Sei in: Home › Attualità › Notizie › Grecia, il contagio democratico. Ecco perché Tsipras ha già vinto
Domenica, 28 giugno 2015

Grecia, il contagio democratico. Ecco perché Tsipras ha già vinto

Alexis Tsipras

“L’intera società greca è a pezzi. La gente non ha più fiducia nel governo”.

Parole di Jeroen Dijsselbloem, Presidente dell’Eurogruppo, a commento del Piano umanitario varato da Alexis Tsipras per dare sostegno alle 300.000 famiglie greche che non hanno nemmeno l’elettricità in casa, quando ce l’hanno una casa.

Una frase che più di altre racconta del livello subdolo e inaccettabile di pressione e di ricatto cui è sottoposto il governo greco e con esso il suo popolo. La ex Troika non accetta che il governo greco utilizzi 200 milioni di euro per le misure contro la povertà e non accetta la strada individuata e proposta per ridare fiato, fiducia e speranza alla Grecia e per fare in modo che torni a crescere.

Per questo Dijsselbloem, Merkel, Lagarde arrivano persino a mettere in discussione la legittimità del governo di Alexis Tsipras, alimentando quelle voci che ritengono sia in atto un piano della tecnocrazia europea per disarcionare Syriza dalla guida del paese.

Un’ingerenza davvero intollerabile, l’ennesima. Così come sono ingerenze intollerabili le insistenze sulle cosiddette “riforme strutturali” che la Grecia dovrebbe compiere per uscire dalla crisi. Aumento dell’IVA, aumento dell’età pensionabile, ulteriori licenziamenti e ulteriori tagli alla spesa sociale (servizi, sanità), privatizzazione dei servizi essenziali.

In cambio di circa 16 miliardi (di cui 11 di ricapitalizzazione delle banche, ben inteso) che, sommati agli avanzi primari del bilancio greco, serviranno esclusivamente a pagare le rate dei prestiti. Il che vuol dire che il governo greco non avrebbe alcuna libertà di manovra sui propri conti e sulle scelte da compiere. In sostanza, ti invitano a spararti alla tempia e in cambio ti propongono un’aspirina.

Una strada già tracciata dal precedente governo greco, che ha aperto una voragine spaventosa nella società, fatta di disoccupazione, povertà, mortalità precoce.

Non accettano altre strade i creditori, nonostante i piani del governo greco rassicurino sulla tenuta complessiva dei conti.

“E allora decide il popolo in un referendum” dice Alexis Tsipras, contrapponendo al mostro della tecnocrazia l’arma della democrazia. Tsipras, con l’annuncio del refendum, ci dice che la storia non è finita, che esiste un’altra strada al pensiero unico tecnocratico europeo che non prevede le scelte politiche e libere dei popoli, e quella strada si chiama democrazia.

Il senso del referendum greco sta qui e racconta a tutta l’Europa che le decisioni sul proprio futuro e sulle politiche da intraprendere, spettano al popolo, non ai tecnocrati e ai sacerdoti del “there is no alternative”. E la reazione del ministro tedesco Schaeuble che dichiara chiusi i negoziati in ragione dell’annuncio del referendum, spiega una volta di più come la “variabile” democratica non sia prevista in Europa, o possa persino risultare oltraggiosa.

E’ questa, quindi, la partita e non riguarda i debiti degli stati. Non è mai stato un affare tecnico e non c’è mai stata una vera trattativa.

UE, FMI, BCE hanno paura di Syriza e di Tsipras, non del debito greco. Il contagio che temono è quello democratico, non quello dei titoli di Stato (su cui, per altro, i creditori hanno già lucrato).

E l’importanza della partita dovrebbero comprenderla i governi dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, Italia in testa. Il balletto ignobile dei paesi europei sulla gestione dei migranti avrebbe dovuto aprire gli occhi a Matteo Renzi. E’ ora che la smetta di suggerire a Tsipras di “portare a compimento le riforme richieste”, piuttosto, appoggi le proposte del governo greco e dichiari di rinunciare al credito. Poi potrebbe persino stracciare anche lui le letterine di “suggerimenti” politici che spesso giungono sul suo tavolo da Strasburgo.

Chi vuole gli Stati Uniti d’Europa sa bene che non c’è altra strada che l’interruzione dei dogmi ciechi dell’austerity e degli assurdi vincoli di bilancio e questa partita la sta giocando in solitudine la Grecia.

Comunque vada il referendum, Alexis Tsipras ha vinto, perché è stato capace di rovesciare il tavolo, smascherare la tecnocrazia e ristabilire i principi della democrazia.

L’Europa che vuole mantenere lo status quo, invece, è destinata ad andare a sbattere e a frantumarsi in mille nazionalismi, come la storia ci ha già insegnato e come i muri ungheresi di Orban preannunciano.

Fonte Huffington Post

Commenti

  • francesco

    Dunque, è il momento di mandare a quel paese l’Unione Europea, la Banca Centrale (diretta dall’italiano Mario Draghi e il Fondo Monetario Internazionale. Non c’è altra soluzione: la Troika è irriformabile!

  • nino

    era già chiaro prima, ma adesso ancor di piu’, che la costruzione dell’euro non è riformabile. L’euro doveva essere, ed è, la gabbia dell’austerità. Perciò si deve uscire. Il governo greco ci sta provando e ci riuscirà.Il problema è il nostro e degli altri piigs.

  • Francesco Martone

    Il referendum greco è anche il nostro referendum. E’ un referendum
    per riaffermare le ragioni dell’autentico progetto europeo, solidale,
    di giustizia, contro un tentativo di colpo di stato eterodiretto,
    stavolta non con i “tanks” ma con le “banks”. I tre i pilastri centrali
    dell’antica democrazia greca erano , il “nomos”; l'”ethos”, ed il
    “demos”, la legge, l’etica, il popolo.
    Se oggi il “nomos” lo detta la Trojka, l'”ethos” è quello della finanza e dell’austerity, spetterà
    allora al “demos”, al popolo, il compito di dare l’impulso per una
    rifondazione dell’Europa. Un progetto che era nato per mediare tra
    democrazia e mercato, tra ricerca del profitto e giustizia sociale.
    Questo progetto è stato scientemente distrutto e spetta a noi l’opera
    difficile di ricostruzione, non più mediando, ma anteponendo
    definitivamente la giustizia sociale e la democrazia reale. Il nostro
    impegno accanto al popolo greco quindi non è è solo giustificato dal
    fatto che i prossimi potremmo essere noi a soffrire gli effetti delle
    ricette ordoliberiste, o da un doveroso impegno di solidarietà con un
    popolo che resiste. Ma anche perché facendo del referendum greco il
    nostro referendum, ne facciamo un’occasione ed opportunità unica per
    aprire una fase “costituente”, di rottura necessaria che andrà poi
    accompagnata dalla costruzione di un’Europa diversa.

  • Carlo47

    Io sono con il popolo Greco e Tsipras ha fatto un passo coraggioso nel chiedere il Referndum, prima di accettare le proposte ricattatorie della rinata Troika.
    Visto come è andato il caso Greco, non sono però più sicuro di volere gli Stati Uniti d’Europa.
    Questa Europa Nazionalista ed Egoista mi fa schifo e voglio uscirne al più presto.
    Propongo quindi che l’uscita dall’UE diventi una iniziativa di Sinistra per la Libertà.

  • fabrizio

    Lode e Onore a Tsipras e al suo popolo greco.

    Perché nei Trattati Europei, giuridicamente parlando, non c’e’ la definizione di Popolo?

    Come mai ? E’ stata e continua ad essere una dimenticanza oppure …………

    Perché si parla e parlano di flessibilità sui vincoli?

    Come mai non e’ mai stata affrontata , democraticamente parlando, la flessibilità in termini di facoltà?

    Facoltà sui vincoli secondo principi di autodeterminazione dei popoli.

    Facoltà sui vincoli in nome dei Diritti Civili e Politici secondo la sacrosanta Tutela dei Diritti Umani.

    Facoltà in nome della Consuetudine Nazioni Civili secondo i sacrosanti Diritti e Principi Internazionali.

    Quando il Ministro delle Finanze Greco ha abbandonato il tavolo , il Ns. Paese doveva fare
    altrettanto.

  • francesco

    Come era prevedibile, è in atto una campagna mediatica e bugiarda nel tentativo di convincere i greci ad accettare le proposte – capestro dei soloni di Bruxelles. C’è il rischio concreto che il Referendum possa trasformarsi in un’arma micidiale nelle mani della Troika. Tsipras avrebbe dovuto rompere subito e definitivamente ogni dialogo con questa Unione Europea e affidarsi all’area del BRICS. Gli speculatori finanziari che attanagliano i popoli non sentono ragioni, e non sono rispettosi delle scelte democratiche.

  • mariosi

    E’ evidente che questo e’ in realta’ un Primo Referendum sull’Euro!Non a caso sara’ subito cavalcato da altri e si inneschera’ un meccanismo micidiale e dall’incerto confine.
    Una sconfitta a tutto campo delle politiche degli ultimo anni.
    Prepariamoci.

  • Guido Conti

    Vorrei esser fiducioso come mariosi ma per esserlo voglio affermare che a mio parere il tipo di moneta non è una questione da porre….sono d’accordo sull’affaire CONTAGIO……Il contagio democratico, politico, culturale ed economico, non so se è in atto ma so che il POTERE non eletto ed anche quello eletto hanno palesato la propria coperta corta…….Sta anche a noi persuadere chi conosciamo che SYRIZA ha aperto un varco e non torna indietro soprattutto…..a meno che i Greci non glielo dicano votando sì….Mi auguro solo che possano sentirsi ancora più orgogliosi dopo il Referendum……Bandiere greche sui terrazzi e sui balconi….Comunque vada la Storia non sarà più quella…..Un saluto speranzoso!!!