Federica Mogherina passa l’esame del Parlamento Ue. Ma gli interrogativi restano
La Commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo ha approvato all’unanimità la nomina di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante dell’Unione Europea. La candidata ha parlato per 3 ore, secondo i resoconti, concentrandosi molto sul dossier russo, adottando una posizione che alcuni commentatori hanno definito “hawkish”, da “falco”, ricordando l’urgenza di lavorare assieme all”Ucraina per porre freno alla strategia di Putin, ponendo qualche perplessità sull’effettivo impatto delle sanzioni. Ha poi trattato la crisi del Medio Oriente e l’avanzata di ISIS, rispondendo “correttamente” alle domande poste dagli europarlamentari.
Sulla Palestina, ha accolto positivamente l’accordo tra Fatah ed Hamas, non rinunciando alla possibilità di proporre incentivi e disincentivi economici alle due parti per convincerle a tornare al tavolo negoziale. Ha ricordato l’urgenza di trattare allo stesso tempo crisi globali quali Ebola e cambiamenti climatici, e fatto accenno alla necessità di avere un rapporto più stretto e positivo con i paesi asiatici. Non a caso nei prossimi giorni si terrà a Milano il vertice UE-ASEAN, un’appuntamento importante nelle relazioni tra i due blocchi, in particolare con la Cina e quelle che venivano definite le “tigri asiatiche”. SI è impegnata a rivedere a fondo il funzionamento della “macchina” della diplomazia europea, il cosiddetto EEAS, predisponendo un “libro bianco” ed una valutazione a tutto campo, un passo osteggiato a suo tempo dalla Ashton.
Non è mancato un riferimento al TTIP, considerato non solo importante dal punto di vista del commercio ma anche in termini più propriamente strategici. Ossia come cercare di reingaggiare gli Stati Uniti, ormai concentrati sull’Asia pivot, in un partenariato che in cambio di concessioni sul commercio e gli investimenti dovrebbe riattivare una nuova forma di partenariato politico transatlantico. Qualche accenno alla Libia ed al rischio di avanzata di ISIS, all’emergenza migratoria. Insomma una performance valutata dai più come “eccellente”, svolta abilmente, ma nella quale sembra mancare la concretezza di ciò che l’Unione Europea dovrà fare a fronte delle crisi e delle emergenze attuali.
Insomma se da una parte Federica Mogherini ha passato l’esame della “macchina” burocratica dell’Unione Europea, dall’altra restano aperti molti punti interrogativi, che vanno al di là dei limiti “istituzionali” del suo mandato. Vale la pena di ricordare infatti che la politica estera secondo i trattati vigenti, resta nelle prerogative degli stati membri e l’Alto Commissario dovrà saper trovare un comun denominatore che assicuri un posizionamento “compatto” dell’Unione. Un problema di metodo e processo politico che però rischia di andare a discapito del contenuto dell’azione dell’Europa di fronte a dossier di grande rilevanza oggi e nel futuro.