Gran Bretagna, oggi il voto sui raid aerei. Cameron attacca Corbyn, che conferma: strategia sbagliata ed incerta
Oggi a Londra la giornata chiave per il coinvolgimento della Gran Bretagna nei bombardamenti in Siria. Al parlamento britannico infatti è in corso il dibattito e la votazione alla Camera dei Comuni sull’estensione alla Siria degli attacchi aerei contro l’Isis, attualmente limitati all’Iraq. L’opinione pubblica del Regno Unito è divisa: un sondaggio di YouGov rivela che meno della metà degli elettori (il 48 per cento) è a favore dei raid e che cinque milioni di persone hanno cambiato idea rispetto a una settimana fa, quando il consenso era al 59 per cento. Nello stesso periodo, però, è diminuita anche la popolarità di Jeremy Corbyn, leader del Labour, principale partito di opposizione, nettamente contrario ai bombardamenti.
La vigilia del passaggio parlamentare è stata carica di tensione. Il primo ministro, David Cameron, ha esortato i deputati conservatori a non votare come “Corbyn e un gruppo di simpatizzanti dei terroristi”. Il premier, a sua volta, ha dovuto rispondere alle polemiche sull’ipotetica partecipazione di 70 mila combattenti “moderati” alla lotta contro lo Stato islamico per effetto dell’intervento della Gran Bretagna, ammettendo il rischio di infiltrazioni di estremisti. I voti contrari di alcuni Tory ribelli dovrebbero essere compensati da quelli dei liberaldemocratici, degli unionisti democratici e dei laboristi che voteranno secondo coscienza; il Partito nazionale scozzese (Snp), invece, voterà contro.
La mozione di Cameron punterà sulla “minaccia diretta” posta dall’Isis al Regno Unito e alla pace e sicurezza internazionale; sull’esistenza di presupposti legali in conformità con la Carta delle Nazioni Unite; sull’inserimento della componente militare all’interno di una strategia più ampia; sulla richiesta di aiuto della Francia e di altri alleati e sull’esclusione dell’invio di truppe di terra. In un articolo pubblicato sul Daily Mirror, Corbyn accusa Cameron di voler affrettare la discussione parlamentare perché i suoi argomenti non sono convincenti. Il leader laborista riconosce che l’Isis ha imposto un regime di terrore su milioni di iracheni, siriani e libici e che rappresenta una minaccia anche per la Gran Bretagna; a suo parere, però, il governo non ha spiegato in che modo i raid potrebbero ridimensionare o aggravare tale minaccia. In particolare, il premier non ha offerto alcuna prova dell’esistenza di forze di terra in grado di riconquistare i territori conquistati dallo Stato islamico. Inoltre, prosegue il numero uno del Labour, la risoluzione 2249 del Consiglio di sicurezza dell’Onu non autorizza in modo chiaro e inequivocabile un intervento. Infine, non e’ stato spiegato in che modo i bombardamenti potrebbero contribuire ai negoziati per un accordo politico sul conflitto siriano.