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Mercoledì, 6 maggio 2015

Cannabis Bene Comune. Sabato la “Million Marijuana March” a Roma

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Anche quest’anno Sinistra Ecologia Libertà sostiene ed inviata a partecipare alla Million Marijuana March 2015.

Sarà la 15esima edizione e si presenta in modalità rinnovata rispetto al passato, non più una marcia per le strade di Roma ma un’intera giornata presso la Città dell’Altra Economia (ex mattatoio – Largo Dino Frisullo), dove vi saranno stand informativi di associazioni, incontri e workshop a tema e presentazione di libri, dibattiti e sound system dalle 13.00 in poi.

Ci sarà quindi l’occasione per dare più risonanza ai contenuti della manifestazione, e sottolineare il concetto di CANNABIS BENE COMUNE x arginare i rischi di monopoli, e liberare questa pianta dagli stereotipi innescati da troppi anni di proibizionismo.

 

Di seguito l’appello degli organizzatori.

Cannabis Bene Comune

La lunga MARCIA parte da lontano, il traguardo non è ancora in vista, ma più ci si avvicina e maggiori sono i rischi di finire sugli scogli, attirati su false rotte da sciacalli, finti profeti ed ingannevoli sirene.

Siamo da 15 anni nella rete mondiale della Million Marijuana March, una rete che ogni anno in maggio mobilita centinaia di città su una piattaforma condivisa di tre punti: fine delle persecuzioni, diritto all’uso terapeutico e diritto a coltivare liberamente una pianta che è un pezzo del patrimonio botanico del pianeta.

Nella scorsa edizione abbiamo coniato il termine “UMANOPOLIO”, il monopolio all’umanità come negazione del concetto di monopolio. Nessun monopolio quindi, ma Cannabis Bene Comune, da difendere dagli intenti monopolistici non solo delle mafie ma anche delle multinazionali soprattutto del tabacco e del farmaco, in aiuto delle quali sono giunte alcune associazioni antiproibizioniste dichiaratamente favorevoli ai monopoli.

In questa 15esima edizione intendiamo continuare sul percorso da sempre seguito, distante anni luce dalle logiche del profitto e della mercificazione dettata dal neoliberismo e inseguita dagli squali dei grossi capitali, che si avventano su quella che Giancarlo Arnao definiva “la mite piantina”.

Siamo allarmati dalla disinformazione sugli imponenti investimenti finanziari in atto sulla Cannabis in altri paesi del mondo, interpretati dai media nostrani come la fine del proibizionismo. Questa nuova corsa all’oro mascherata da legalizzazione mira ad imporre le stesse regole di mercato che hanno portato ovunque sfruttamento e omologazione, abbassamento della qualità e perdita di diritti.

Questo meccanismo appare evidente per esempio in Canada, dove le quasi 40 mila licenze inizialmente rilasciate ai cittadini in concessione governativa sono state ritirate per essere affidate in esclusiva ad alcune grandi società.

Non vogliamo subire dopo decenni di danno anche la beffa, assistere al passaggio della produzione e distribuzione della canapa dal monopolio delle mafie a quello delle multinazionali, mentre i privati che coltivano le proprie piante continuano a finire in galera.

I nostri modelli di riferimento sono l’autogestione e l’autoproduzione, sosteniamo i piccoli produttori, le reti locali e i Gruppi d’Acquisto, siamo contro la grande distribuzione che fa profitti sulla pelle di chi produce.

Difendiamo le biodiversità non solo per il prezioso valore delle specifiche diversità delle varietà locali, ma anche per garantire la possibilità di continuare a vivere a chi quelle biodiversità produce a kilometro zero, senza farsi risucchiare e asservire dalle grosse produzioni agricole industriali.

Condividiamo la non brevettabilità del mondo vegetale e, come ci indigniamo per come le multinazionali hanno strangolato i contadini indiani con le sementi ibride costringendoli a ricomprare ogni volta i semi a prezzi imposti, non approviamo quelle stesse politiche messe in atto dalle aziende che nei grow shops vendono solo sementi ibride F1 di Cannabis da “collezione” non riproducibili.

L’edizione di Roma 2015 cambia modalità, abbandonando, almeno per ora, la manifestazione in stile “street” per passare ad una modalità stanziale, in una grande villa comunale.

Insieme alle associazioni che si occupano di contrastare gli effetti del proibizionismo, e ai vari produttori di canapa che la trasformano in cibo, tessuti, carta, bioedilizia, cosmetici e altro, vorremmo la partecipazione di tutte quelle realtà che nei territori difendono l’ambiente e la qualità della vita contro inceneritori, discariche, trivelle, antenne, radar, pesticidi, impianti nocivi, servitù militari e “grandi opere” devastatrici.

Vorremmo costruire una piazza dedicata alle resistenze territoriali del terzo millennio, la “CITTADELLA DEI BENI COMUNI ANTROPOBIOS, RESISTENZE DEL TERZO MILLENNIO”, insieme alle realtà diffuse nei territori, consapevoli che la canapa è uno dei beni comuni da difendere.

Saranno presenti alcuni sound, cibo e banchetti informativi ed un’area dedicata a dibattiti, interventi, presentazioni di libri, laboratori e workshops.

Lo scorso anno abbiamo contribuito con la rete “Fine del Mondo Proibizionista”, assieme a reti di operatori, associazioni e comunità di accoglienza non punizioniste, che si occupano a vario titolo ed ognuna con la propria specificità di ridurre i danni del proibizionismo, alla stesura condivisa della “Carta dei Diritti delle Persone che Usano Sostanze”.

Quel documento, con i suoi 21 articoli, è una sorta di carta costituzionale entro la quale, secondo i firmatari, dovrebbe muoversi chi legifererà in materia e costituisce la base delle rivendicazioni alla futura conferenza governativa, quando e se mai ci sarà.

Ricordiamo che le conferenze governative di verifica delle politiche sulle droghe sono previste dalla stessa legge 309/90 con scadenza triennale, e l’ultima si è tenuta sei anni fa a Trieste, una vera farsa gestita da Serpelloni, quindi sono ormai tre anni che i vari governi succedutisi risultano inadempienti a proposito.

Fra le molte urgenze irrisolte, a più di un anno dalla dichiarazione di incostituzionalità della Fini-Giovanardi segnaliamo la presenza in carcere di migliaia di persone condannate in base ad una legge non più in vigore, ma ancora recluse a causa del mancato ricalcolo della pena.

Per non parlare della mancata implementazione delle politiche di prevenzione e riduzione del danno, pur previste dalla legge, ma messe continuamente in discussione dal persistente approccio moralistico e repressivo, falcidiate dai tagli ai servizi sanitari e sociali.

Di tutto questo e altro ancora discuteremo a Roma il prossimo 9 maggio 2015, in un parco o in una villa comunale di cui a breve verrà resa nota l’ubicazione, assieme al programma della giornata sul sito ufficiale della M.M.M.(Italia).

 

Nota sul “commercio indotto” collaterale alla MMM.

Dopo avere negli ultimi anni costantemente avvisato i partecipanti alla Marcia, con continue brevi comunicazioni dai microfoni sui carri e distribuendo stampati, di non finanziare in alcun modo le mafie, abbiamo purtroppo dovuto registrare la difficoltà di impedire l’imperversare dei dipendenti della camorra, che scorrazzano tra i camion con i loro carrelli, bagnarole e ombrellini, vendendo bibite e altro.

Così come i loro colleghi africani, che si aggirano esponendo grandi buste di erba in vendita, sempre di origine rigorosamente narcomafiosa, impossibili da arginare in una manifestazione di decine di migliaia di persone danzanti tra i camion in movimento.

Purtroppo, se continuano a venire è perchè evidentemente hanno mercato, e anche questo è un effetto del proibizionismo.

Speriamo che in questa edizione “stanziale”, che si svolge all’interno di un parco, in un perimetro circoscritto con ingressi delimitati, sia più facile arginare questo fenomeno, che in una manifestazione contro ogni monopolio e tutte le mafie è una intollerabile contraddizione.