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Giovedì, 6 febbraio 2014

Fiat, Sel: lo stop al rinnovo del contratto conferma le nostre paure. Dal Senato interrogazione al Ministero: il governo pretenda impegni precisi su stabilimenti italiani

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Si arena la trattativa tra Fiat e sindacati firmatari per il rinnovo del contratto degli oltre 80 mila lavoratori del gruppo. Si è concluso con un nulla di fatto il tavolo di oggi all’Unione industriale di Torino. L’azienda ha ribadito che non intende concedere aumenti salariali per l’andamento ancora difficile del mercato dell’auto e per il ricorso alla cassa integrazione. Dall’altra parte Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri hanno comunicato la loro indisponibilità a sottoscrivere un contratto che non preveda un aumento delle retribuzioni. Nei prossimi giorni i sindacati terranno assemblee negli stabilimenti del gruppo Fiat. «Abbiamo riscontrato una distanza molto rilevante e abbiamo di fatto sospeso la trattativa – afferma il segretario nazionale della Fim, Ferdinando Uliano – ci sarà un incontro tra le segreterie dei sindacati cosiddetti firmatari la prossima settimana, per assumere una posizione comune da proporre poi ai lavoratori nelle assemblee. Se l’azienda non si presenterà nelle prossime settimane con una posizione diversa, i lavoratori devono essere pronti ad aprire una fase di conflittualità. Gli aumenti del 2014 devono arrivare entro maggio, quando sarà presentato il piano del gruppo, mentre per il 2015 possiamo attendere fino a giugno»

Preoccupazione è stata espressa dalla consigliera regionale di Sel Monica Cerutti «Quella che era la nostra paura più grossa si è verificata puntualmente: la nuova FCA ha aperto un vero e proprio conflitto con i sindacati sul rinnovo del contratto ai lavoratori, lo scoglio sarebbe rappresentato dal nodo salari. E pensare che all’incontro con l’azienda erano seduti solamente i sindacati più vicini all’azienda, quelli che firmarono il famoso accordo che fu all’origine dell’allontanamento della FIOM dagli stabilimenti. A questo punto ci domandiamo in quale finta illusione ci chiederanno di credere tutti quelli che in questi anni hanno difeso Marchionne senza chiedergli mai conto di nulla» «Noi siamo dalla parte dei lavoratori e da sempre abbiamo contestato i metodi utilizzati dall’amminstratore delegato del gruppo italo-americano prosegue Cerutti – e le sue decisioni in merito al futuro di Mirafiori. La settimana scorsa fummo gli unici a sollevare la questione contrattuale subito dopo il consiglio di amministrazione che ha cancellato più di cento anni di FIAT e nessuno ci ha ascoltati. Siamo oggi qui a ribadire che la situazione sta diventando insostenibile per gli operai di Mirafiori, ma anche per quelli dell’indotto: vogliamo capire come raddrizzare la barca prima che affondi oppure dobbiamo continuare ad assistere a osceni ammiccamenti tra politica e imprenditoria? E’ il momento di sollevare la questione anche tornando in piazza al fianco dei lavoratori».

Intanto al Senato il senatore Barozzino, capogruppo di Sel in commissione lavoro. ha presentato una interrogazione a risposta orale indirizzata al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

«Se l’intento di Marchionne è quello di trasferire all’estero i profitti e di lasciare tutti i costi in Italia deve essere subito fermato. Chiediamo al Governo e al Ministro del Lavoro di pronunciarsi nell’immediato sulla nuova fusione FCA (Fiat Chrysler Automobiles), che avrà sede sociale in Olanda e quella fiscale nel Regno Unito, perché si tratta di un’operazione davvero poco chiara e trasparente. Vogliamo sapere – ha proseguito – quale sarà il destino degli stabilimenti italiani, perché alle dichiarazioni rassicuranti del management dell’azienda non sono ancora seguiti impegni precisi, concordati e sottoscritti. Chiediamo che sia verificata la regolarità di tutti gli aspetti del progetto, compresi quelli fiscali e che si verifichi da subito quali saranno gli effetti sul terreno produttivo ed occupazionale. Conoscere, insomma – ha concluso Barozzino – quali saranno i costi, in seguito alla nascita della FCA, che subiranno i soliti noti: i lavoratori».

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