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Lunedì, 25 gennaio 2016

Cosmopolitica. Parte la fase costituente per la sinistra: primo appuntamento 19, 20, 21 febbraio a Roma

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La sinistra si organizza e si dà appuntamento a Roma il 19, 20 e 21 febbraio per ‘Cosmopolitica‘, una tre giorni dal motto ‘Si parte, per cambiare l’Italia’ organizzata al Palazzo dei congressi di Roma. Un’iniziativa che parte dal mondo delle associazioni e oggi è stata presentata da alcuni esponenti di Sel e da Sergio Cofferati. «Lo spazio politico è molto grande- dice l’ex segretario della Cgil- nel campo della sinistra e dei riformisti c’è un grande spazio. Chiunque è benvenuto. Il nome del partito? Lo decideremo a fine anno, non si inventa su due piedi».

Cosmopolitica

Lo scopo di Cosmopolitica è proprio quello: aggregare tanti pezzi di sinistra e «aprire un processo costituente con l’obiettivo, entro l’anno, di arrivare al congresso fondativo di un’unica forza politica», come spiega il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni. Per ora quindi, niente leader ne’ nomi: «Siamo gli innominabili», scherza Cofferati. «Landini? Quello che sta facendo è molto importante- aggiunge l’ex sindaco di Bologna- siamo interessati a discutere con chiunque». E a chi gli fa notare che i partiti tradizionali stanno passando di moda, lui ribatte: «Il nostro obiettivo è proprio fare un partito, non vedo la stranezza».

Come sarà strutturata la tre giorni romana lo spiega Elisabetta Piccolotti, segreteria nazionale di Sel. «Vogliamo aprire una grande discussione partecipata- aggiunge- è necessario tornare a dicutere per trovare soluzioni nuove e inedite. Vogliamo creare uno spazio partecipativo. Oltre mille persone prenderanno la parola». Ecco come: Venerdì pomeriggio ci sarà una sessione chiamata ‘esplorare’: si parlerà di lavoro, politica economica, guerra, terrorismo, riconversione ecologica.

Sabato mattina 24 tavoli e laboratori partecipativi: sul sito www.cosmopolitica.org ognuno potrà proporre il proprio laboratorio. Sabato pomeriggio quattro assemblee tematiche: lavoro e welfare; democrazia e riforme istituzionali, sapere e scuola, clima e ambiente. Domenica mattina la sessione plenaria. Alla presentazione hanno partecipato anche il deputato Alfredo D’Attorre, Maria Pia Pizzolante, portavoce della rete nazionale Tilt, e Claudio Riccio di Act!.

Non si tratta di una semplice ‘evoluzione’ di Sinistra italiana ma del tentativo, negli obiettivi degli organizzatori, di andare oltre e raccogliere quanto c’è di inespresso, al momento, a sinistra del Pd. Il primo step sarà, quindi, l’appuntamento di febbraio che darà il via a un processo lungo tutto l’anno, fino al battesimo del nuovo partito della sinistra.

I tavoli del sabato, ha rilevato Fratoianni, «definiranno il nostro lavoro. L’assemblea sarà uno strumento di lavoro che ci consentirà di organizzare la nostra politica, di ricostruire gli strumenti del cambiamento. Il nostro punto di arrivo – ha detto ancora – sarà quello di fare una cosa diversa dal promuovere l’unità tra le forze politiche in campo, cosa che non sembra essere più sufficiente». L’assemblea, ha chiarito D’Attorre, rappresenterà «una ricarca culturale che dovrà far partire la fase costituente» del nuovo soggetto politico, aggiungendo che «sarà un processo solido ma molto aperto a chi vorrà misurarsi con questa sfida». Per l’ex deputato democratico «a questo processo, ad un pensiero politico solido dovremo legare battaglie concrete, visibili (intorno ai quattro temi indicati) chiarendo quale sia la nostra parte nella società».

Le prime sfide sono già in calendario. Innanzitutto le amministrative, dove quasi ovunque la sinistra si presenta in alternativa al Pd e che saranno un primo modo per contarsi. E poi il referendum. I ‘costituenti’ del nuovo soggetto saranno in prima linea per il no e «vedrete che quella sarà un primo passo per allargare il campo perchè tanti elettori del Pd -dice D’Attore– sono profondamente critici con la riforma di Renzi». E’ anche ai delusi del Pd che la nuova sinistra si rivolge.

Per Maria Pia Pizzolante di Tilt! «E’ arrivato il momento di rompere gli steccati e la per la sinistra l’occasione di dare voce ai tanti che soffrono. Partendo dal Reddito minimo garantito, che va messo al centro dell’innovazione politica, come strumento»

Per Claudio Riccio di Act! Cosmopolitica «è l’inizio di un percorso- Una sfida alla partecipazione per quelle migliaia di persone che si sentono distanti dalla politica. Un percorso aperto a tutti, perchè io credo che la politica debba essere un mezzo per cambiare, in meglio, la vita delle persone».

Commenti

  • mariosi

    E VAI!!!!!!

  • francesco

    Dalle foto si evince che “cosmopolitica” nasce nel segno dello “sceriffo di Bologna”,appellativo più volte reiterato su questo sito da militanti e dirigenti di Sel, nel quinquennio emiliano.
    Le modalità della ” kermesse”di febbraio lasciano supporre che si tratta di un’operazione referenziale, tutta interna ai due gruppi parlamentari unificati (Sel + alcuni transfughi PD), sulla scia di Human Factor che ha prodotto zero risultati ai fini della ricomposizione delle forze alla sinistra del PD.
    Partiti, Comitati di Lotta, Movimenti vari e Reti periferiche che formano la galassia dell”antagonismo sociale e di classe restano fuori da una “partita” arbitrata da una terna arbitrale (mi si passi la metafora) palesemente casalinga.
    Semplicemente, Sel-SI, decide di cambiare nome e look, con la pretesa di brevettare il marchio DOP di unici rappresentanti della Sinistra italica, magari con il supporto degli squilli di tromba di tutto l’apparato mediatico televisivo e cartaceo.
    Francesco, il primo.

  • Umberto Billo

    Mentre la “galassia dell’antagonismo sociale e di classe”, al max qualche migliaio di generosi sventolatori di bandiere su circa 60 milioni di italiani sognano e parlano di rivoluzione sociale qualcuno deve ben occuparsi delle condizioni di vita dei lavoratori e dei più poveri in questo paese, dello stato sociale che questi governi di centro-destra, (PD, Verdini, Alfano) stanno demolendo, della scuola che stanno cercando di trasformare in un grande diplomificio senza nessun spirito critico, della Costituzione trasformata ad uso personale del PdC.
    Per cercare di invertire questa rotta bisogna mettere assieme qualche milione di cittadini, non bastano pochi vocianti sbandieratori, ed è esattamente quello che SEL-SI sta tentando di fare, e sì tentando perchè la genia di quelli che vogliono sempre di più, non concludendo nulla, è sempre presente ed attiva.

  • francesco

    Tra i 60 milioni di italiani ci sono anche le caste parassitarie e i padroni del vapore, i banchieri, gli speculatori finanziari, gli evasori fiscali , gli esportatori di capitali , ministri e deputati che campano di politica, caporali e delinquenti di tutte le risme.
    Un Partito di sinistra non può avere la pretesa di rappresentare tutti ( Partito, secondo la radice etimologica , significa “di parte”) ma ha solo il dovere di difendere le classi oppresse e sfruttate, cioè il PROLETARIATO. Ed è proprio quello che fa la galassia dell’antagonismo tutti i giorni e in ogni luogo della società, fuori dalle stanze ovattate delle istituzioni. Sel ha adottato il Parlamento come unico luogo dell’agire politico (è scomparsa da tutte le piazze e dalle lotte che contano) e in 6 anni non ha spostato di una virgola i rapporti di forza tra le classi.
    Fa fede lo sfogo di Giorgio Airaudo in altra pagina del sito dove ammette sconsolato:
    ” sulla questione amianto al l’Olivetti di Ivrea, il governo non ha mai risposto ad una mia interrogazione presentata nel novembre 2013…”.
    Allora, non sarà mica urgente tornare davanti alle fabbriche e inasprire lo scontro di classe che, al momento , viene esercitato solo dall’alto verso il basso?
    Francesco, il primo.

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Caro Francesco, io penso che ci vogliano entrambe le cose. Abbiamo bisogno in parlamento di un partito che sia si di sinistra (e questo esclude qualsiasi partito attualmente a Roma tranne Sel), ma anche concreto, fattivo, di governo. A me sembra che i partiti massimalisti come Rifondazione Comunista (pur avendo il mio rispetto per le loro idee e per la loro coerenza, sia chiaro) abbiano a volte sortito effetti contrari al bene delle classi che rappresentano e proteggono. Ripeto, a volte, non sempre, anche se la propaganda di regime li dipinge come degli sfasciacarrozze pronti a rompere tutto in nome dell’ideologia (che poi, apro e chiudo parentesi, non si capisce perché avere un’ideologia sia inerentemente sbagliato. Meglio la realpolitik, vendendosi un tanto al chilo al miglior offerente? Mah). Tolta la propaganda, però, non si può negare che il massimalismo porti a poco (perlomeno in un contesto democratico parlamentare). Quindi, la scelta di Sel di uscire dal massimalismo per rendersi disponibile ad alleanze ed accordi che hanno come obiettivo ultimo il miglioramento delle condizioni del ceto che rappresenta è una buona scelta, se non altro strategicamente.
    Detto questo, però, come dicevo ci vuole anche l’altra cosa. Ma per quella Sel che ci può fare? Accusi il fatto che non vedi mai la bandiera di Sel, e posso anche darti ragione, ma se anche ci fosse la bandiera credi che il risultato sarebbe stato differente? No Francesco, le battaglie per il lavoro e la giustizia sociale fuori dal parlamento non sono più materia dei partiti, ma dei sindacati. E questi si, sono carenti. CISL e UIL sono paraventi per i padroni, la CGIL ci va dietro allegramente, specialmente sotto l’ “amministrazione Camusso”, con le sue manifestazioni al Sabato, fuori dall’orario di lavoro, per non disturbare il padrone, che ride e tira dritto. Si salva la FIOM, ma è minoritaria all’interno della CGIL.
    Insomma, in buona sostanza, voglio dirti che hai ragione, ma stai protestando con l’interlocutore sbagliato. Vai a dare una svegliata a Camusso, piuttosto!

  • francesco

    Scusa il ritardo.La sveglia alla Camusso (ma ancor prima a Cofferati) che firmavano e firmano tuttora contratti in base all’inflazione programmata (la grande truffa concordata con i governi e il padronato) l’ho già data da un pezzo, difendendo con coerenza i colleghi di lavoro in fabbrica. Coerenza pagata a caro prezzo con l’isolamento e con il danno salariale.
    Circa l’essere di sinistra, non ho mai negato l’importanza della presenza nelle varie Istituzioni e in Parlamento , ma quel l’andazzo largamente diffuso che la innalza a Totem della militanza politica.Le lotte nella società sono determinanti per conquistare e difendere i diritti dei lavoratori.Le bandiere sono un simbolo di riconoscimento, ma la presenza o meno nelle manifestazioni e nelle situazioni di Lotta attiene alla visione politica, alla linea di massa di un Partito e ai suoi obiettivi strategici.Su questo cammino non si può concepire l’unità delle forze in campo con la logica “ad excludendum”, come sottintende la modalità di convocazione di ” cosmopolitica”.Logica che induce a boicottare e a disprezzare le iniziative e le lotte organizzate da Partiti e organizzazioni fratelli.
    Francesco, il primo.

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Immaginavo che anche a livello sindacale fossi una persona coerente, e mi spiace che tu abbia dovuto pagare per il tuo impegno.
    Non condivido al 100% le tue idee e convinzioni, ma sono convinto della tua buona fede e della tua intelligenza, e mi dolgo che molti qui non capiscano il tuo pungolo verso i vertici di Sel (forse a volte un po’ troppo caustico, se non altro nel modo di esprimersi) e che ti scambino a volte per troll, a volte per grillino, a volte per presenzialista. Sono convinto che l’ultima cosa utile per noi di sinistra sia farsi la guerra fra di noi, al posto di scacciarti infastiditi bisognerebbe pensare a quello che era il progetto di Sel e che dovrebbe essere ora il progetto del nuovo partito, una casa per la sinistra in ogni sua sfumatura, inclusiva, non che chiuda la porta in faccia alla prima nota critica, come le tue. E aggiungo: meglio 100, 1000 Francesco nel nuovo partito che i vari Bersani, Cuperlo e Speranza, buoni solo ad annaquare il programma e, paradossalmente, a perdere consensi, visto che sono personaggi detestati sia dalle persone veramente di sinistra che da renziani e affini.
    Insomma, Francesco, spero veramente che la porta sia aperta per te e per tutti quelli che portino riflessioni intelligenti, il nuovo partito non potrà che arricchirsi.

  • alberto ferrari

    Il contributo di molti compagni per la discussione apertasi sulla costituzione di un nuovo soggetto politico di sinistra, mi sembra interessante per la metodologia dell’approccio – serve un partito? E se serve si deve partire dagli accordi tra le residue forze delle sinistre o da un progetto? – e per i molti stimoli che offre al dibattito. Su tre aspetti in particolare mi vorrei soffermare:

    Il primo è quello relativo alla necessità di provare a scrivere finalmente un vero e proprio “manifesto” politico che manca alla sinistra da troppo tempo. Ma il fatto che sino ad ora non si sia riusciti a definirlo non è per mancanza di valori-idee-fatti, ma perché è la scrittura di un manifesto politico che, a sinistra, è divisiva. Lo è da sempre e bisognerà convincersi che per una parte, che oggi appare esigua, sarà così anche questa volta. Sarebbe lungo, qui, da spiegare, perchè la “divisività” a sinistra è storia antica. Sintetizzando diciamo che essa verte essenzialmente sui modi di guardare agli sviluppi della società e di concepire il proprio ruolo all’interno di un sistema di democrazia parlamentare. E’ la divisione, che ha attraversato tutto il novecento, tra una sinistra che si legge come di sola opposizione – ritenendo il sistema politico-economico-culturale capitalistico irriformabile e destinato “naturalmente” ad implodere
    – ed una sinistra che, al contrario, lo legge come per nulla finito ma capace di infinite trasformazioni in rapporto alle forze che gli si potranno opporre e quindi propone se stessa come forza di governo capace di operare nel sistema sociale esistente per riformarlo. Partendo da propri valori di natura etica .
    Per questo credo che il nostro obiettivo principale non debba essere ancora una volta il tentativo, logorante, di unire le diverse sinistre, a prescindere, ma sia invece quello di definire un progetto politico per quanti, riconoscendosi nei valori della sinistra, hanno l’ambizione di credere nella propria capacità di governo. Attendere tutti equivarrebbe oggi a non partire mai.

    il secondo punto è quello che molti hanno definito come la necessità di “Avere ben chiari quali sono i gruppi sociali che vogliamo rappresentare”. Posizione legittima ma che io non condivido e che ritengo un errore metodologico e un passo all’indietro. Un errore metodologico perché sposta l’attenzione dai valori, attorno ai quali costruire il manifesto politico, ai soli bisogni dei soli soggetti ai quali indirizzare il progetto che finirebbe così per apparire un progetto più di breve termine ed elettoralistico, che non di lungo termine e di visione sociale . Un passo all’indietro, perché è oggi oltremodo difficile individuare classi sociali omogenee sulle quali costruire un progetto politico. Un tale modo di porre il problema inoltre ci farebbe ritornare all’idea del partito di “classe” e dunque di sola o prevalente opposizione.

    Il terzo è che entrambi questi temi sono già stati oggetto di profondo e contrastato dibattito nell’ambito della complessa e variegata sinistra europea, per tutta la prima metà del ‘900 senza che si giungesse a soluzione. Soluzione alla quale si arrivò solo nei primi decenni del secondo dopoguerra, ma al prezzo di una definitiva separazione tra le due anime politiche prevalenti, quella socialista riformista e quella social
    comunista. L’occasione fu il congresso, nel 1959 a Bad Godesberg, dell’allora maggiore e più influente partito socialista europeo, la SPD. Fu il “manifesto” politico approvato a conclusione di esso a sancire quella rottura .
    Le tesi di quel congresso replicate, anche per le vittorie elettorali, nella maggior parte degli altri paesi
    europei, aprirono la stagione di quel riformismo di sinistra che per un ventennio, tra gli anni sessanta e l’inizio degli anni ottanta, costruì quel modello sociale e culturale europeo che informò di sé, sino ai giorni nostri, tutta la successiva storia sociale dell’Europa. E’ ad esso che ancora oggi dobbiamo l’esistenza di un sistema sanitario universalistico e pubblico, un sistema scolastico pubblico, un sistema pensionistico e assistenziale pubblico. In altre parole di un modello di stato sociale ancora insuperato nel mondo attuale , se pure in forte ridimensionamento in una situazione più conflittuale e critica dominata dal ritorno prepotente del neocapitalismo.

    Per questo rileggere attentamente quel manifesto, e il dibattito che lo produsse, può costituire un valido strumento per aiutarci a capire come costruire un nuovo soggetto politico di sinistra in una difficile fase del nostro paese nel quale, con la nascita del PD, sembra continuare ad esserci un elettorato di sinistra ma non un altrettanto significativa offerta politica ( partito) che aspiri a essere di governo senza rinunciare, per questo, ad essere portatore di valori di sinistra.

    In sintesi i punti portanti e decisivi della svolta furono i seguenti: Il primo punto fu il definitivo superamento dell’idea, di matrice positivista e marxista, che il socialismo fosse una condizione storicamente “inevitabile” quale diretto seguito alla altrettanto inevitabile implosione del sistema
    capitalistico. Sostituita dalla convinzione che l’ottenimento di una società socialista fosse una opzione solo possibile e, per questo, da promuovere con una cultura di valori capaci, sotto il profilo elettorale, di conquistare e conservare nel tempo una politica di riforme. L’immediata conseguenza fu quella che non bastava più essere un partito di opposizione, ma che occorreva attrezzarsi per promuovere una cultura e una proposta di governo al cui centro vi fossero quei valori di libertà di uguaglianza e di solidarietà che
    costituivano da sempre i valori fondanti del socialismo. Non dunque al centro un partito fortemente organizzato e forgiato nella lotta per essere pronto, con la ineluttabile implosione del capitalismo, a prendere in mano le sorti di una nuova società, ma un modello di vita sociale, da fondarsi sui valori, come proposta elettorale.
    Da qui il secondo determinate punto. La proposta di un modello socio culturale “possibile”, alternativo
    all’esistente – ” Desideriamo vivere in un certo modo e non in un altro, in un certo tipo di mondo e non in un altro” – non può avere le connotazioni di una proposta di classe( perché si ricadrebbe nel partito di opposizione), ma richiede il passaggio da partito di classe (Klassenpartei), quale sino ad allora erano i
    partiti socialisti europei, a partito del popolo (Volkspartei), ed il significato era chiaro : porre sul piatto
    politico l’ambizione che sui valori del socialismo fosse possibile chiedere ad una ampia area di elettori di attivarsi per concorrere a costruire, in un sistema democratico, una nuova società con nuovi modelli di vita. E questo non significava affatto tradire le proprie origini perché un modello di società democratica basata sui valori fondamentali del socialismo non poteva che avere al centro del suo programma il superamento delle condizioni economiche e culturali di esclusioni ancora presenti per vaste fasce della popolazione. Del resto, chi non sente quei valori non diventa socialista neppure se si trova in
    una posizione di povertà, di disagio, di emarginazione. E la recente storia italiana dell’emergere di partiti populisti sostenuti proprio dal voto popolare e giovanile è li a dimostrare che il processo di costituzione di una sinistra, attuale e con l’ambizione di vincere, per ricollocare al centro della vita
    sociale i propri valori etici, è essenzialmente di tipo culturale.

  • Gennaro Montella

    Sono perfettamente d’accordo con la tua analisi. Dopo l’autocritica di Human Factor si sperava che vi fosse una dimissione in massa del direttorio del partito, a cominciare da Vendola. Invece sempre gli stessi, cambiandosi attribuzioni, adesso pensano di essere capaci di affrontare i problemi dell’Italia. Questo rende difficile una vera alternativa o cambiamento. Sarebbe opportuno che durante questa ennesima pagliacciata di Roma (cui ho deciso di partecipare, nella speranza di esprimere le mie convinzioni), persone come me e te si riunissero per proporre idee e fatti comuni.

  • Gennaro Montella

    Premesso che un nuovo partito, a mio avviso, è francamente inutile. Sarebbe bastato rispolverare il programma di SEL, quello originario, dimenticato dagli stessi fondatori e, con qualche modifica, promuoverlo. Poi chi ci voleva stare, ci stava. Invece cosa è successo? La classe dirigente di SEL, chiusa nella propria autoreferenzialità e valvassinaggio nei confronti del PD (quello di Renzi che va avanti con i voti del neonazista Tosi e i cosentiniani di Verdini) con la scusa del programma condiviso, ha miseramente fallito il conseguimento dell’oggetto sociale (scusate il termine). Resisi conto di ciò, hanno organizzato quella pagliacciata di Human Factor (cui ho partecipato), durante la quale, oltre a buttare 250.000 Euro, hanno fatto emergere l’idea della sinistra unita, con i zombie dei comunisti e i fuoriusciti del PD. Poi il gruppo dirigente si è ridistribuito i compiti (es.: quello che era responsabile della comunicazione, il giorno dopo era responsabile degli enti locali, e via discorrendo). Oggi ci ritroviamo di fronte all’ennesima, scusate il termine, pigliata per il culo, (d’altronde Vendola, ultimamente, ha letteralmente mandato a fare in culo una giornalista delle Iene: servizio trasmesso; quindi seguo lo stile del partito) dei Cittadini, con questa riunione di Roma di febbraio. Secondo loro io dovrei credere che gli stessi personaggi che hanno determinato l’affondamento del programma del partito, siano in grado di fare, oggi, politica seria. Lo stile è quello di Human Factor con i tavoli tematici, dove persone volenterose e oneste si affannano a trovare lo spazio per dire la loro, sperando di essere ascoltati, mentre la banda dei dirigenti, ha già deciso tutto, divisione dei posti, degli incarichi etc. Se si confrontano i tavoli tematici con quelli di Human Factor, si vedrà che sono esattamente gli stessi.
    Ora non vorrei fare il solito criticone che non propone. Ho pensato ad un volantinaggio nell’ambito della manifestazione. Nel volantino esprimere una proposta di programma (basterebbe il programma originario SEL) e proporre il cambiamento dei soliti con Cittadini meno conosciuti ma più consapevoli e fattivi. Che ne pensate? (Ma vedo che siamo pochi in questi commenti)

  • Vladimiro

    Mai dal dopo guerra ad oggi, la guerra e così vicina, un nuovo soggetto politico si deve distinguere con chiarezza sulla politica estera. Altruismo, fratellanza, umanità, solidarietà, dignità stare dalla parte di chi soffre fame e umiliazioni. Valori antichi? Sì, e non passano di moda per una sx vera. Piazze? Sì senza paura, lì la sx ci sarà di nuovo. Basta cattedre e distinguo, ci sarà sempre qualcuno che per distinguersi vorrà essere più di sx, la storia insegna che il risultato è far ridere la dx.

  • Dario Liotta

    l’antagonismo sociale ha fatto purtroppo danni enormi ed è autorefrenziale almeno quanto il ceto politico della sinistra… Non è su questa antinomia che si può pensare di ricostruire una forza politca di sinistra ampia e popolare.
    La questione centrale rimane quale strategia: come legare le rivendicazioni immediata, le capacità riformistiche di governo ad una visone radicale e di prospettiva…
    A febbraio c’è un piccolo passo avanti in questa direzione, l’esito non è per nulla scontato ma non c’è in questo momento, sul piano propriamente politico altrop terreno di confronto e di lavoro.

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Non ho certo la tua esperienza e sull’autoreferenzialità della dirigenza non ho i numeri per esprimermi, ma ho partecipato anch’io a Human Factor, e ho avuto la tua stessa impressione (che mi è stata confermata di fatto anche da uno degli ospiti relatori): sui vari argomenti c’era già un’idea, già decisa, e noi iscritti o simpatizzanti volenterosi (almeno questo me lo concedo) dovevamo solo ratificarla. Forse non è stato così per tutti i tavoli, ma per molti (sopratutto quelli sui temi più importanti, come istituzioni e legge elettorale e lavoro) a me è parso così.