Dieci anni di governo, Vendola: Regione Puglia è un modello. Sono stati anni straordinari
«Oggi presentiamo un sistema regionale che è un modello». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, nel corso della conferenza stampa con cui presenta il bilancio della sua esperienza di governo durata dieci anni.
«Non funziona un uomo solo al comando: serve spirito di squadra e credo che la Puglia abbia goduto di una squadra di governo di grande livello». In una conferenza stampa affollata il presidente della Regione Puglia insieme con il vicepresidente dell’esecutivo, Angela Barbanente, e tutti gli assessori della giunta, hanno incontrato i giornalisti per un incontro in cui tirare le somme di fine mandato. «Per me – ha esordito Vendola – questo decennio è stato straordinario, un’esperienza umana straordinaria. Questo incontro non vuole essere non un evento pubblicitario ma un momento di riflessione su 10 anni della nostra vita. Anzitutto – ha aggiunto Vendola – voglio ringraziare la struttura tecnica. Il nostro lavoro produce risultati se accompagnato da impegno lavorativo dei dipendenti regionali e tutti loro possano sentire mio sentimento gratitudine. Abbiamo vissuto stagioni difficili su dossier complessi e se abbiamo guadagnato avanzamenti significativi lo dobbiamo a loro».
«Oltre la struttura e la squadra di governo voglio oggi citare il sistema di governo largo delle agenzie e delle partecipate. Oggi il nostro – ha detto Vendola – è un modello, di risanamento e cambiamenti strutturali, sobrietà nel management. E se oggi siamo globalmente a questi livelli non dobbiamo dimenticare da dove siamo partiti: dalla radiografia delle fragilità regionali; quelle ambientali, sociali, sanitarie ed economiche. Il decennio è servito ad agire su questi problemi». «Ma su tutto – ha detto Vendola – conta il metodo di lavoro basato sull’idea della partecipazione attiva dei cittadini sulla base della conoscenza puntuale delle cose».
Vendola ha poi parlato di ambiente ricordando che la Puglia è «l’unica Regione che ha legiferato perché gli ulivi secolari fossero considerati alla stregua di beni monumentali, e perché fosse interrotto il processo di commercializzazione degli ulivi». Inoltre, ha ricordato, la «Regione ha scatenato una guerra contro il processo di lottizzazione che portava a Sant’Isidoro, a Nardo’ (Lecce), una colata di cemento. Ci siamo messi di traverso guadagnandoci immagine di ambientalisti trogloditi». «Il paesaggio pugliese – ha rilevato – è il rapporto tra gli ulivi secolari e il mare».
Quanto ai passi in avanti sul fronte della gestione di rifiuti, il governatore uscente ha sottolineato che «siamo passati dal 7 al 30 per cento di raccolta differenziata. Non è risultato soddisfacente, però, perché alcune città sono sopra il cinquanta per cento e altre che ne fanno solo il quattro o il cinque».
Parlando della sanità il presidente della Regione ha voluto sottolineare come «c’è stato un salto epocale: per rendersene conto, basterebbe trovare foto ricordo degli ospedali riuniti di Foggia o del policlinico di Bari nel 2005, e fare comparazione con oggi anche solo dal punto di vista estetico». «Penso – ha detto nella conferenza stampa di bilancio di fine legislatura – alla telecardiologia e alla telepneumologia: stiamo guadagnando modernità nelle forme di assistenza”. Vendola ha poi ricordato che in Puglia “abbiamo usato il Piano di rientro sanitario come una occasione per reingegnerizzare il sistema, sapendo che la sofferenza maggiore era la carenza del personale, tema storico perché nelle passate legislature i bilanci venivano resi compatibili con il blocco del personale». “Una condizione drammatica – ha concluso – che non ci ha impedito di portare a norma gran parte del sistema sanitario»
A chi gli ha chiesto del suo futuro Vendola ha replicato: «Il mio futuro sono questi due mesi nel quale sarò impegnatissimo a fare quello che è mio dovere fare». «Dopo mi prenderò qualche giorno di riposo – ha detto parlando con i cronisti – avrò il tempo per riorganizzare la mia vita. Penso che non abbandono il campo della politica – ha continuato – ma recupero il bioritmo naturale. Spero di riprendere un rapporto positivo col sonno. L’obiettivo mio fondamentale – ha spiegato – è quello di recuperare la cosa che più mi è mancata in questo decennio: l’allegria. Voglio che mi restituiscano l’allegria – ha auspicato – perché sai un vivere spericolatamente è un vivere ogni giorno dovendo ogni giorno stare su tutte le frontiere, sentirsi responsabile di tutto, con dei giorni e delle notti che sono indimenticabili: i giorni e le notti delle stragi, dei fuochi sul Gargano o dell’alluvione sulle Murge, la strage di Castellaneta, sono giorni indimenticabili. Una cosa che voglio subito riprendere – ha concluso – è la lettura».
Per quanto riguarda Sel il presidente si augura «che cominci l’ultimo percorso della mia vita pubblica, intendo accompagnare Sel verso nuova destinazione». «Nessuno – ha detto – mi farà il torto di consentirmi di fare un passo indietro. Quelli che come me vivono tutta la vita facendo politica, perché la politica è un modo di percepire la vita, è uno stare al mondo, è una coscienza del mondo. Non è obbligatorio per far politica stare nelle istituzioni o essere leader. Ci sono dei cicli naturali. Spero – ha concluso – che arrivi il tempo in cui potrò tornare nella condizione di militante».
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