Ci Siamo: onde di politica sul Mediterraneo
Ci siamo incontrati mesi fa. Fra militanti di Sel, Possibile, Tilt, SinistraLavoro e tanti altri “senza padri né maestri”. Abbiamo provato a ragionare intorno a una questione basilare: la necessità di rincontrarci, di pensare a un nuovo soggetto politico per la Sinistra, capace di riconnettere una trama di contemporaneità fra la Grecia di Tsipras, la dimensione locale, le buone pratiche, le mille precarietà dell’esistenza, i mille volti e i colori di un casa che non c’è più e che abbiamo la responsabilità di costruire. Per le generazioni che verranno e per noi stessi qui ed ora.
Ci siamo accorti che – fuori dalle discussioni (spesso) strozzate del ceto politico – c’è una pluralità di sans papier che parla lo stesso linguaggio, ha gli stessi sogni e gli stesso bisogni: la pace, i diritti sociali e civili, l’idea di una economia di nuova generazione che non sacrifichi più il territorio e l’ambiente, i beni comuni, la partecipazione, l’innovazione.
Un popolo che guarda con preoccupazione e distanza crescente le cosiddette Riforme della buona scuola, della Costituzione, del Jobs Act, dell’Italicum, che pensa tutto il male del mondo delle norme sblocca trivelle e dell’idea di democrazia contenuta nel Partito della Nazione.
“Senza frontiere”, coerentemente con le decisioni assunte dall’Assemblea nazionale di Sel dell’11 luglio scorso.
Abbiamo pensato di partire dall’Isola e dalle sue mille lingue e mille cieli. Di sfidare l’afa con un’onda di politica – fra laboratori, confronti, frammenti – che guardasse al Mediterraneo come luogo cruciale di una nuova Europa e di una nuova Sinistra.
Nasce così, con la naturalezza di chi non vuole abbandonare i sogni in un cassetto, “Ci siamo: onde di politica sul Mediterraneo”, il 24-25 luglio a La Collina, in casa di quel Don Ettore Cannavera che è per noi ciò che fu Don Gallo per i movimenti.
E ci saranno tutti coloro che vogliono “fare bene e fare subito”. Ci saranno coloro che pensano che il tempo perso – in risse, timidezze e tentennamenti – sia stato troppo, ma che accelerando possiamo. Coloro che sono pronti già da ora a lasciare le piccole patrie per qualcosa di più ampio, plurale e dinamico.
Un appuntamento che saprà parlare in sardo, in italiano e nelle mille lingue dell’Europa che vorremmo: quella degli Stati uniti, dei popoli, dei diritti.
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