D’Attorre: il Pd ha cambiato natura. Sabato inizia un percorso
Doveva essere una assemblea per rispondere alle critiche e ricompattare il partito. Invece si è trasformato in un ulteriore episodio di sfilacciamento, con tre parlamentari che hanno annunciato l’intenzione di lasciare il Pd: Alfredo D’Attorre, Giampaolo Galli e Vincenzo Folino. L’incontro del premier Matteo Renzi con i parlamentari Pd a Montecitorio, durato oltre tre ore e terminato oltre la mezzanotte, non ha sortito l’effetto sperato. «Renzi dice che i sogni sono importanti. Solo i suoi però» ha spiegato D’Attorre lasciando Montecitorio.
Oggi in una intervista al quotidiano Repubblica, d’Attore spiega le sue ragioni. “Il Pd ha subito un riposizionamento completo e una mutazione genetica. E’ una forza centrista che finisce per guardare più volentieri verso settori della destra che a sinistra ed è illusorio pensare che sarà soltanto una parentesi. Il Pd non è il Labour o l’Spd, non ha 100 anni di storia, quelli che ti permettono di passare dalla stagione di Blair all’epoca di Corbin. Ha pochi anni di vita, è per la prima volta al governo e quello che fa adesso lascerà un segno indelebile. La discontinuità di Renzi è qualcosa di diverso da una normale alternanza tra segretari”.
Sull’appuntamento di sabato a Roma D’Attorre specifica: “Non sarà una Cosa rossa, non sarà un soggetto della sinistra minoritaria e antagonista – spiega D’Attorre parlando del nuovo progetto politico -. Vogliamo creare un partito di governo, largo e plurale, con le radici nell’esperienza di centrosinistra, ulivista, aperto al cattolicesimo democratico e sociale. Il bacino potenziale è intorno al 15 per cento”. Alle Amministrative “dove c’è la possibilità di aprire un confronto noi ci saremo, dove si realizzerà il partito della Nazione la sinistra esprimerà un candidato alternativo».