Gentiloni e il ginepraio libico
Il ministro Gentiloni dichiara che senza l’ok del Parlamento non ci sarà alcun intervento in Libia. Dovrebbe essere ovvio, ovviamente, ma ovvio non è, visto come è andata tutta la faccenda nelle settimane che abbiamo alle spalle. Tra balletti governativi sui tempi del fare, incertezza generale sulla natura del che fare, attese sine die sulla condizione del come farlo – l’attesa salvifica della chiamata d’aiuto da parte del fantomatico governo di unità nazionale libico – e soprattutto sotto l’incombenza del decreto in materia azioni militari che il governo ha secretato, il Parlamento è stato semplicemente ridotto a un fantasma senza nessuna voce in capitolo. Basta il Consiglio supremo della Difesa e possiamo stare tranquille che siamo in mani sicure. Anche nel 2011 concorremmo al disastro libico per impulso neanche messo in discussione in sede parlamentare, di quell’organismo. Questo per ricordare che se il Parlamento è messo da parte la colpa è anche, soprattutto anzi – del Parlamento e del declino della rappresentanza sempre meno costituzionalmente orientata e politicamente in grado di essere l’istituzione sovrana che dovrebbe essere.
Oggi il problema che il Parlamento dovrebbe affrontare, per esempio, non è ricevere dal ministro Gentiloni la compiacenza della dichiarazione in merityo all’ok. Quella dichiarazione è semplicemente la prova che il governo sa di essersi infilato in un ginepraio, avendo fatto intendere di essere non solo d’accordo ma anche pronto all’intervento, e di trovarsi oggi di fronte, anche in seguito alla morte dei due tecnici italiani, a una accelerazione incontrollabile delle dinamche e a un’opinione pubblica forse meno imbambolata di quanto non fosse prima di fronte all’idea di partire per l’avventura militare.
E’ solo una follia, semplicemente non va fatta. Nessun governo libico degno di questo nome chiamerà al cimento il nostro Paese e il peso del nostro passato colonialista proprio in Libia ci dovrebbe inchiodare ad altre responsabilità verso quel Paese. Altre devono essere le strade da battere. Lunghe e difficili? Forse sì, anzi sicuramente. Ma sicuramente meno disastrose dell’intervento militare. Di Neutralità attiva parla il documento di proposte per la Libia di Un ponte per… Sarebbe il caso che i promotori venissero auditi dalla commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato. Sarebbe sicuramente più utile di molte altre cose…