Giovanni Falcone, l’antimafia e il circo delle vanità
Oggi noi non celebriamo la morte di Giovanni Falcone, ne celebriamo la vita. La vita di uomo che, rimanendo spesso isolato, ha combattuto la Mafia con metodi nuovi, rifuggendo le analisi convenzionali ed essendo pronto a rischiare oltre la vita anche la propria credibilità per le sue idee. Per questo oggi quelle idee devono tornare a camminare sulle gambe di altri uomini.Io non avevo ancora compiuto 10 anni quando una bomba cambio il corso della mia vita e di quella di un’intera generazione di palermitani.Sono cresciuto negli anni difficili ma entusiasmanti della Primavera Siciliana, quando combattere la Mafia significava scontrarsi con un sistema di potere consolidato e mettere a repentaglio la propria vita.
Amministratori, Sindacalisti, Magistrati e Poliziotti erano diventati i nuovi eroi di una guerra che si combatteva con le armi della legalità, della trasparenza e della cultura.Poi tutto è cambiato, l’antimafia è diventata una medaglia da appendere al petto, un corpo contundente da usare nell’agone politico, magari di una campagna elettorale. L’antimafia è diventata cortina fumogena per camuffare la debolezza di una classe dirigente davanti al potere. Gridare più forte il proprio essere antimafiosi è diventato il modo con cui si nascondono le proprie responsabilità nel mantenere in vita un sistema di potere che sta uccidendo la nostra terra.
E’ diventato il modo per non discutere più di cosa è diventata la Mafia oggi, di come quella zona grigia i cui confini sono sempre più sfocati si sia allargata a dismisura moltiplicando il potere di infiltrazione della criminalità organizzata. Ricordo ancora i manifesti con cui Totò Cuffaro fece tappezzare la Sicilia negli stessi giorni in cui incontrava i prestanome di Bernardo Provenzano a bagheria. “La Mafia fa schifo” c’era scritto sopra, proprio per affermare che lui il Presidente della Regione era più antimafioso degli altri.
L’antimafia non può continuare ad essere un circo delle vanità, dobbiamo avere il coraggio di tornare a pensarla come un insieme di comportamenti atti a segnare una discontinuità con il sistema di potere mafioso dal punto di vista amministrativo, economico e soprattutto culturale. Credo che questo sia stato l’esempio che ci ha lasciato un uomo come Giovanni Falcone, ed è per questo che oggi ho scelto di rendere omaggio alla sua memoria fuori dalla ritualità del semplice ricordo ma consegnandovi questa riflessione.Invi