Caro Martin Schulz: mettiti d’accordo con te stesso
«E’ stata la destra a ridurre le istituzioni europee in questo stato… Poi, al momento della campagna elettorale si scoprono una coscienza sociale e fanno bei discorsi. Ma la verità è che se vincerà il PPE ci toccheranno altri cinque anni di austerità e ingiustizie sociali». Lo dice oggi, in una lunga intervista nella quale affronta i principali temi del destino dell’Europa, Martin Schulz, candidato alla presidenza della prossima Commissione Europea per conto dei Socialisti e dei Democratici. Ora prendiamo queste frasi, sovrapponiamole a quelle di Alexix Tsipras, candidato alla medesima carica ma per conto della lista L’altra Europa, e vediamo cosa succede. Ecco, succede che coincidono. Perfettamente.
Esprimono, quasi con le medesime parole, la medesima analisi. E’ un’analisi scandita esattamente in tre tempi: siamo a questo punto di tracollo europeo per responsabilità della destra; prima del voto la stessa destra imbroglia gli elettori con bei discorsi; ma se vince di nuovo sprofonderemo definitivamente. Chiaro. Preciso. Vero. Non si potrebbe proprio dire meglio di così. Ma è da qui in poi che cominciano, a sinistra, i problemi. Perché è da qui in poi che comincia la politica. E la politica ci dimostra che passare dall’analisi della situazione europea al modo di affrontarla concretamente può comportare uno scarto, una contraddizione stridente, persino una schizofrenia.
Un uomo di valore, dotato di sani principi socialisti come Martin Schulz, si trova esattamente in questa situazione, cioè dentro questo scarto tra analisi e politica conseguente. Che finisce per essere poi la ragione stessa delle difficoltà di procedere uniti a sinistra in Europa per contrastare populismi, nazionalismi, movimenti xenofobi i quali tendono in maniera diversa al medesimo risultato: la disgregazione del Continente e ognuno a casa sua, frontiere alzate e monete paesane rispolverate, accada quel che accada. Da questo scarto di una coerenza che non c’è tra la giustezza dell’analisi e la caduta rovinosa di una politica, nasce la decisione di Alexix Tsipras di presentare una propria lista e di Sinistra Ecologia Libertà di sostenerla.
Ma in questo scarto c’è tutto, a cominciare da quel che rende possibile che la politica torni ad essere decisiva sulle scelte economiche, sulle decisioni oligarchiche della finanza, sulla partecipazione attiva dei popoli europei alla determinazione del proprio futuro: in una parola, la sua credibilità. Come è possibile infatti pensare di sostituirsi in Europa alla devastante egemonia della destra governando in Germania – in Germania – con essa? La questione sta tutta qui.
La stessa che abbiamo in Italia, dove il Partito Democratico evoca in questa campagna elettorale un’idea di Europa che è già vanificata, compromessa, dal governo delle larghe intese con cui si ripromette di governare per l’intera legislatura. Le decisioni che contano, che contano per le nostre vite presenti e future, sono sempre di più di livello europeo e sempre di meno di quello degli stati nazione, come abbiamo visto dall’inizio della crisi ad oggi. Come si può pensare di agire con efficacia dentro lo spazio di questo scarto? Ci vuole credibilità. O si cambia analisi, o si cambia politica.
La destra ha imposto sin qui tutte le decisioni economiche di segno recessivo e deflattivo e Martin Schulz ha perso la sua battaglia in favore dell’introduzione degli eurobond. Una buona idea con cui non solo finanziare piani di sviluppo per i paesi in maggiore difficoltà, pensiamo ad esempio a piani per l’occupazione in Italia e in Spagna, ma anche una via per giungere a quella integrazione fiscale comunitaria che risolverebbe tanti degli squilibri europei. Ma la Germania, il paese con l’economia più importante in Europa in questo momento, quella Germania dove Martin Schulz governa con gli esponenti del PPE come frau Merkel, non li vuole. Essendo infatti stata per ben due volte nella storia recente paese debitore verso gli altri paesi europei che oggi essa chiama spregevolmente “periferici” e che a suo tempo le fecero un consistente sconto, senza il quale non sarebbe oggi dov’è, si rifiuta di introdurre questo reale provvedimento di federalismo fiscale europeo per il fatto che avendo i bilanci in pareggio non intende usare con altri lo stesso cooperativo metodo applicato in passato per lei.
La “grossa coalizione” che governa la Germania è un ostacolo reale alla costruzione di una diversa Europa e dunque ad una diversa uscita dalla crisi che non sia, come ammette lo stesso Schulz, un altro lustro di austerity. Dentro questo tipo di governo i socialisti perdono la loro autonomia, dato che tengono il punto sull’analisi e poi cedono sulla politica. Oltre che sui consensi, come s’è visto pochi mesi fa. E i popolari europei affidano le loro carte a Jean-Claude Juncker che sull’indirizzo della prossima politica economica e sociale europea ha le idee più che chiare: non ci sarà nessuna inversione di marcia. Come riconosce, appunto, il socialista Schulz. Ecco perché è del tutto evidente una cosa. Se si vuole rimettere finalmente d’accordo l’analisi con la politica è interesse di tutti, e tra questi proprio del nostro Martin, che la lista di Alexix Tsipras abbia un bel successo. Così la sinistra diventerà quel che nel corso della crisi non è quasi mai stata: credibile.
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