Cooperazione internazionale, una legge necessaria
E’ iniziato alla commissione esteri della Camera l’esame della proposta di legge approvata al Senato concernente la disciplina generale della cooperazione internazionale per lo sviluppo. E’ da varie legislature che si tenta di superare la legge 49 del 1987 che ha sinora regolamentato le attività dell’Italia nella cooperazione internazionale per lo sviluppo dei Paesi più poveri del mondo.
Da allora il mondo è radicalmente cambiato:basti pensare al crollo dell’Unione Sovietica e alla fine della guerra fredda, all’emergere di nuove potenze economiche mondiali come la Cina e l’India, al ruolo dell’Unione Europea e alla integrazione monetaria ed economica, alle grandi pandemie che hanno devastato il sud del mondo e all’enorme crescita dell’area della povertà mondiale, al terrorismo e alle tante guerre che hanno insanguinato il mondo.
Insomma è assolutamente necessario approvare una nuova disciplina della cooperazione internazionale da parte dell’ Italia, per far fronte con efficacia alle radicali trasformazioni mondiali e corrispondere agli impegni assunti a livello internazionale per contrastare la povertà. La crisi economica e finanziaria ha notevolmente diminuito lo stanziamento destinato all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo.
L’Italia nel 2012 ha speso appena lo 0,19% del suo PIL, pari a 3.051,49 milioni di euro.
In gran parte si tratta di crediti di aiuto, cancellazione del debito e contributi multilaterali.
L’Italia è il fanalino di coda tra i Paesi donatori europei che sono mediamente sullo 0,50% del PIL, mentre i Paesi del nord Europa hanno già superato l’obiettivo dello 0,70% del PIL previsto dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite in sede di definizione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.
L’auspicio è naturalmente che con la nuova legge, l’Italia decida di aumentare in modo significativo le risorse da destinare alla cooperazione internazionale allo sviluppo che nel 1992 erano allo 0,34% e nel 2005 erano allo 0,29% del PIL.
Nella proposta di legge approvata al Senato, senza neanche un voto contrario e con l’astensione dei senatori di SEL, vi è il riconoscimento della cooperazione internazionale come parte qualificante della politica estera italiana. Si prevede la figura di un viceministro con delega specifica alla cooperazione internazionale per dare la giusta considerazione a questa attività politica. Si istituisce una Agenzia Nazionale per la cooperazione internazionale, come vascello corsaro del Ministero degli Affari Esteri.
Al Parlamento si affida il compito di controllo e di indirizzo attraverso il parere sul Documento Triennale e sulla Relazione annuale sulle attività di cooperazione.
Alla società civile, alle ONG, alle Regioni e alle Autonomie locali si riconosce un ruolo di partecipazione alla definizione delle scelte di cooperazione.
Si allarga anche alle imprese profit questo spazio in maniera, secondo noi, non chiara.
Vi sono dei punti da cambiare su cui come Gruppo SEL presenteremo degli emendamenti e se passeranno potremo decidere anche di non astenerci e votare a favore. Vedremo se dal confronto innanzitutto in Commissione e poi in Aula ci sarà la volontà di approvare una legge pienamente condivisibile che rilanci nella trasparenza e nell’efficacia le attività di cooperazione internazionale per lo sviluppo del nostro Paese. Come sempre noi faremo la nostra parte, consapevoli che su un tema così importante come la cooperazione internazionale, sia giusto ricercare la più ampia convergenza tra le forze politiche al di là della collocazione al governo o all’opposizione
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alessandro
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Luigi Fasce