Fassina porta il Parlamento la proposta dei radicali: un referendum a Roma per decidere se i cittadini vogliono le Olimpiadi
Le Olimpiadi a Roma rischiano di essere più “un danno economico che un beneficio”. Meglio investire “in progetti alternativi” per lo sviluppo della città o chiedere ai cittadini se sono d’accordo. Stefano Fassina, candidato sindaco per Sinistra italiana-Sel alle prossime amministrative, porta in parlamento l’idea di un referendum tra i romani sulla candidatura della Capitale a sede delle Olimpiadi 2024 depositando una mozione alla Camera e lanciando così formalmente la sfida al Pd e al governo di Matteo Renzi.
La mozione, presentata tre giorni fa e sottoscritta da tutti i deputati di Si-Sel, è già calendarizzata: si discuterà in aula lunedì 25 gennaio. Nel documento si chiede al governo di “assumere iniziative affinché, tramite il commissario straordinario di Roma Capitale”, Francesco Paolo Tronca, “sia indetto un referendum, regolato dallo statuto comunale, sullo svolgimento delle Olimpiadi del 2024 a Roma, informando adeguatamente circa la possibilità di scegliere tra l’Olimpiade per il 2024 e, a parità di risorse, impegnare analoghi sforzi pubblici su progetti alternativi legati allo sviluppo della capitale d’Italia; a portare avanti la proposta di candidatura ufficiale al Comitato olimpico internazionale solo dopo lo svolgimento del referendum”. La mozione impegna il governo anche a portare in Parlamento “un dettagliato piano economico-finanziario su Giochi Olimipici 2024”.
Nella mozione si ‘smontano’, dati economici alla mano, tutti gli argomenti pro-Olimpiadi. Si sottolinea che “da almeno un quarto di secolo, le olimpiadi o altre importanti manifestazioni sportive, come ad esempio i mondiali di calcio, sono risultati un pessimo affare per le citta’ e i Paesi ospitanti sul piano dei bilanci pubblici, dell’assetto urbanistico, della qualita’ della vita prima, durante e dopo l’evento, sia nel breve che nel medio-lungo periodo; secondo i dati di una ricerca di Andrew Zimbalist, pubblicata qualche mese fa da Brookings Institutions, fondazione di prima qualita’ scientifica, dal titolo decisamente evocativo, quasi un avvertimento in extremis per Roma 2024: ‘Circus Maximus. The economic gamble behind hosting the olympic game and the world cup'”.
Il rischio, sottolinea la mozione di Fassina depositata alla Camera, “e’ che anche le Olimpiadi di Roma 2024 risultino un danno piu’ che un beneficio per la collettivita’; i dati di evidenza empirica sono, infatti, abbondanti e univoci. In estrema sintesi, nel breve periodo avviene quanto segue: i costi iniziali stimati sono sempre, largamente, una frazione delle spese finali effettivamente sostenute dai bilanci pubblici. La tabella riportata nella ricerca di cui sopra, condotta da Andrew Zimbalist segnala che rispetto ai costi iniziali previsti i costi finali stimati sono lievitati enormemente (solo per fare un esempio, Atene, costi previsti 1,6 miliardi di dollari, costi finali 16 miliardi di dollari). Le entrate previste sono, poi, sempre largamente sovrastimate. Innanzitutto, a causa di un’irrealistica ipotesi sul moltiplicatore degli effetti delle spese sostenute e dell’associato fantasioso aumento dell’occupazione: si assume un moltiplicatore nell’intervallo tra 1,7 e 3,5, mentre ex-post i dati indicano un fattore nell’ordine di 1. Vuol dire che a fronte di 100 euro investiti o spesi per consumi finali o intermedi, il ritorno e’ circa 100 euro o meno, non i 170 o i 350 euro delle previsioni”.
Secondo il candidato sindaco di Si-Sel, “anche l’immancabile previsione di impennata nell’afflusso di turisti e’ propagandistica. Si considerino per brevita’ soltanto le ultime 2 olimpiadi: durante i Giochi Olimpici del 2008, a Pechino erano previsti circa 400.000 turisti, ma ne sono effettivamente giunti 235.000 con una caduta di presenze nella capitale cinese del 30 per cento rispetto all’agosto dell’anno precedente; a Londra 2012, la caduta e’ stata del 6,1 per cento rispetto al 2011. Le ragioni sono intuitive. Una parte dei flussi ordinari viene scoraggiata dall’affollamento previsto per il ‘grande evento’ e dal connesso aumento dei prezzi e riduzione della qualita’ dei servizi”.
Nella mozione Fassina si osserva inoltre che al “risultato di breve periodo viene solitamente contrapposto un benefico ‘effetto legacy’, ossia l’impatto di medio-lungo periodo associato alle infrastrutture realizzate: la citta’ interessata dall’olimpiade o dai mondiali di calcio si ritrova in eredita’ impianti sportivi, alloggi per atleti e staff, linee di trasporto aggiuntive. Anche qui, i dati della realta’ indicano esattamente il contrario: rimangono opere sportive sovradimensionate rispetto alle esigenze della citta’ e costosissime da manutenere; strutture abitative necessitanti elevati costi di adattamento; linee di trasporto incompiute e non prioritarie. Soprattutto, a causa del deficit accumulato nella costruzione e gestione della manifestazione, il saldo di medio-lungo periodo e’ segnato dagli enormi debiti da pagare in termini di maggiori imposte o tagli di spese o un mix di entrambi”. Inoltre, “gli effetti di medio-lungo periodo sono considerati senza contare il ‘costo-opportunita”: le risorse da impegnare nelle olimpiadi o nei mondiali di calcio quali ricadute economiche e sociali, oltre che finanziarie, potrebbero generare investimenti in infrastrutture e interventi prioritari per la citta’ in termini di mobilita’ sostenibile, di attivita’ sportive e culturali, di housing sociale, di spazi verdi, di rigenerazione delle periferie; di fronte ai dati di realta’, diventa evidente la ragione per la quale sempre meno citta’ sono interessate a ospitare le olimpiadi o i mondiali di calcio e sempre meno formalizzano la candidatura. Per le olimpiadi del 2024, sono rimaste soltanto in 4. Boston si e’ tirata indietro per i rischi finanziari eccessivi. Amburgo ha detto ‘no’ dopo un referendum”.
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