Def, documento inadeguato, vecchio e rituale. Nessuna misura per contrastare crisi e disoccupazione
Il Def del governo Renzi è totalmente inadeguato. E’ un documento che risulta vecchio, rituale, in continuità con quelli precedenti. Rispetto alle attese il Def contiene pochissime misure significative.
E’ tutto dentro la cornice delle politiche di austerità. Non ci sono misure anticicliche che abbiano un impatto reale sulla ripresa dell’economia. Non si utilizza il margine del 3% del rapporto deficit PIL per finanziare gli investimenti e fare politiche pubbliche di sviluppo. La crescita del PIL e’ sovrastimata: prevedono una crescita dello 0,8% mentre il Fondo monetario ci da’ allo 0’6%. E sara’ purtroppo sicuramente di meno.
Non c’è nemmeno una stima, ed è grave questa assenza, sui tagli dei prossimi anni quando dovremo fare i conti con gli effetti del fiscal compact, insomma viene messa la polvere sotto il tappeto
Nonostante le tanto sbandierate misure per il lavoro (che lo precarizzano ulteriormente) si prevede che la disoccupazione aumenti nel 2014 e diminuisca impercettibilmente nel 2015. Eppure il ministro Poletti aveva parlato di 900mila nuovi posti di lavoro e Renzi dopo i drammatici dati ISTAT aveva assicurato im pompa magna che in poco tempo avrebbe portato il tasso di disoccupazione sotto di tre punti….
Anche l’innalzamento della tassazione delle rendite al 26% , di per sé giusta, invece di avere un impatto redistributivo a favore dei redditi piu’ bassi beneficiera’ le imprese con la riduzione del 10% dell’Irap.
Si mantiene poi sotto silenzio una notizia che potrebbe avere effetti dirompenti sul welfare quando si prevedono oltre 4 miliardi di tagli alla sanità nei prossimi tre anni.
Continuiamo a non rispettare gli obiettivi (occupazione, energie pulite, lotta all’abbandono scolastico,investimenti nella ricerca, percentuale di laureati, ecc) di Europa 2020. Le spese militari vengono solo sfiorate (tagli di 300 milioni) e della riduzione degli F35 non c’è assolutamente traccia. Rimangono solo gli slogan per fare i titoli dei giornali.
L’innalzamento (dal 12 al 26%) dell’imposizione fiscale sulle quote di banca d’Italia di cui hanno beneficiato le banche non è niente di straordinario: assolutamente normale visto che si vogliono portare le tasse sulle rendite al 26.
Insomma la delusione è grande: non ci sono quelle misure forti ed incisive che sarebbero state necessarie per contrastare la crisi e per rilanciare l’economia e creare lavoro, il vero dramma dell’Italia di oggi.
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maxalive
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Marco