Distacchi acqua e accesso al minimo vitale. Fattori (Sì): “Il PD in Regione si schiera contro un diritto umano fondamentale e disconosce le nuove norme nazionali”
Tommaso Fattori, capogruppo di Sì Toscana a Sinistra, in passato fra i promotori delle leggi d’iniziativa popolare e dei referendum per l’“acqua bene comune” giudica «gravissima e incomprensibile la decisione del PD toscano che vota contro il diritto al minimo vitale di acqua potabile, violando così le nuove norme nazionali e una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite». Aggiunge Fattori «pur di far quadrato attorno ai gestori privati dell’acqua e ai loro profitti, il PD si schiera contro un diritto umano fondamentale, quello che garantisce a ciascun cittadino l’accesso al quantitativo minimo di acqua indispensabile per la vita».
«Non c’è alcun dubbio sul fatto che i gestori non possono più, per nessun motivo, privare le persone del minimo vitale giornaliero di acqua. L’articolo 61 della legge 221 del 2015, entrata in vigore da pochi mesi, parla chiaro: deve essere garantito «il quantitativo minimo vitale di acqua necessario al soddisfacimento dei bisogni fondamentali per gli utenti morosi. Principio che è integralmente conservato nel testo di legge adesso in discussione in Parlamento sul servizio idrico integrato, dove si ribadisce che il quantitativo minimo vitale di acqua deve essere garantito a tutti, anche in caso di morosità, in quanto diritto umano universale. Esistono da decenni contatori in grado di erogare il quantitativo minimo vitale di acqua, non ci sono scuse per i gestori che stanno violando le norme e tagliando la fornitura d’acqua».
«A non riconoscere la legge e il diritto umano all’acqua restano solo i gestori privatizzati e il PD toscano, con il supporto dei consiglieri regionali della Lega e della destra. I consiglieri del partito democratico, con motivazioni confuse, hanno votato contro la nostra mozione che chiedeva semplicemente il rispetto della legge, impedendo ai gestori di sospendere l’erogazione della fornitura d’acqua in questa fase in cui l’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) sta ultimando le procedure previste dalla norma nazionale recentemente approvata, a partire dalla definizione esatta del quantitativo minimo vitale di acqua da garantire, che sarà fra i 40 e i 50 litri a testa al giorno».
«Fa rabbia che a distanza di oltre sei anni dall’approvazione di un’importante risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e di passi avanti compiuti in tutto il pianeta per il riconoscimento del diritto umano all’acqua, sia proprio la Toscana ad arroccarsi su una posizione che difende i soli interessi dei gestori privatizzati. La Toscana che per prima abolì la pena di morte, oggi si ostina a non riconoscere un nuovo diritto umano fondamentale che il resto d’Europa riconosce da anni».
Conclude Fattori: «La vicenda che ha originato la nostra mozione è quella dei distacchi operati ad Arezzo dal gestore Nuove Acqua Spa ai danni di alcuni cittadini che hanno aderito alla campagna di “obbedienza civile” per il rispetto dell’esito del referendum del 2011. Cittadini che in questi anni hanno peraltro pagato il servizio e si sono semplicemente autoridotti le bollette, decurtando la quota di profitto che il referendum aveva abrogato ma che, uscito dalla porta, era stato fatto rientrare dalla finestra, in barba alla volontà popolare. Ma di là dalle motivazioni di quanto accaduto ad Arezzo, il punto è che a nessun cittadino può più essere negato l’accesso al minimo vitale di acqua e quanto accaduto oggi in aula lascia senza parole».