Francia, la marcia silenziosa degli studenti arabi in Calabria
Un nutrito gruppo di studenti musulmani ha manifestato stamani all’interno del campus dell’Universita’ della Calabria, alle porte di Cosenza, in segno di dissenso contro gli attentati di Parigi. I giovani hanno esposto striscioni contro il terrorismo, scritti in arabo e in inglese, oltre che in italiano, percorrendo silenziosamente i viali della cittadella universitaria.
“Chiunque uccida un uomo sarà come se avesse ucciso l’umanità intera” era scritto su uno dei tanti cartelli innalzati dai ragazzi che riportava un versetto del Corano. Su un altro si leggeva: “Il terrorismo non ha religione”. I giovani dimostranti si sono radunati intorno ad un plastico della torre Eiffel, simbolo della capitale francese.
«Quando abbiamo letto quello che era successo a Parigi abbiamo pensato non ci piace per niente. Abbiamo letto che molti pensano che gli islamici siano terroristi e invece non è così. E’ stato brutto quel titolo su Libero ”Bastardi islamici” e mi chiedo perché? Noi non siamo terroristi. La comunità egiziana, ad esempio, è in Italia dagli anni ’70, lavora e vive in Italia da anni, non diamo fastidio a nessuno». Khaled è uno dei ragazzi che ha organizzato la marcia silenziosa all’Università della Calabria, insieme ai suoi amici egiziani, tunisini, arabi ha voluto organizzare una manifestazione «come reazione per dire ciò che siamo, noi per primi ci opponiamo al terrorismo».
Ahmed, anche lui studente all’Unical, sottolinea che ”l’Islam con il terrorismo non c’entra niente. Anzi -spiega- la parola stessa Islam deriva da Salem che significa pace. E negli insegnamenti del Profeta si parla solo di difesa, non di uso della violenza per uccidere o attaccare le chiese”. Per gli studenti di religione musulmana ”il problema è l’estremismo e noi non vogliamo che l’Islam venga associato all’estremismo”. La marcia silenziosa è stata organizzata con il passaparola su facebook in pochissimo tempo e hanno partecipato sia italiani che altri studenti stranieri, finlandesi, polacchi, ospiti dell’Unical.
«Speriamo che attraverso i social network la nostra azione possa arrivare fino a Parigi», dicono gli organizzatori. Alla manifestazione mancava un ragazzo tunisino, che ha raggiunto il gruppo nel pomeriggio sul ponte dell’università. «Lavoro in un call center che serve Alitalia -spiega- e stiamo avendo molto lavoro per i problemi con i voli, al punto che abbiamo dovuto fare gli straordinari. Ora comunque la situazione è migliorata”. Studia ingegneria meccanica e sogna di poter tornare nel proprio paese dopo la laurea. ”Anche in Tunisia purtroppo ci sono situazioni di intolleranza, l’altro giorno-spiega- hanno ucciso un ragazzino di tredici anni e hanno mandato la testa ai familiari. Che senso ha fare questo a un ragazzo innocente?». Al momento nessuno dei giovani studenti è stato soggetto a comportamenti razzisti dopo i fatti di Parigi. «Confido -conclude il tunisino- nell’intelligenza del popolo italiano. Noi siamo come voi”. Infine, alla domanda sulle responsabilità per quanto accaduto e le precauzioni affinché non accada più, rispondono: ”Sono i governi ad avere il potere di fare qualcosa e anche il mondo islamico dovrebbe isolare gli estremisti».