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Lunedì, 24 marzo 2014

Francia, un voto che cambia la geografica politica

Marine Le Pen

La Francia ha anticipato purtroppo quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi in tutta Europa. L’affermazione di populismi dal carattere xenofobo ed antieuropeo, capaci di assumere dimensioni di massa e di rompere il bipolarismo socialisti-popolari. Il successo del Fronte nazionale segna un punto di non ritorno. Per la prima volta quel partito si consolida in maniera significativa nelle elezioni municipali, schiera una classe dirigente dal volto meno impresentabile e minaccioso rispetto al passato ed entra a gamba tesa nel cuore dell’elettorato della sinistra deluso da due anni di Presidenza socialista.

La sinistra tradizionalmente radicata nei Municipi, in grado di garantire buongoverno e competenze diffuse, vive un tracollo ed un’erosione della sua base sociale. Accanto alla retorica securitaria, Marine Le Pen aggiunge al suo menu elettorale due elementi tutt’altro che secondari. Il primo dei quali è lo sfruttamento di un’ondata antipolitica che sta permeando anche un pezzo di società francese, stanca degli scandali, di una classe dirigente ritenuta inefficiente e vulnerabile, attraversata da una polemica anticasta che sta divorando sia i vertici della gauche che l’ex gruppo sarkozista.

Allo stesso tempo, la campagna antieuro lanciata dall’ FN acquista una dimensione simbolica fortissima, che interroga un paese che sta perdendo quota in Europa, con un tasso di disoccupazione paragonabile ai Paesi dell’ area euromediaterranea, e che comincia ad avvertire di nuovo il richiamo della sovranità nazionale. Il combinato disposto di questi tre fattori fa strappare comuni importanti, entrare in diversi ballottaggi, e produce un nuovo radicamento, molto più elevato rispetto soltanto a dieci anni fa. I lepenisti si sono presentati in appena 600 comuni su 36000 che andavano al voto. Più che nel passato, segno di un consenso crescente e del fatto che ci sono cittadini pronti a “metterci la faccia” rispetto alla Conventio ad exludendum che nel corso degli anni ha pesato tantissimo nel voto e nella partecipazione. E per la prima volta, la destra di origine gollista non accetta l’appello al fronte repubblicano ovunque sia possibile e fa esplicito richiamo alla destra nazionalista per il secondo turno.

Insomma, si tratta di un voto che cambia la geografia politica, che riduce lo spazio elettorale della sinistra e punisce esplicitamente la cosiddetta “gauche molle” capace nella campagna elettorale di due anni fa di rimobilitare i sentimenti di un elettorato socialista fuori dall’Eliseo per ben tre lustri. Oggi Hollande si trova di fronte alla necessità di una svolta radicale. Probabilmente a partire dalla direzione del governo che andrà cambiata, con la sostituzione del Primo Ministro Ayrault e rinnovando una squadra di governo troppo imbalsamata dal bilancino delle correnti del Ps. Occorrerà una leadership del governo più autonoma dall’Eliseo ed anche capace di immaginare un’uscita a sinistra dalla crisi, senza civettare con gli argomenti della destra e più netta sui temi dell’austerity.

Un cambio di passo necessario, se si vuole arrivare con qualche chance alle presidenziali del 2017. Allo stesso tempo nella sinistra si giocherà una partita per la leadership del Front de gauche. La rottura tra comunisti e Melenchon si è vista già al primo turno, con la scelta dell’ex leader della sinistra socialista di correre da solo senza alleanze. Ne esce dunque un risultato molto frastagliato, che in ogni caso non aiuta anche la chiarezza per una nuova stagione di alleanze a sinistra. Che a questo punto diventano necessarie anche per i socialisti per riaprire una prospettiva di rilancio nei prossimi tre anni.

Finisce così la stagione dell’autosufficienza del Ps. Le Europee saranno un banco di prova, decisivo per comprendere se il risultato dell’estrema destra è o meno un fuoco di paglia. Stando ai sondaggi, Marine Le Pen gioca per il primo o il secondo posto. La sinistra nel suo complesso arretrerebbe e i socialisti avrebbero una debacle. Come fu già cinque anni fa, nonostante l’affermazione dell’anno precedente in tutti gli enti locali più significativi ed alle stesse elezioni regionali. Le europee in Francia solitamente premiano le forze meno tradizionali, liberano il voto e costruiscono nuove tendenze. Nel 2009 furono i verdi con Europe Ecologie a beneficiarne. Questa volta Nessuno ha chiaro l’esito a sinistra. Nè il Front de gauche né i verdi sembrano in grado di compensare il calo socialista ampiamente preannunciato. E, dunque, dalla Francia potrebbe venire un risultato che sconvolgerebbe anche gli equilibri del prossimo parlamento di Bruxelles.

Commenti

  • francesco

    Un campanello di allarme anche per i social-democratici nostrani -PD in testa!- e per i suoi reggi-coda…
    La Storia non fa sconti a nessuno: tra la copia e la fotocopia, si preferisce sempre la prima!

  • francesco

    Post Scriptum.
    D’ora in poi, suggerisco di definirli social-democristiani. Mi pare più calzante.

  • Dario

    Post post scriptum.
    Francesco, sei troppo generoso con le parole. Io dico che paradossalmente su alcuni temi (vedi pensioni d’oro) sono più a sinistra del PD i Fratelli d’Italia. Il PD è di centro, non vedo grosse differenze con Scelta Civica, a parte battaglie di facciata e programmi senza valore.

  • francesco

    Concordo pienamente. Non è un caso che si ritrovino insieme nel governo delle “larghe intese”.

  • Giulio Tiradritti

    Ma insomma, quale è la verità? In Francia, l’estrema destra, fa comodo sbrigativamente chiamarla così, è euroscettica, contro l’immigrazione soprattutto islamica. Quella stessa Europa che si preoccupa dei populismi poi appoggia l’estrema destra ucraina, che si presenta con le bandiere naziste e dell’Unione Europea contemporaneamente. Bisogna preoccuparsi dei populismi oppure no? Nella nostra isola di Lampedusa, soltanto perché qualcuno è stato spogliato per essere disinfettato, i media del potere capitalista europeo hanno descritto il nostro paese, che certamente avrà tanti difetti, ma dal punto di vista della tolleranza, molto meno di altri, come se ci fosse la Gestapo. Poi però contemporaneamente i democratici europei, che tanto si sono scandalizzati per quello che è successo a Lampedusa, hanno etichettato i nazisti ucraini come combattenti per la libertà, e non alzano un dito contro le loro leggi discriminatorie nei confronti delle altre minoranze. Dobbiamo essere a favore o contro i populismi europei? Se qualcuno me lo sa dire, me lo dica.