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Mercoledì, 11 novembre 2015

Fratoianni intervistato da Fanpage.it: «Vi spiego perché Civati sbaglia a non aderire»

Fratoianni_Civati

Dopo l’intervista di ieri in cui Civati spiegava il perché della sua non adesione a ‘Sinistra Italiana’, il gruppo parlamentare che unisce i parlamentari di SEL con alcuni fuoriusciti del PD, oggi Nicola Fratoianni (coordinatore nazionale di SEL e membro in Parlamento del gruppo ‘Sinistra Italiana ha voluto spiegare il percorso che hanno intrapreso. E risponde a Civati.

Fratoianni, Civati dice che non capisce come può aderire a ‘Sinistra Italiana’ che sembra un progetto più figlio di un accordo di Palazzo piuttosto che di un vero percorso popolare. Cosa siete? Cosa volete diventare?
Sinistra Italiana è un gruppo parlamentare. Un nuovo gruppo parlamentare che si candida a diventare un terminale sociale per i movimenti, per le reti, per i sindacati: per quei corpi sociali che oggi sono il principale obiettivo dell’offensiva del Governo Renzi. E naturalmente si candida anche per contribuire semplicemente nella funzione di gruppo parlamentare ad un processo ovviamente più largo che è (e penso che dovrebbe esserlo per tutti) la costruzione di una forza politica capace di dare voce e rappresentanza ai tantissimi che non ne hanno più.

Semplificando possiamo dire che non è un punto di arrivo ma un punto di partenza, quindi?
Certo. È un punto di partenza ed è un fatto politico oggi nella sua dimensione che è quella del Parlamento. Mette semplicemente insieme chi in Parlamento da mesi vota esattamente le stesse cose.

Ma non temete che da fuori l’iniziativa parlamentare possa essere vissuta come l’accordo tra pochi?
No, non lo temo perché non è questo il segno di questa operazione. Oggi è una scelta dei parlamentari ma penso che i gruppi parlamentari possano contribuire ad un processo molto più largo. Non possono e non vogliono sostituirsi ad un processo largo, al massimo esserne uno degli elementi costitutivi. Parte di un percorso. Da questo punto di vista devo dire che il grande interesse che questo gruppo ha prodotto in tutta Italia dia ragione di un’idea: c’è l’urgenza di dare segnali unitari. Prima di tutto lì dove è possibile farlo e dove è coerente farlo, sulla base dei comportamenti del merito delle questioni: se votiamo tutti sempre allo stesso modo viene difficile capire perché non siamo seduti dalla stessa parte in Parlamento.

Però all’interno di questo gruppo ci sono anime molto diverse. Penso a Milano, dove Pisapia insiste nel creare un’alleanza con il Partito Democratico, voi come SEL avete firmato la carta delle primarie mentre Fassina ha già detto di non essere disponibile ad appoggiare un eventuale Sala candidato del centrosinistra…
Ci sono diverse anime e sensibilità articolate in modo diverso però io starei ai fatti: vediamo quello che succede e quello che succederà concretamente. Eviterei di pensare che la discussione o l’articolazione dei diversi punti di vista sia vissuta come un problema o qualcosa da demonizzare. Io voglio costruire un soggetto politico plurale e penso che le differenze siano un valore aggiunto. Non ho mai amato l’idea di costruire progetti nei quali tutti debbano essere d’accordo su tutto. La costruzione di una nuova prospettiva è un lavoro, un lavoro anche duro, che richiede disponibilità e capacità di mettersi in discussione, imparare a considerare la propria posizione non come una rendita ma come un punto di partenza. Solo così si fa tutti un servizio utile alla causa.

Siamo alla solita, abituale, frammentazione della sinistra? Perché oltre a Possibile di Civati anche Rifondazione sembra farsi “fuori” da questo processo, tu vedi davvero possibile una sinistra unita alle prossime elezioni?
Io la vedo necessaria, non fattibile. E penso ad una sinistra di tutti e di tutte che sia qualcosa oltre alla semplice somma di quello che c’è. Non un federazione ma piuttosto un’innovazione in cui tutti costruiscano anche un’esperienza di contaminazione e di superamento del proprio punto di origine. Del resto segnalo che proprio in questi giorni abbiamo definito il percorso per lanciare un percorso che da gennaio dia vita ad una fase costituente e lo abbiamo deciso mettendo insieme si quelli che oggi danno vita in Parlamento a Sinistra Italiana sia a coloro che hanno fatto scelte diverse o che in Parlamento non ci sono. Come si vede il percorso c’è già.

A cui ha aderito anche Possibile?
Certo. Erano presenti alle riunioni. Loro e Rifondazione.

Andiamo ai referendum. Civati ha fatto notare che due quesiti referendari sono praticamente identici a quelli lanciati da Possibile questa estate, comunque ha chiarito che saranno a disposizione.
E questo mi sembra un elemento positivo come qualsiasi elemento che produce unità. Credo che tantissimi sentano il bisogno di uno sforzo condiviso. Tantissimi militanti di SEL e consiglieri comunali hanno aiutato Possibile questa estate, e noi abbiamo valutato diversamente due punti: la tempistica e il modo. Per noi fare un referendum sul Jobs Act senza il coinvolgimento della Fiom o delle parti sociali che con quella legge devono fare i conti è stato un limite. Non avendo ancora in quel momento raggiunto una posizione che ci garantisse una trasversalità e un’organizzazione utile per quella battaglia ci siamo limitati a valutare che non fosse il caso di fare quel percorso in quel momento. Bastava farli tutti insieme facendo partire la campagna qualche mese dopo. Non c’è né ripicca né contesa di protagonismo. Mi sembra positivo che oggi ci possa essere unione su alcuni temi, in modo più nitido.

Ma essendoci le amministrative in primavera non c’è il rischio che si finisca a raccogliere le firme in estate proprio come avevate “condannato” Possibile quest’anno?
No. Da gennaio ci sono sei mesi. Abbiamo tutto il tempo per organizzarla ed incrociarla, perché no, anche con la battaglia politica delle amministrative.

Amministrative, a proposito: a Milano SEL ha firmato il “patto” per le primarie con il PD…
SEL ha firmato chiarendo che la nostra firma è sulla base di un quadro disponibile. Di fronte alla modifica di quel quadro SEL si prenderà la libertà di fare una valutazione. Io non considero Sala un candidato che possa interpretare la continuità con il modello di Pisapia. SEL si è battuta e continua a battersi per non disperdere l’esperienza amministrativa di Pisapia che noi consideriamo importante.

Oggi la senatrice PD Lucrezia Ricchiuti ha reso pubblico il suo appoggio per Majorino: può essere che si ricrei quello “spostamento” che ha portato Pisapia a vincere le primarie pur dato in partenza come perdente?
Auspico sempre che ci possa essere un sano mescolamento. La sinistra deve lavorare per dare continuità ad un’esperienza che consideriamo positiva.

Roma: Fassina ha detto “potremmo anche appoggiare il candidato del M5S”. Non è sembrata un’uscita felice…
Ha semplicemente detto che se ci trovassimo di fronte ad un ballottaggio M5S e PD potremmo valutare un appoggio ai 5 stelle a patto che ci sia un programma condivisibile. Qui c’è un concetto molto importante che riguarda cosa significa oggi immaginare una forza di sinistra che si candidi a mettere in campo una visione autonoma: non c’è nulla di scontato. Lo schema col PD non è più scontato ma si misura sulla base del merito.

 

Però a differenza di Milano sembra difficile che voi a Roma possiate trovare un accordo con il PD.
A Roma al primo turno non c’è nessuna possibilità. L’abbiamo già detto e stiamo lavorando su altre ipotesi, tra cui l’importante disponibilità data da Stefano Fassina.

Cagliari, senza problemi?
A Cagliari abbiamo un sindaco (Zedda) che ha fatto molto bene e non sento nessuna obiezione quindi si lavora sulla sua riconferma.

Se dovessi mandare un messaggio a chi non è ancora entrato in Sinistra Italiana, cosa gli diresti?
Ognuno ha il suo percorso che io rispetto profondamente. Voglio solo dire che in questo momento ovunque io vada mi chiedono di unire le forze e di condividere i progetti. C’è bisogno di dare forza ad un’idea di cambiamento progressiva che stia con i diritti, con il lavoro, con l’ambiente. Con tutti quei nodi in cui questo Governo ha dimostrato di non essere di sinistra.

Pensi che dal PD (ma anche dal M5S) ci saranno altri fuoriusciti dopo questa vostra iniziativa?
Penso che nel PD ci sia grande insofferenza. Tra i dirigenti, tra i militanti ma soprattutto nel corpo elettorale ci sia già una scissione significativa. Per questo noi dobbiamo offrire un punto di riferimento importante. Insieme. Dall’alto e dal basso.

Renzi ha detto che voi siete “quelli del no”…
In realtà l’acronimo di Sinistra Italiana e SI già nel nome, sarebbe troppo facile fare una battuta. Noi siamo quelli che dicono no ad un cambiamento che impoverisce le perone, il territorio e la competitività di un Paese. A questo certo che diciamo di no.

Fonte Fanpage.it

Commenti

  • alfa

    Civati qui ha ragione, non si può spacciare l’unione di dirigenti di Sel/Fassina per il nuovo soggetto. Così si parte male e si creano diffidenze.

    Il processo dev’essere dal basso, nelle assemblee. Dovete dire a giornalisti e sondaggisti che non considerino SI come soggetto politico unitario, così si alimenta solo confusione (o qualcuno vuol far questo).