Deputati Pd e Sel: situazione a a Gaza drammatica. Mature le condizioni per schierare un contingente Onu
Insistere sul dislocamento di una forza di interposizione, sotto le insegne dell’Onu, per fermare il conflitto israelo-palestinese. I tempi e il sentimento dell’opinione pubblica (in special modo israeliana) sono maturi. E’ la convinzione con la quale i deputati dell’intergruppo dei “Parlamentari per la pace”, sono tornati dalla missione svolta nei giorni scorsi in Palestina e Israele e alla quale hanno partecipato Marietta Tidei, Renzo Carella, Massimo Fiorio, Filippo Fossati, Valentina Paris, Chiara Gribaudo, Vincenza Bruno Bossio e Davide Mattiello (tutti del gruppo Pd), insieme ai deputati di Sel Michele Piras, Franco Bordo, Marisa Nicchi.
«Nel corso della visita -ha dichiarato Tidei- ci siamo resi conto che nella società civile israeliana c’è una critica forte alle azioni di forza messe in atto dal governo Netanyahu. Ci auguriamo che le due parti tornino a dialogare, a patto che vengano sciolti i nodi fondamentali, in primo luogo l’occupazione dei territori e la riapertura dei valichi, pensando al miglioramento delle disumane e inaccettabili condizioni di vita dei palestinesi e degli abitanti della Cisgiordania».
«L’Occidente e anche Italia -ha detto Michele Piras- hanno perso la sensibilità nel comprendere la questione israelo -palestinese. Abbiamo bisogno di riappropriarci della drammatica quotidianità nella quale vivono i due popoli. Il processo di pace in Palestina va imposto, non ho dubbi e gli esponenti dei partiti della sinistra israeliana che abbiamo incontrato sono d’accordo, al punto da condannare il proprio governo per le palesi infrazioni al diritto internazionale che vengono messe in atto sistematicamente».
Il dislocamento di una forza di interposizione si sta facendo lentamente strada anche nella comunità israeliana che l’ha sempre rigettata. «L’operazione militare israeliana a Gaza -ha premesso Filippo Fossati- con l’intento di colpire Hamas per limitarne la sua capacità, ha mostrato tutta la sua scarsissima efficacia. Il governo Anp – i cui esponenti abbiamo incontrato nel corso della visita – sono favorevoli all’insediamento di una forza di interposizione e lo sono anche i rappresentanti dei partiti della sinistra israeliana con cui abbiamo parlato. Quindi è questa, a nostro avviso, la traccia sulla quale si deve ragionare».
«Bisogna ripartire dal processo di pace di Oslo interrotto con l’assassinio di Itzhak Rabin. Ricominciare da Oslo 20 anni e se per farlo -ha osservato Davide Mattiello- occorre interrompere ogni fornitura militare come ha già deciso la Spagna e a cui speriamo possa giungere anche l’Italia, sarebbe un buon segno per riprendere il dialogo dove si era interrotto».
«Non ci si deve schierare da una parte o dall’altra – ha concluso Vincenza Bruno Bossio – ma bisogna dire le cose come stanno: oggi l’emergenza è Gaza, fermare i razzi di Hamas e il bombardamento dei civili. Se non si ferma l’occupazione dell’esercito israeliano nei territori, non si mai tornerà alla normalità. Ed è proprio lo stato israeliano che dovrebbe garantire la sicurezza di tutti, anche a Gaza Se non si ferma – come oggi dice Zigmunt Bauman – l’apartheid, se non si garantiscono a tutti pari diritti, fermare la guerra sarà impossibile».
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luigi Previati