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Giovedì, 17 luglio 2014

Fantascuola Reggi: docenti h24

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Dopo mesi di proclami sulla importanza della scuola e sulla centralità che le sarebbe finalmente stata restituita si è rivelato il vero volto dell’attuale Governo: ha il profilo del Sottosegretario Reggi e del suo Piano per la scuola.

Siamo abituati a valutare le scelte compiute dai governi a partire almeno da provvedimenti ma prendiamo atto del fatto che si prosegue sulla strada degli annunci a mezzo stampa. Annunci che hanno oltremodo surriscaldato il clima dell’estate degli insegnanti italiani.

Il dato politico dell’intervista in questione è l’ammissione che, a partire dagli organici, per la scuola pubblica statale non ci sono politiche di investimento all’orizzonte ma bisognerà farsi bastare quel poco che c’è usandolo al meglio. Il che si tradurrebbe anche nell’ulteriore brutta sorpresa del taglio netto di un anno della scuola secondaria superiore e nell’utilizzo ‘ottimale’ dei risparmi da esso derivati.

Il resto è la conseguenza del solito sequel di luoghi comuni tipici, però, del pensiero delle destre quando si mette mano alla scuola statale: gli insegnanti lavorano poco durante l’anno, hanno ferie troppo lunghe, poiché guadagnano poco si accontentano, in conseguenza anche di un minor prestigio sociale, di lavorare meno e quindi sono poco motivati; la scuola è un ammortizzatore sociale; merito e valutazione sono entità taumaturgiche e ovviamente tutto magicamente si risolve dando più poteri ai dirigenti scolastici, come se non bastassero le responsabilità che già hanno.

Del resto poi l’idea che le scuole da un giorno all’altro diventino ‘centri civici’, aperte dalle 7 alle 22 ma a costo zero ha un che di francamente bizzarro e surreale.

Entrando nel merito, cosa potrebbe succedere?

Dunque 36 ore di lavoro settimanali ‘volontarie’ si tradurrebbero in ben 11 ore in più per i docenti dell’infanzia che già lavorano fino a fine giugno il più delle volte in aulette che diventano torride e in scuole prive di giardini; 14 ore in più per i docenti della scuola primaria; 18 ore in più per i docenti delle secondarie.

Le ore in più sarebbero utilizzate per lo svolgimento di compiti organizzativi, supplenze interne e le sempre ricorrenti ‘i’ di informatica e inglese.

Il massimale delle 36 ore potrebbe valere solo per gli insegnanti-babysitter delle scuole d’infanzia e primaria. Valido per tutti però il grande ‘pacco’ della retribuzione: si lavorerebbe il doppio per essere retribuiti per un terzo.

Per il resto bisognerà dire addio ai Fondi per il Miglioramento dell’Offerta Formativa, al merito tanto osannato perché sarebbe prerogativa del dirigente scolastico scegliere non solo i collaboratori ma ogni figura cosiddetta di sistema a vario titolo.

Addio alle graduatorie permanenti e d’istituto e ai docenti che le abitano oramai da troppi anni : le supplenze sarebbero attribuite a docenti ‘interni’ . Inoltre se non si modificano gli indici di calcolo degli organici anche la presunta innovazione dell’organico funzionale ( che supererebbe la attuale distinzione tra organico di diritto e organico di fatto) finirà con l’essere un canale di assorbimento del personale precario incompatibile con legittimi progetti di vita oltre che con quanto richiede l’Europa.

Vale sempre la pena ricordare che il Pd si era speso in campagna elettorale per l’abolizione della disastrosa Riforma Gelmini.

Tuttavia la scuola che ha in mente Reggi, da quanto si può desumere dalla sua dichiarazione, è lontana anni luce dalla scuola reale e dai suoi bisogni: egli ha in mente una idea rigidamente verticistica, un modello di stretta osservanza aziendalista che non tiene nel giusto conto le specificità della scuola ma soprattutto non offre le risposte che occorrono ad una istituzione messa a dura prova da anni di tagli e delegittimazione.

Quanto al metodo è ancora meno condivisibile: per non dare le risposte che servono, poiché si sta scegliendo deliberatamente di non investire, si vorrebbero introdurre modifiche, queste si, di sistema ma peggiorative ricorrendo ad uno strumento abusato, quello della legge delega. E si sceglie di fare ciò in barba ad un contratto scaduto mai rinnovato scegliendo, forse non proprio a caso il mese di luglio. Però la democrazia è salva: pare ci saranno le consultazioni on line non appena il dispositivo sarà pronto e comunque non oltre fine luglio.

Se questa non fosse la verità di un’intervista sembrerebbe una bufala estiva o il frutto di un colpo di calore: la scuola italiana non merita questo ulteriore scempio.

E ancor meno rincuora la oramai solita capacità del Pd di svolgere tutti i ruoli in commedia: essere partito di lotta quando incontra i territori salvo poi far valere la ragion di governo a suon di numeri a Roma.

Non convincono le dichiarazioni di Reggi a Terrasini perché il dibattito continua, con varie forme e aggiustamenti, sulla falsariga oramai data: è in atto il tempo in cui si consumerà la cessione del primato di gestione della scuola pubblica da parte dello Stato.

Noi abbiamo un’altra idea di scuola e sosteniamo la Legge di Iniziativa Popolare per una buona scuola della Repubblica. Non sarà sufficiente, dovremo alimentare il nostro dibattito di contenuti e proposte, aprirlo all’ascolto e alla costruzione di una piattaforma condivisa con chi, come molti di noi, nella scuola opera realmente.

Tuttavia è un primo passo per dire ancora una volta che lo sviluppo del nostro Paese può ripartire solo da un serio piano di investimenti in istruzione, ricerca e sviluppo. Tutto il resto è solo austerità senza alcuna possibilità di crescita.

*Commissione di Garanzia SEL

 

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