramente non è stata una mobilitazione provinciale, settoriale, corporativa. Perché i ventimila che hanno sfilato lungo il centro di Roma, da piazza Indipendenza fino al Colosseo, non si accontentano del socialismo in un solo paese.

Il mondo migliore possibile si progetta allargando lo sguardo e abbracciando l’intero vecchio continente. Atene chiama Roma risponde, o meglio la sinistra italiana ha risposto. Con i leader di partiti, sindacati, movimenti e associazioni fianco a fianco. Non capita spesso, a dirla tutta capita di rado, di vedere i volti della variegata e troppe volte conflittuale sinistra italiana assieme, in una ideale foto di famiglia. Stretto in un elegante piumino blu Nichi Vendola sorride e stringe la mano a Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, che interverrà dal piccolo palco allestito sotto il Colosseo assieme a Nicola Fratoianni, che di Sel è il coordinatore nazionale. Il microfono passa di mano in mano, da Luciana Castellina, presidentessa onoraria dell’Arci che della sinistra italiana è al tempo stesso storia e presente, al sociologo Marco Revelli cui si deve l’intuizione di una forza sociale ancor prima che politica, che guardi all’Europa come al campo di gioco nel quale agire politicamente, una suggestione che finisce per coinvolgere anche le anime critiche del Partito democratico. Stefano Fassina dà voce alle inquietudini del grande contenitore elettorale, che sotto la guida di Matteo Renzi ha conquistato messe di voti ma sta facendo anche il pieno di critiche per tutta una serie di provvedimenti, istituzionali e sociali, ben lontani dal comune sentire della sinistra. La foto di famiglia questa volta è in campo largo. Buon segno, in una bella giornata. Tutti insieme, anche appassionatamente. Lo capisci dai sorrisi, dalla serenità del corteo, dalle differenze di sensibilità ridotte per una volta al minimo.
Con i movimenti sociali più radicali che passano ma non contestano l’iniziativa, il loro cammino prosegue verso la sede dell’Unione Europea in viale 4 novembre, irrisa con uova e qualche petardo. E allora non resta che ringraziare i Massimo Torelli, Roberto Musacchio, Roberto Morea di Trasform!, Raffaella Bolini dell’Arci e tutti i comitati locali dell’Altra Europa che insieme a partiti come Sel e Rifondazione hanno dato vita a una plastica dimostrazione che sì, si può fare. Intervengono dal palco gli europarlamentari Eleonora Forenza e Curzio Maltese, Moni Ovadia, insieme ai greci Argiris Panagopoulos e Haris Golemis, direttore dell’Istituto Gramsci ellenico. Poi musiche e ritmi un po’ vecchiotti ma di sicuro affidamento. Cartoline di un’altra Italia nell’epoca del Pd renziano che si vota da solo le riforme istituzionali, in un Parlamento semivuoto. Tutto il contrario della manifestazione di oggi, un corteo nel quale incontri di volta in volta Susanna Camusso, Giorgio Cremaschi, Gainpaolo Patta, Maurizio Landini, Franco Martini, anime di una confederazione generale del lavoro che resta l’organizzazione di massa di gran lunga più importante – non solo numericamente – del paese. Sul palchetto improvvisato parlano migranti, lavoratori precari, operai delle fabbriche, uomini e donne di un’Italia che chiede di voltare pagina con le politiche di austerità, talmente folli da essere state apertamente criticate sia dal ministro del tesoro americano che dal presidente Obama in persona. L’avreste mai pensato? Due ragazzi si abbracciano sulle note di London Calling dei Clash, è stato davvero un bel San Valentino.

 

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