Cannabis, la corte d’appello di Brescia: coltivare in casa non è reato
La Corte d’Appello di Brescia ha sospeso il processo a un commerciante trovato con dei vasi di canapa in quanto non ci può essere disparità di trattamento tra chi detiene a uso personale e chi coltiva. Ora la decisione spetta alla Consulta.
Ancora una volta nel Bel Paese in cui viviamo è la magistratura a surrogare la mancanza della politica.
Come accadde per la nefasta Fini/Giovanardi che dopo anni di malsana applicazione venne in un lampo cancellata dalla Consulta, anche in questo caso nella Corte d’Appello di Brescia si sollevano dubbi di costituzionalità, e si rimanda la decisione finale alla Consulta.
I giudici hanno specificato che i coltivatori per uso personale non vanno a intaccare il cuore della legge antidroga, che consiste nel “combattere il mercato della droga, che pone in pericolo la salute pubblica la sicurezza e l’ordine pubblico, nonché il normale sviluppo delle giovani generazioni”.
Finalmente, se la Consulta appoggerà la tesi della Corte d’Appello di Brescia, coltivare canapa indiana non sarà dunque più reato.
Ovviamente se ciò accadesse sarebbe una bella notizia, a parte il fatto che debba essere sempre e comunque la magistratura, un giudice, una consulta di giudici, a dire che la politica ha sbagliato per anni a criminalizzare una grande fetta di italiani.
Nel ’93 votammo il referendum che sanciva che il consumo di sostanze non era più reato, ma comunque le nostre carceri sono state riempite di consumatori, coltivatori per uso personale, di detentori di sostanze fino a poco tempo fa.
Mi piacerebbe che nella politica valesse il Principio di Responsabilità quando si fanno le leggi sulla pelle delle persone, perchè non è per niente giusto subire il torto di una legge ingiusta ed iniqua, soprattutto se poi la pena inflitta arriva a limitare o addirittura a togliere la LIBERTA’ PERSONALE.
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nino