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Mercoledì, 11 giugno 2014

C’è necessità e c’è spazio per una soggettività politica a sinistra

L’esito del voto del 25 maggio, dopo anni di crisi economica e di politiche neo liberiste e di austerità, ha confermato l’acutezza della crisi politica e sociale e di consenso alle attuali istituzioni da parte dei popoli europei. Il fortissimo e crescente astensionismo, seppure differenziato, l’impetuosa impennata delle varie forze populiste, euroscettiche e di destra, il cedimento più o meno accentuato di PPE e di PSE ben esprimono, da un lato, le contraddizioni e il fallimento delle “politiche di stabilità” da parte delle classi dirigenti, capitalistiche e tecnocratiche, sostenute dalle due principali famiglie politiche e, dall’altro, il cul de sac, il rischio di un pesante arretramento sociale, culturale, nazionalistico da parte di grandi masse, tale da mettere in crisi l’edificio e la democrazia europei.

In questo quadro difficile è emersa però una possibilità, con l’avanzata delle forze della sinistra critica ed antiliberista che aumentano del’1% a livello continentale, dato tanto più significativo, con margini di ulteriori crescita, se si pensa all’assoluta assenza nei paesi centro orientali e in Gran Bretagna.

Nell’Europa del Sud tale avanzata è particolarmente forte: in Grecia con Syriza primo partito sopra il 26%, in Spagna con Isquierda al 10% e Podemos all’8%, in Portogallo con il Pcp-Verdi e il Bloque oltre il 16%. Tale forza, derivante dalle lotte e dalle iniziative delle forze critiche e di sinistra contro politiche particolarmente aspre, indica precisamente la direzione programmatica e politica che dobbiamo prendere, l’esigenza di una maggiore apertura e di una più larga unità di tutte le forze di cittadinanza attiva, dei movimenti, dei lavoratori e della sinistra.

Importante e significativo è il dato italiano della lista Tsipras , soprattutto se lo si guarda ed interpreta nella prospettiva e nella direzione di una sinistra euro mediterranea che ha tutte le condizioni per crescere ancora in forza ed in autonomia. È evidente che la positiva avanzata delle forze di sinistra può costituire una postazione per agire positivamente ed incalzare il PSE, fare emergere in esso contraddizioni e ripensamenti e – speriamo – atti reali per una svolta profonda nelle politiche europee. Alex Tsipras, per la sua cultura politica, per lo stato del suo paese e per le concrete responsabilità di governo che ormai incombono su Syriza dentro una inevitabile dimensione europea, è sicuramente l’interprete migliore di una sinistra in Europa non minoritaria né moderata, capace di farsi protagonista effettiva di un processo di cambiamento.

Detto ciò il risultato elettorale nazionale, fra i tanti elementi, è interpretabile sulla base di almeno tre punti salienti.

Il primo è quello dello straordinario successo del PD di Renzi. Siamo giunti dunque alla “irresistibile centralità” che stabilizza definitivamente il sistema politico italiano o addirittura al partito/speranza e/o al partito della nazione? Da assumersi opportunisticamente come partito- riferimento alla cui ombra accucciarsi? O – piuttosto – è da interpretare come un passaggio provvisorio del tentativo di rivoluzione passiva renziana?

In ogni caso è un dato duro, critico – problematico che, da quel lato, rende molto più difficile la nostra iniziativa in quanto i consensi sociali e politici ricevuti da Renzi (la confindustria, il centro svuotato ecc.) peseranno ancora di più sul profilo strategico e programmatico del Pd, oltre il livello già oggi per noi non accettabile. È evidente inoltre che tale risultato tende – almeno nell’immediato – a semplificare brutalmente e paradossalmente il quadro politico complessivo, a mettere in causa la stessa praticabilità e denominazione di centro sinistra, e a risolvere, per ora, la questione delle alleanze in una sostanziale reductio ad unum o ad un processo di annessione pura e semplice, attuando la famosa vocazione maggioritaria di Veltroni.

È però possibile al contrario pensare dialetticamente che questa nuova centralità possa essere combattuta e rimossa in ragione delle condizioni irripetibili dentro le quali è maturata (la crisi del centro destra, gli errori madornali di Grillo) della perdurante inadeguatezza culturale e sociale del PD a rendersi effettivamente capace del peso delle responsabilità che gli graveranno addosso e soprattutto della qualità della durata e della durezza della crisi che, anche a breve, mostreranno tutto il loro pesante conto alle politiche (e alle promesse) del governo e che potranno mettere in tensione l’incantamento e la luna di miele di Renzi con il Paese.

Tutte questioni che si aggiungeranno, per quanto ci riguarda, al cumulo dei contenuti già presenti (politica economica generale, precarizzazione del mercato del lavoro , privatizzazioni, pensioni, gli stessi 80 euro in quanto inseriti in una politica senza futuro che scarica alla fine sugli enti locali e sulle persone il prezzo della crisi ecc.) che vedono già oggi la nostra forte opposizione e che possono costituire il filo di una ripresa delle lotte e della contestazione da sinistra dell’attuale quadro.

Per non parlare dei pericoli che si annidano nelle proposte di legge di riforma elettorale e istituzionale.

Anche per quanto riguarda le decisive politiche europee è ragionevole pensare (anche dopo le decisioni BCE) che si produrranno degli allentamenti nelle politiche di austerità, ormai impedenti la ripresa dello stesso meccanismo di accumulazione capitalistica, per allineare un po’ di più l’Europa alle altre grandi potenze avanzate (USA Giappone ecc.) ma probabilmente dentro un quadro di razionalizzazione/innovazione delle coordinate di fondo neo liberiste (contenimento della spesa pubblica, in specie sociale e per l’ambiente, perseguimento delle privatizzazioni e della diminuzione della funzione pubblica nazionale ed europea, flessibilizzazione e precarizzazione del mercato del lavoro come una delle condizioni fondamentali della competitività, capitalistica, ecc.).

Ecco, in forza di tutti questi elementi e sulla base di una previsione a breve- medio dello sviluppo della vicenda politica, c’è necessità e c’è spazio per una soggettività politica a sinistra, adeguata per dimensione ed intelligenza politica, capace di offrire un nitido e solido riferimento allo sviluppo delle contraddizioni e delle lotte e di crescere con esse, dando, sul piano elettorale, possibilità di sbocco sia alle energie e ai consensi che possono fuoriuscire dalle difficoltà politiche e strutturali del movimento 5 stelle (è questo il secondo punto saliente del voto) sia ai cittadini frustrati e confinati in misura crescente nell’astensionismo, sia ad una frazione del consenso radunatosi intorno al PD .

Forte di questi presupposti, dunque, una soggettività in grado, via via, di proporsi come uno dei punti di coagulo della persistente liquidità politica – elettorale, indice del fatto che non sia ancora chiusa – per fortuna- la tormentata transizione italiana.

 

E qui veniamo appunto, al terzo elemento di valutazione del voto: la lista Tsipras.

Una positiva ed incoraggiante affermazione nelle condizioni date. Ci sono stati forti limiti sia nazionali (i garanti, il comitato operativo) che locali (la diffusione e l’approfondimento- articolazione dei comitati). Ma la generosità, la passione, il coinvolgimento di nuove molecolari forze e l’intenzione politica che ne era alla base hanno di gran lunga prevalso e segnato il risultato. In esso è evidente l’apporto di un voto qualitativo e consapevole e di un voto giovanile preziosi per il futuro . Nello stesso giorno il confronto del risultato europeo con il risultato amministrativo nostro e di altre forze di sinistra, comunque collocati, è pressoché tutto a favore dell’esperimento inedito ed unitario. Il mettersi insieme (aree, persone, partiti) dentro una ipotesi nuova , dentro una impresa che è apparsa diversa dal solito cartello non ha comportato una sottrazione di forze.

Ecco, da qui, da questo terreno e dal suo sviluppo, SEL non può non partire, preservandolo e difendendolo per la parte che le compete, anche con la lotta politica, dagli errori, dalle chiusure, dalla fragilità di procedure e di modalità trasparenti e democratiche, prevalsi da ultimo nella vicenda Spinelli, che hanno riguardato direttamente lei e il gruppo dei garanti.

E purtuttavia nonostante questo aspro e infelice dopo voto, contrassegnato sia dallo strappo sopra nominato che dal parallelo e altrettanto contundente attacco politico del nostro capogruppo alla Camera, l’assemblea Tsipras del 7 giugno scorso ha dimostrato l’esistenza di uno spazio, reso molto difficile per la vicenda Spinelli, ma comunque ricco di energie per chi ha voluto ascoltarle, “frequentabile” e “contendibile”.

La convocazione dell’Assemblea Nazionale del 19 luglio è una occasione da non perdere. Nonostante il gravissimo incidente che si è prodotto pensiamo che SEL e tutti i suoi militanti, nel proseguire sulla discontinuità prodottasi al Congresso, in continuità all’impegno leale e generoso profuso durante la campagna elettorale (a parte- diciamocelo- una sorda resistenza di una parte del partito) nella valorizzazione del comune e vincolante patrimonio politico elettorale realizzato, debbano contribuire a tenere aperto tale processo ed investire in esso.

In primo luogo per verificare in tale modo e in questo spazio nel corso della battaglia culturale del lavoro di insediamento sociale del confronto politico su fondamentali contenuti, la realizzabilità di un processo di aggregazione unitaria.

In secondo luogo contemporaneamente per cambiare /aprire il gruppo di coordinamento nazionale adeguandolo dal punto di vista democratico e rappresentativo e superando gli evidenti vizi di centralismo e di poca trasparenza che si sono manifestati.

Il compagno Marco Furfaro può e deve essere il principale esponente dell’impegno e dell’investimento dentro questa nostra impresa.

 

Due sono i presupposti politici dell’investimento di SEL che dobbiamo innanzitutto chiarire a noi stessi.

Il primo per l’appunto è la nostra piena disponibilità a lavorare per un processo costituente, verificandone le condizioni nel corso del processo stesso.

Occorre pensare al processo costituente come coerente sperimentazione e sviluppo dei primi elementi di forza e di speranza, messi in campo attraverso i comitati e con il voto, nella direzione di uno sforzo di costante allargamento per produrre quella dimensione e quella qualità di massa critica indispensabile ad intrecciarsi e dare sponda alle persone, ai movimenti e ai lavoratori, ad intervenire nei conflitti, a proporre soluzioni, essere all’altezza del compito molto duro che, se l’analisi è giusta, la prossima contrastatissima fase politica europea e nazionale ci porrà di fronte.

Il secondo consiste nell’affrontare e sciogliere un nodo tutto politico presente sia nella nostra discussione che nella tensione sottotraccia (tuttora non affrontata e risolta ) interna alla Lista Tsipras. Esso concerne – in generale – la concezione che si ha sulla funzione, sulla fisionomia, sull’attitudine complessiva della soggettività a cui si intende, via via, dar vita. Un nodo che se non viene affrontato rischia di complicare e far deragliare fin da subito il progetto.

Si dice talora- nel nostro gergo interno – che occorre scongiurare le derive minoritarie e i rischi di rannicchiamento identitario e di auto confinamento politico che possono impedire alla sinistra di sviluppare la più larga capacità di iniziativa politica e di influenza elettorale. Qualcuno pensa e teme che tali elementi siano presenti nel “ sentire politico,” tra le fila dei comitati e delle forze interne alla lista Tsipras.

Ebbene ammesso e concesso che tali orientamenti siano presenti e costituiscano un problema, per fare della cultura politica della “saggezza e sapienza politica” di SEL il lievito dirigente indispensabile al processo, abbiamo il dovere di affrontare e sciogliere, per primi noi, il problema tutto politico che deve tenere insieme e mettere rigorosamente in fila la questione prioritaria della costruzione della sinistra, quella della sua autonomia, quella della sua prospettiva e, in essa, della politica delle alleanze.

Dobbiamo pervenire alla consapevolezza che oggi il compito prioritario e sovraordinato a tutto è costruire la sinistra, il campo delle sue ragioni e relazioni; cioè in sostanza realizzare la sua autonomia, la sua concreta differenza, la sua diversità. Tale affermazione, al minimo e in senso generale, richiede una collocazione alla opposizione in Europa e in Italia (come d’altronde siamo ma dobbiamo tirarne totalmente le conclusioni), portatori di una analisi e di un progetto alternativi all’attuale corso dominante, che hanno bisogno innanzitutto di crescere e consolidarsi su una via di sostanziale linearità e nettezza e attorno ad un profilo concretamente alternativo.

In via preliminare ed assolutamente generale questa deve essere la nostra cura politica principale: corrispondere e provvedere ad organizzare una grande domanda sociale di svolta e crescere con essa, essendo la presenza al governo e la partecipazione a coalizioni di governo una funzione della crescita e del cambiamento.

Sappiamo che è però sbagliato dire politicamente che sono da escludere e che mai faremo alleanze – per esempio – con il PD o con ciò che esso sarà e che il nostro tragitto sarà sempre in ogni caso alternativo alle aggregazioni imperniate sul PD.

E’ sbagliato perché sottovaluta complessivamente l’ampiezza e il livello di liquidità, di complicazione, di stratificazione e frammentazione sociale entro cui dobbiamo agire e perché politicamente una posizione così secca e così rozza ci impedisce di parlare ad una parte di settori sociali ed elettorali più arretrati, che possono rimettersi in movimento sotto la spinta della crisi e aiutati a farlo anche da una tattica politica adeguata da parte nostra.

Ciò è tanto più vero, in particolare, sul piano locale dove c’è una varietà di contesti e situazioni alla quale possiamo corrispondere con una politica intelligente ed articolata che, con i contenuti sempre al centro, possa costruire alleanze su “progetti locali “ utili ai territori e utili alle dinamiche di scomposizione /ricomposizione, capaci, se la gestione è accorta, di sfidare il PD e di incidere sullo sviluppo delle sue contraddizioni.

Nel solco di questa impostazione, che si snoda dalla autonomia al “fare politica”, si possono affrontare e battere, in seno al processo costituente, posizioni che in generale negano ipotesi di confronto ed interlocuzione, che tendono ad imprigionare la politica locale in uno schema ideologico e che escludono per il futuro, in via aprioristica ed assoluta, possibilità di alleanze.

Il nostro contributo potrà così risultare tanto più importante per la riuscita e l’orientamento del processo costituente e dialettizzarsi con altre posizioni nella misura in cui, da parte nostra, si pervenga, con altrettanta chiarezza alla posizione che, in linea generale, almeno sul piano nazionale ed europeo, oggi, no, sulla base della realtà politica, non possiamo dire che il PD è nel nostro orizzonte e lasciare intendere che il centro sinistra è l’approdo strategico della sinistra o che l’alleanza con esso o la presenza in esso sono – nella sostanza – inevitabili in forza di uno schema binario (ad egemonia moderata) che è esattamente il contesto che bisogna rompere.

L’utilizzo di siffatte espressioni e formule generali nel momento in cui siamo divisi dal PD e all’opposizione rischia di farci sostare non solo nella indeterminatezza e nell’ambiguità ma, a ben vedere, ci trattiene esso stesso nella minorità perché blocca l’espansione e la rifondazione della sinistra in direzione – per esempio – di una domanda di protesta e di cambiamento che c’è e che nella fase attuale si sente delusa, frustrata e non rappresentata dalla sinistra, preferendo altre strade o rifugiandosi nell’astensione.

Occorre dire dunque con chiarezza che oggi no, che domani si vedrà, che non si sa che dipenderà dalla evoluzione tutta conseguente al conflitto, alla dialettica sociale, al processo di scomposizione e ricomposizione politica.

L’adesione al processo costituente e lo scioglimento di alcuni nodi politici pensiamo che siano una necessita ed una occasione per trasmettere il meglio della elaborazione di SEL e per costruire una soggettività adeguata ai compiti della fase.

 

Non c’è altra strada. Non è una strada condivisibile quella del patto e/o della confluenza di fatto nel grande PD, come non lo è quella che si annuncia, procedendo per negazioni (né con PD né con il processo costituente) e provando a trincerarsi nel ridotto del rilancio della cosiddetta – autonomia politica ed organizzativa – di SEL.

Anche quest’ultima è minoritaria, inconsapevole del compito necessario e forse involontario veicolo – al punto in cui siamo – dello stesso destino di confluenza nel PD, solo spostato più avanti nel tempo.

La sfida si gioca nel campo più largo della sinistra a partire dalle forze raccoltesi nell’area Tsipras. Non sarà un “pranzo di gala”, ma è un luogo ed un punto di partenza già attivato, con qualche speranza.

Non è possibile ogni volta azzerare tutto, anche quando si è riusciti ad ottenere qualche cosa da non disperdere.

Non ce lo possiamo permettere, le persone che hanno bisogno di noi non se lo possono permettere e non ci perdoneranno una ulteriore, l’ennesima, occasione mancata.

 

Commenti

  • Davide Tazzi

    Sono totalmente d’accordo. Non possiamo continuare a pensare che il centro-sinistra sia l’unica prospettiva futura possibile: costruiamo la Sinistra Unita!

  • alberto ferrari

    per intanto Tsipras a casa sua è in pieno contrasto con il KKK ( il partito comunista greco che alle europee ha ottenuto l’ 8%) perché da questi considerato un socialdemocratico. E il KKK esce dal GUE e da SE di cui Tsipras è vicepresidente. Come dire che ognuno a casa sua ha le sue gatte da pelare e questo dovrebbe insegnare ad essere più cauti nel valutare le posizioni dei partiti di sinistra/centrosinistra nei diversi paesi europei. E non stupitevi se magari tra qualche mese Tsipras ( che è politico accorto) in Europa farà accordi con il PSE.