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Giovedì, 13 febbraio 2014

Enrico, Matteo, lo zen e l’arte della manutenzione del governo

astolfo

Il giorno dopo aver invocato per sé la Provvidenza, Enrico Letta si proclama zen. Sul piano delle scelte personali niente da dire, forse un po’ di eclettismo, questo sì, ma si può capire, sono tempi confusi e munirsi di talismani dà qualche conforto. Senonchè c’è questo particolare, che il nostro Enrico è, nel momento almeno in cui scriviamo, presidente del consiglio di un paese che figura, al tempo stesso, come il sesto tra i più industrializzati al mondo e insieme quello dove diseguaglianze e povertà divampano impetuosamente come da nessun’altra parte. Cioè un paese da corto circuito permanente. Per questo avremmo tanto preferito dicesse qualcosa del tipo: “sono keynesiano”, oppure “proporrò il reddito minimo garantito”, o anche “a questo punto ci vuole una patrimoniale”.

Insomma, sappiamo di essere esigenti, ma da chi ci governa vorremmo sapere se ha delle soluzioni circa la funzione pubblica che in quel momento sta assolvendo. Tocca dirlo, fin qui il suo governo, nato all’insegna dell’emergenza che mette insieme il giorno dopo forze politiche che il giorno prima si erano presentate agli elettori con programmi, alleanze e candidati premier contrapposti, ha galleggiato fino ad impaludarsi. Tolta, naturalmente, la scoppiettante vicenda dell’Imu che di questo governo finirà per essere la cifra più unica che rara, come per Monti gli esodati della Fornero. Ieri poi è successo qualcosa di unico nella storia politica moderna e contemporanea: Enrico Letta ha presentato il suo programma di governo proprio nel momento in cui, a detta di tutti e a cominciare da chi l’ha fin qui sostenuto, dovrà lasciare l’incarico. Un paradosso? Si, se ragioniamo politicamente. No, se ragioniamo zen. Perché da quel po’ che ne sappiamo il metodo zen, in sostanza un’arte meditativa che si compie stando seduti, ha il suo motto che recita: “Il vero vedere è quando non c’è più nulla da vedere”.

Dunque, se prendiamo sul serio l’adesione di Enrico al metodo zen e la poniamo in relazione alla sua responsabilità di uomo di governo, la coerenza la si trova tutta ed è, potremmo anche dire, provvidenziale. Ora succede che, nove su dieci, la “staffetta” del governo tra qualche ora passerà olimpionicamente a Matteo. Il cui programma è, sin dai tempi delle primarie, racchiuso in una chiara parola: “Adesso”. La riforma elettorale? Adesso. Lo job act? Adesso. L’abolizione del Senato? Adesso. La riforma del Titolo V della Costituzione? Adesso. Matteo, dicono tutti i giornale d’Europa, giurerà già domenica sera, cioè adesso. La lista dei ministri è già pronta. Mancano due sbavature: un programma e una maggioranza. Ecco, noi, siamo lì, in quelle due sbavature che vorremmo conoscere. Adesso.

Commenti

  • Alessandro Bucari

    Il programma di Letta comincia affermando l’importanza dell’obbligo dei vincoli europei. Quegli stessi vincoli che stanno spingendo l’Europa del Sud alla fame. Ho apprezzato invece l’apertura verso le unioni civili e lo ius soli. E Renzi? Una sua scalata a Palazzo Chigi non mostrerebbe altro che la sua contradditorietà. Rottamatore e avverso ai salotti romani, ma abilissimo nell’insediarsi sulla poltrona più importante alla prima occasione evitando abilmente il confronto elettorale. Aspetto con ansia di vedere la direzione PD. Spero che SEL una direzione l’abbia già presa e sia chiara. No a larghe intese con chi non sposa quegli ideali di giustizia sociale che ci appartengono…..

  • Guido da Torino

    Ma Renzi nella sua relazione che cosa ha proposto,oltretutto genericamente,di diverso
    rispetto a Letta? NULLA.

    All’infuori di vaghi riferimenti alla disastrata situazione
    economico-sociale nessun accenno ad un nuovo programma,nè tantomeno
    a nuove modalità per uscire dalla crisi e a nuove alleanze. Il che
    lascia presagire il ritorno ad un governicchio di nuovo conio,sì,ma
    di medesima sostanza,con Alfano e Monti. E questa sarebbe la novita
    !?! Sempre che,presoci gusto con l’accordo sulla legge
    elettorale,Renzi non reiteri un governo delle larghe intese. E
    sarebbe l’ennesima inversione di marcia nello spazio di una
    settimana. Ecco cosa succede sotto gli occhi di una cittadinanza
    basita quando profeti del nuovo a tutti i costi ipnotizzano un
    INTERO partito.

    Guido