Giulio Regeni, sit in all’Ambasciata egiziana a Roma: no a verità di comodo. Delegazione di SI incontra rappresentante ambasciata
Circa duecento persone si sono raccolte in via Salaria 267, di fronte all’entrata di Villa Ada dove ha sede l’ambasciata di Egitto, per manifestare in ricordo di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto. “Non accetteremo un ingiusto tentativo di screditare Giulio o ipotesi fantasiose sulla sua fine. Chiediamo la verità, non accetteremo versioni di comodo”, dicono gli organizzatori.
“Il corpo di Giulio Regeni porta una firma, la firma della tortura di Stato e dobbiamo scoprire nomi e cognomi di chi ha messo quella firma. Vogliamo la verità”. Con queste parole Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia ha aperto il sit-in organizzato oggi pomeriggio a Roma davanti alla sede dell’ambasciata d’Egitto. A un mese dalla scomparsa del giovane ricercatore friulano, l’ong, insieme all’associazione Antigone e alla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, intende mantenere alta l’attenzione sulla vicenda. “E’ un caso di tortura come centinaia di altri in Egitto”, spiega Noury. “Si tratta di metodi, utilizzati nelle stazioni di polizia. Con questo non vogliamo arrivare a nessuna conclusione, non spetta ad Amnesty stabilire chi siano i colpevoli, ma è doveroso mantenere alta l’attenzione”. Tante le sigle che hanno aderito alla manifestazione: Arci, Articolo 21, Cittadinanza attiva, Link Roma, Asgi, Usigrai, Fnsi, Cgil, Cisl, Uil. Presenti anche lo scrittore Erri De Luca e l’artista Lorenzo Terranera e esponenti del mondo politico fra questi, Pia Locatelli e Nicola Fratoianni (Sel), Michele Piras (Sel) l’ex ministro del Welfare, Paolo Ferrero e il segretario dei radicali italiani, Riccardo Magi. A rappresentare la famiglia Regeni, l’avvocato Alessandra Ballerini.
Una delegazione composta da due parlamentari di sinistra italiana, il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni e Michele Piras, quest’ultimo membro della commissione Montecitorio, sono stati ricevuti da un rappresentante dell’ambasciata egiziana a Roma insieme agli organizzatori della manifestazione per tornare a chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni.
«L’ambasciatore ci ha ricevuti e ha fatto quello che fa normalmente un ambasciatore in questo caso: ci ha detto che riferirà in merito a questo colloquio al Cairo». E’ stato il commento di Nicola Fratoianni, uscendo dall’ambasciata egiziana a Roma. Tornando a manifestare con gli altri partecipanti al sit-in, Fratoianni, conversando con i giornalisti, ha aggiunto: «Noi (con lui e Michele Piras è stato ricevuto anche l’ex ministro Paolo Ferrero) abbiamo ribadito all’ambasciatore le ragioni di questa manifestazione, gli abbiamo detto che le versioni sulla morte di Regeni provenienti dalle autorità egiziane sono troppe e che questo non ci convince. C’è un’opacità inaccettabile e le relazioni economiche con l’Egitto non potranno mai essere importanti come la verità su Regeni. All’ambasciatore abbiamo anche detto che continueremo a chiedere al Governo italiano di pretendere la verità fino in fondo».