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Mercoledì, 27 agosto 2014

Evviva, la centomillesima riforma della scuola!

scuola

La globalizzazione prima e la crisi economica poi hanno imposto in questi anni un ripensamento delle strategie macroeconomiche dell’Unione Europea, quindi anche delle politiche formative per gli stati membri, poiché istruzione e formazione continua sono lo snodo primario per la valorizzazione del capitale umano e sociale di un Paese. L’UE ha definito da tempo un quadro di obiettivi ed interventi, dalla Strategia di Lisbona del 2000 ai programmi UE 2020 ed Education and Training, ma i sei ministri che dal 2000 ad oggi hanno guidato il Miur, dal centro destra al centro sinistra, fino alle larghe intese, si sono mossi all’unisono in direzione ostinata e contraria, con una serie ininterrotta di tagli spacciati per ‘riforme’ (secondo i dati della Flc-Cgil, dal 2007/2008 al 2012/2013 90.000 alunni in più e 81.614 docenti in meno).

Più puntuali dei saldi di fine stagione, premier e ministra Giannini annunciano ora l’ennesima spettacolare riforma della scuola, anzi no, una rivoluzione, all’insegna di ‘meritocrazia’, ‘innovazione’, ‘apertura ai privati’… Sai la novità. Nel Paese che primeggia in Europa per dispersione scolastica e strutture obsolete e fuori norma, l’annuncio suona un po’ ideologico, appena un po’. Se poi l’agognata riforma non è nemmeno a costo zero, ma all’insegna del risparmio, suona come l’ennesima presa in giro per gli studenti, docenti e famiglie. Annunciata nel momento sbagliato (il 29 agosto???), nel luogo sbagliato (all’incontro e dalle pagine di un settimanale di Comunione e Liberazione???), con un metodo inaccettabile: quello che doveva essere il ‘patto per la scuola’, finalmente elaborato con chi a scuola ci lavora e ci studia, invece è stato scritto nelle chiuse stanze, da un team non meglio definito, e sarà calato dall’alto. Anche qui, sai la novità.

In attesa del grande evento venerdì 29, Repubblica mette on-line il promo, i 10 punti che cambieranno la storia della scuola italiana. E speriamo non sia tutto qui, perché davvero non si capisce cosa cambi a leggere i 10 comandamenti verso i quali a docenti, studenti e famiglie il governo chiede, appunto dal meeting di Rimini, un atto di fede. Nella divina provvidenza.

Per quanto riguarda il turnover ad esempio, pare che l’organico funzionale verrà assegnato non ai singoli istituti, ma ad ‘un certo numero’, con 100.000 assunzioni in tre anni nei posti vacanti. Tuttavia, disatteso il piano promesso dalla Carrozza, le assunzioni per l’anno in corso coprono appena i pensionamenti, poi chi vivrà vedrà: nelle “graduatorie d’istituto” aggiornate ogni tre anni (l’ultima volta quest’estate) sono iscritti circa 460.000 docenti, ma la stabilizzazione promessa riguarderebbe solo i precari delle ‘graduatorie a esaurimento’, e si annuncia un altro concorso. Dunque per la serie infinita di ingiustizie commesse a danno dei neoabilitati tra concorsi ordinari e straordinari Ssis, Tfa, Pas etc (è in corso un procedimento della Corte di giustizia europea contro lo Stato italiano, che dando ragione ai ricorrenti potrebbe obbligare l’Italia ad assumere i “precari storici”) pare non esserci rivoluzione né riforma.

In quanto alla formazione permanente, che per i docenti italiani, i più anziani d’Europa e che non dispongono di un sistema di aggiornamento degno di questo nome da decenni, diventerà finalmente ‘obbligatoria’; lo speriamo, e speriamo anche con un piano organico e adeguatamente finanziato, non con quella miriade di corsi fabbrica-punteggi, tanto insufficienti nei contenuti quanto costosi (e che i docenti ovviamente si pagano in proprio), proliferati in questi anni.

E a proposito di stipendi e meritocrazia – del rinnovo del contratto scuola, bloccato da ben 8 anni, nessuno parla, nonostante la retribuzione dei docenti italiani sia inferiore alla media europea (dal 25% al 30% in meno a fine carriera), mentre l’orario di lavoro è identico se non superiore – ecco l’ideona degli ‘scatti di anzianità ridimensionati’ e degli ‘incentivi ai docenti che su base volontaria offrono disponibilità oraria e dimostrano attitudini’, come nel disegno Aprea… Anche qui: scrivi riforma, leggi restaurazione.

Nemmeno il punto sulla didattica fa sognare: le solite due I (inglese e informatica), ma per informatica è previsto il ‘rafforzamento delle reti di connessioni fisse rispetto a tablet e lavagne multimediali’: quindi la scuola paga la connessione, ma i computer sono a carico delle famiglie? Che sarà delle classi digitali? Fortuna che una nota azienda di telecomunicazioni ha appena lanciato un’offerta ad hoc… Fortuna che ci saranno ‘sponsor privati per laboratori negli istituti tecnici’, prospettiva credibile dato lo stato di salute e la diffusa propensione agli investimenti in formazione dimostrata dalle nostre aziende… o questo non finirà per acuire il divario territoriale che già affligge il nostro sistema scolastico? Si legga in proposito il recente Rapporto sul sistema educativo italiano redatto da Cidi, Legambiente e Proteo, ma basterebbe il dato relativo agli stage in aziende e istituzioni, riportato nel decalogo stesso: ‘oggi ne usufruisce soltanto il 9% degli studenti’; studenti che attraverso le loro associazioni puntualmente denunciano come, in assenza di risorse e controlli, vengono sfruttati e/o impiegati in mansioni non corrispondenti a quanto dichiarato. La rivoluzione copernicana che la didattica italiana attende dovrebbe piuttosto riguardare quell’adeguamento delle metodologie didattiche e dei curricola definito in sede europea, nonché l’elevamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, ragionando anche di una rimodulazione dei cicli, e non sulla mutilazione, più volte ventilata, del V anno delle superiori.

La verità è che riformare la scuola significa investire in risorse umane e materiali. La qualità costa, ma conti non quadrano: per una scuola che voglia raggiungere gli obiettivi di Lisbona, sono necessari 2-3 miliardi di euro l’anno, non le briciole che si vogliono racimolare qua e là, aggravando un carico già insostenibile per molte famiglie, ma naturalmente continuando a finanziare la scuola privata (oltre a quanto stanziato in questi anni dal Miur, si pensi a provvedimenti regionali in aperto contrasto con il dettato costituzionale, come la ‘dote scuola’ della regione Lombardia; l’abbiamo detto e lo ripetiamo, oggi più che mai oggi la scuola privata deve essere senza oneri per lo Stato). È necessario affrontare i nodi strutturali del sistema scolastico, invece di procedere con rattoppi: innalzare l’obbligo scolastico, aggiornare i curricola, le metodologie di insegnamento, il sistema di valutazione, definire un sistema efficace di formazione, reclutamento e aggiornamento per i lavoratori della scuola, estendere e finanziare su tutto il territorio nazionale progetti volti alla ridurre la dispersione scolastica (come ‘Diritti a scuola’, realizzato dalla Regione Puglia, che ha conseguito i risultati migliori e ha dato lavoro ai precari licenziati dalla Gelmini), è necessario infine restituire agli studenti diversamente abili il diritto allo studio, le ore di sostegno sottratte con l’escamotage dei BES (Bisogni Educativi Speciali) e le ore di scuola cui devono rinunciare a causa dei tagli ai servizi di trasporto e assistenza.

E se finora abbiamo parlato di annunci mediatici, quanto stabilito con ‘decreto del fare’ fa già acqua: i 3,5 miliardi di investimenti annunciati da Renzi nel discorso di fiducia a febbraio, scesi poi a 2,2 miliardi promessi nell’aggiornamento delle stime di maggio, entro la fine del 2014 non arriveranno ad 1 miliardo tra “scuole belle” e “scuole sicure”, ma che di bello e sicuro hanno poco, se su questi finanziamenti per l’edilizia scolastica, con i quali i sindaci hanno regolarmente assegnato e fatto partire i lavori, il governo fa marcia indietro, esponendo le amministrazioni a penali e disavanzi, come denunciato dai primi cittadini di diversi comuni. “Incomprensioni” rispondono i rivoluzionari del Miur, sulle quali il nostro deputato Nicola Fratoianni ha presentato un’interrogazione parlamentare urgente.

Per il resto, ci risentiamo da venerdì, con la solita rivoluzione di fine stagione a palazzo, con proposte serie per una vera riforma della scuola italiana fuori. Abbiamo presentato il nostro piano organico già da tempo, con i Quaderni di scuola, discussi e scritti da Sel con il contributo di tante associazioni di docenti, studenti, genitori; c’è la LIP (la legge di iniziativa popolare per la buona scuola della Repubblica) ripresentata lo scorso giugno, ci sono gli impegni presi in Europa, ci sono i contributi di chi a vario titolo da anni si occupa scuola.

Renzi continua a ripetere che il governo non accetta lezioni, ma a quanto pare ne ha bisogno. Valuteremo nel merito, quello vero, e risponderemo non a tweet, ma nelle nelle scuole e nelle piazze, utilizzando ogni strumento a disposizione per informare su cosa sta realmente facendo il governo e contrastare l’ennesima controriforma a danno della nostra scuola.

Responsabile nazionale scuola di Sinistra Ecologia Libertà

Commenti

  • Enrico Matacena

    Temo che renzi e& C. abbiano intenzione di assumere un precario su 10 e licenziare gli altri . E’ un gioco delle tre carte dove promettono di dare un euro e in realtà se ne prendono 10. Oltre ai tagli e alla demolizione ad es. degli istituti professionali (meno ore di laboratorio, abrogazione della qualifica triennale , meno ore di lezione ecc.) in questi anni ci sono state anche le pagliacciate come la ridefinizione dei nomi delle materie o l’avere ad es. negli ist .tecnici matematica divisa in 2 materie (matematica e complementi di matematica , da fare insegnare a 2 insegnanti diversi ma che per legge devono dare ad ogni allievo gli stessi voti negli scrutini di fine anno (controllare per credere!) . Non so se nelle riforme che stanno facendo nella scuola è maggiore il vandalismo o la stupidità . E poi molte scuole hanno mezzo o un quarto di preside , e sono stati più che dimezzati i fondi d’ istituto (FIS) per pagare vicepresidi , incarichi didattici vari , corsi di rcupero ecc.

  • Alberto

    Il Dott. Renzi e’ il nuovo venditore della politica ,e’ sostenuto dagli appartenenti al Club Bilderberg.Temo che non ve lo toglierete dai piedi tanto facilmente voi italiani ,almeno fino al 2050.Sara’ sempre nell’ombra a tramare ,quando non ricoprira’ incarichi pubblici.Ho il sentore che sia il l’Andreotti del XXI secolo.E buona fortuna a tutti!!