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Martedì, 31 marzo 2015

Ennesimo decreto missioni che ci consegna una visione geostrategica miope e sbagliata

soldati-italia

Sinistra Ecologia Libertà ha votato contro il decreto di proroga delle missioni internazionali e di contrasto al terrorismo perché il provvedimento presenta gravi criticità, sia per quanto riguarda il merito con cui il Governo è intervenuto sulle delicatissime misure di contrasto al terrorismo e di proroga alle Missioni internazionali e cooperazione allo sviluppo, sia nel merito delle stesse. Nelle commissioni competenti SEL ha compiuto un lavoro puntuale sul testo approvato dal Governo, al fine di apportare significative modifiche, ma nessuna è stata presa in considerazione.

Come accaduto in passato, il Governo e la maggioranza hanno deciso procedere con eccessiva fretta verso la conversione del Decreto, rendendo quindi inutile il confronto con le altre forze politiche. Le prerogative parlamentari sono state ridotte all’osso causa la decretazione d’urgenza, che ha unito in un testo unico materie non omogenee fra loro. Cosa ancor più grave, il decreto-legge è stato assegnato alle sole Commissioni riunite di Giustizia e Difesa, escludendo la Commissione Affari Costituzionali che avrebbe dovuto avere competenza diretta nell’esaminare il rispetto costituzionale delle norme relative alla sicurezza ed alla lotta al terrorismo, ed escludendo la Commissione Affari Esteri, confinando in tal modo gli interventi legati alle missioni in un campo di esclusiva strategia militare, sganciandoli quindi da una visione complessiva e strategica di politica estera.

Ci troviamo quindi a commentare l’ennesimo pasticcio legislativo, che per lo più si compie su temi cosi importanti ed in un periodo storico caratterizzato da crisi rilevanti. Siamo di fronte ad un terrorismo indiscriminato e crudele, che va combattuto e sconfitto, ma con l’uso di norme che non possono e non devono essere sganciate dai diritti e dalle garanzie di libertà, che sono alla base dello Stato di Diritto.

A tal proposito è bene ricordare che la giurisprudenza costituzionale, unitamente alla Corte di giustizia europea, ha delimitato la discrezionalità politica del legislatore con i criteri di precauzionalità e proporzionalità, ai quali attenersi nella individuazione della misura di contemperamento tra opposti valori quali appunto sicurezza e libertà fondamentali. Cosa malamente disattesa da questo provvedimento, che anziché presupporre strumenti di prevenzione attiva quali integrazione ed accoglienza, ha implementato interventi di tipo securitario e di militarizzazione dei territori.

Per quanto riguarda invece la parte riguardante la proroga alle missioni internazionali, si è proceduto ancora una volta sulla strada della militarizzazione, marginalizzando quelli che invece dovrebbero essere gli strumenti chiave, e cioè cooperazione e diplomazia. Come detto, l’esclusione della Commissione Esteri dal Decreto ha confermato definitivamente la tendenza decennale che ha ampliato fuori misura le competenze della Difesa, rendendola nei fatti l’unico strumento di politica estera, che si compie attraverso missioni militari

Nella relazione che accompagna il Decreto, ancor più che in passato, sono assenti le premesse, cioè le analisi e le cause della situazione di frantumazione del Medio Oriente e dei Paesi che si affacciano sul mediterraneo. Sono rimosse le responsabilità dei paesi occidentali, a cominciare dal nostro, e degli organismi internazionali, prima fra tutti la Nato, rispetto alle modalità con cui di volta in volta si sono affrontate le crisi, e rispetto alle conseguenze che gli interventi militari hanno prodotto in quelle aree. Siamo sempre all’oggi, senza mai fare un bilancio serio delle azioni messe in campo, relegando l’azione dell’Italia ad una sorta di avventurismo geopolitico che ha già prodotto enormi crisi e danni. Non ci si interroga mai sui risultati delle nostre missioni in termini di ripristino delle condizioni di pace e di miglioramento delle condizioni economiche e sociali. Non ci è dato realmente sapere quale è la situazione di paesi come Iraq, Afghanistan e Libia, per citare solo alcuni, eclatanti, esempi.

Per quanto riguarda poi la missione di contrasto alla minaccia terroristica dell’Isis, oltre a riscontrare una grave mancanza di base giuridica in quanto tutto viene ricondotto allo scarno e vago impegno richiamato dalla Risoluzione del 20 agosto 2014, ci chiediamo quale sia esattamente la sua natura e quali obiettivi si pone, anche alla luce dei tragici fatti di Tunisi e di Kobane.

Quando inizieremo ad interrogarci sulla percezione che i popoli hanno della nostra politica estera e su come le tante guerre preventive e infinite hanno favorito l’espandersi di un terrorismo brutale e crudele che fa scempio di vite umane e di storia della umanità, in una spirale di guerra e terrorismo insopportabile e devastante? Abbiamo una pesante e diretta responsabilità nella vendita e nella esportazione di armamenti in quei teatri di guerra. Responsabilità che se possibile peggiora con l’autorizzazione della operazione “Mare Sicuro”, che prevede la militarizzazione del mediterraneo con l’invio di ulteriori mille uomini, di aerei della aeronautica militare e di Predator.

Per tutto questo, secondo noi, bisogna cambiare immediatamente direzione, mettendo al centro della iniziativa italiana le vittime del terrorismo e le lotte vere che si sono sviluppate contro il terrorismo, facendoci promotori di una conferenza che metta insieme tutti gli attori locali per verificare i possibili processi di pace, sovvertendo l’imprinting militaristico che ha condannato l’Italia, per tutti questi anni, ad una visione geostrategica miope, e profondamente sbagliata.”

*Capogruppo Commissione Difesa Camera dei Deputati

 

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