Consumo suolo: sepolto dal cemento il 20% delle coste italiane. Serve una legge. Quella della Puglia per esempio
«E’ inaccettabile che in un paese come il nostro si continui a cementificare senza che ci sia una pianificazione con vincoli di inedificabilità sulle aree esposte al rischio idrogeologico. E’ una via crucis il nostro giro dell’Italia dove franano pezzi di paesini montani e collinari dalla Sicilia alla Calabria dall’Emilia alla Liguria e spesso al Sud crollano villette e case costruite senza licenze edilizie o studi geologico del suolo. E’ un andazzo che può essere bloccato velocemente, a costo zero, anche con leggi regionali. Basta fare il copia e incolla con le norme in vigore in Puglia o in Toscana». Cosi’ Erasmo D’Angelis, Coordinatore della struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico, ha commentato i dati diffusi oggi da Ispra alla presentazione del “Rapporto sul consumo del suolo 2015“.
«I numeri diffusi da Ispra confermano la nostra preoccupazione e l’urgenza dell’approvazione delle legge sul consumo del suolo attualmente in discussione in Parlamento. Bisogna correre – ha continuato D’Angelis – perché è impensabile da un lato investire come stiamo facendo ben 9 miliardi di euro in 6 anni per ridurre il rischio idrogeologico e dall’altra assistere a cementificazioni in zone a pericolosità idraulica o di frana».
«Deve essere chiaro che non saranno finanziate quelle realtà dove la legge è la deregulation e il fai-da-te urbanistico. Come Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura, abbiamo aperto o riaperto 783 cantieri per 1.072 milioni, è partito il Piano delle città metropolitane da 1.2 miliardi già finanziato dal Cipe per 700 milioni, c’è per la prima volta in Italia un Piano nazionale di prevenzione che prevede 7.152 interventi. Un lavoro enorme – ha concluso D’Angelis – che ha bisogno di una cornice legislativa regionale e nazionale e di certezze sui controlli contro abusivismo e edificazioni in aree a rischio».
Nel rapporto presentato oggi i dati sono allarmanti. Quasi il 20% della fascia costiera italiana – oltre 500 kilometri quadrati – l’equivalente dell’intera costa sarda, è perso ormai irrimediabilmente. E’ stato impermeabilizzato il 19,4% di suolo compreso tra 0-300 metri di distanza dalla costa e quasi e il 16% compreso tra i 300-1000 metri. Spazzati via anche 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi. Il cemento è davvero andato oltre invadendo persino il 2% delle zone considerate non consumabili (montagne, aree a pendenza elevata, zone umide).
Nella foto l’Ecomostro di Alimuri nella penisola sorrentina