Happy days, giorni felici per la sinistra di domani
Io Happy Days lo adoravo. Ero piccolo, scattavo attento davanti alla tv per guardarlo ogni giorno. Ma avevo una decina d’anni. Il mondo è cambiato, io sono cresciuto. E oggi quando penso agli anni ottanta mi viene nostalgia. Renzi e Orfini invece se ne fanno vanto. Immagino perché dagli anni ottanta non ne siano mai usciti. In fondo, la loro testa, le loro politiche, le loro idee sono esattamente di quell’epoca o poco più avanti. Io oggi guardo X Factor, Masterchef, Big Bang Theory, sono un cultore delle serie tv, dei programmi che guardano tutti, anche quando l’intellighenzia della sinistra ne disconosce l’esistenza. Non me ne vergogno e lo rivendico. Perché mi piace stare nel gorgo, tra quel pubblico (che poi è popolo, Paese reale), che tante volte la Sinistra si mette in bocca senza nemmeno avere un indirizzo di uno che ne fa parte. Lo faccio senza per questo perdere il senso critico o la consapevolezza di ciò che guardo o di ciò che rappresenta. Ma sto nel presente, perché se non conosci chi vuoi rappresentare e il mondo che lo contorna, non puoi immaginare un futuro con e per loro. Questo dovrebbe fare la sinistra. Di Fonzie, Ricky e Ralph ho ricordi che non torneranno. Della mia vita invece ho sogni che vorrei perseguire.
Per questo, mi fa un po’ ridere (o forse piangere) che mi insegnino la buona politica dal basso uno che ha fatto della burocrazia di partito un trampolino, cresciuto a “pane e cinismo” dalemiano, nato “giovane turco” e diventato “adulto democristiano”, e un altro, ora premier, che fa politica da sempre grazie al padre democristiano che lo impose Presidente della Provincia di Firenze perché, come si dice, ai Ds la città, ai democristiani la provincia. Gli consiglierei pure di evitare di scendere sul piano dei salotti, perché io non ne ho mai frequentati e di amici come Verdini o Carrai o Serra o Farinetti, non ne ho mai avuti. Pure io penso che la sinistra sia battersi per il diritto alla felicità delle persone. Quello che non capisco è come fai a rendere felice qualcuno a cui non dai un euro o un lavoro se è povero, che se lavora lo rendi precario, se è omosessuale non gli dai un diritto, se è onesto deve chiudere l’impresa, se è bravo deve andarsene all’estero. Mi sfugge, ma forse Renzi e Orfini ambiscono a rappresentare i masochisti. Io, al contrario, penso che la sinistra sia rappresentare quei dieci milioni di poveri che non hanno niente, se non la loro disperazione. E che con le chiacchere di Renzi e Orfini non ci fanno nulla.
Detto questo, noi. Sabato al Quirino c’era tanta gente, un’attesa e una forte domanda di rappresentanza, la voglia di una Sinistra competitiva e autonoma, molti giovani fuori dal teatro e dunque dalle telecamere, un comizio in strada che è stato bellissimo. Le critiche, gli attacchi, gli insulti del Pd e della destra dimostrano che c’è una cosa nuova in campo e che può avere una sua forza e rappresentanza. Ma non ho problemi ad ammettere quanto sia necessario uno scarto di innovazione, pratiche, pensieri affinché questa nuova storia possa avere successo.
Alcuni interventi sono stati molto buoni, altri sembravano collocati in una dimensione passata. Poi ci sono quelli che l’ultima volta li hai visti in una tribuna elettorale del ’96, ma quando si tratta di costruire una prospettiva di sinistra aprono il sarcofago, si truccano a dovere e ti compaiono là davanti. Come se il tempo non passasse mai. Tra l’altro diventando prevedibili come le buche delle strade di Roma. Io sono uno di quelli che ha l’orticaria ad andare in prima fila, ma sabato mi ci sono messo proprio perché sapevo che i vecchi tromboni sarebbero corsi a per starci, dando un’immagine antica alla cosa. Io ed altri abbiamo provato a rimediare, ma il problema rimane. Sono venuti alcuni che nemmeno ricordavo fossero vivi. A volte mi domando pure se dormono nel retropalco la notte prima per avere il posto assicurato. Non so se sia l’ansia di starci o la vanità del politico, ma è incredibile quanto non si rendano conto che oggi stare dietro sarebbe un gesto pedagogico oltre che generoso nei confronti della sinistra che vuole essere.
Mi pare chiaro, tra l’altro, che un nuovo soggetto politico partecipato non nasca dalla fusione di gruppi parlamentari ma dalla partecipazione di tante persone che oggi non partecipano più, da una rottura che non sia solo con Renzi ma da un ventennio di politiche sbagliate, da un nuovo (che non significa giovane, significa nuovo) gruppo dirigente che interpreti una nuova storia politica. E allora, vi domanderete, perché ci stai? Perché innanzitutto, bisogna relativizzare. Fassina e D’Attorre hanno sensibilità diverse dalle mie su alcune cose, altri pure. Ma la differenza tra me e Orfini è che lui governa con Verdini e con gente che pur di andare al potere si è venduta l’anima, io al contrario sono orgoglioso di fare un nuovo pezzo di strada con chi ha lasciato il potere pur di non vendermi l’anima.
Ma c’è un altro, fondamentale, motivo. Nelle prossime settimane nascerà il soggetto politico. E avrà una caratteristica: sarà aperto e partecipato. Significa che sarà contendibile, che non ci saranno patti tra ceto politico che definiscono programma, dirigenti e leader. Tutto sarà votato con il meccanismo di una testa,un voto. E allora, a tutte e tutti coloro che in queste ore giustamente reclamano innovazione – vera, non certo quella finta renziana – che evidenziano difetti e storture, dico solo una cosa: rendetelo migliore, aiutiamoci a renderlo migliore. Fare un nuovo soggetto significa tirare una linea e ripartire da zero. Tante persone che ho conosciuto in questi anni sono all’altezza di poter correre più veloce degli altri, di portare alla sinistra un carattere di valori, ideali, idee e innovazione che sappia competere con Renzi, Grillo e Berlusconi. Correte, corriamo insieme. Perché questo processo non è truccato e lo permette. Perché ne vale la pena. Io ci sono e spero anche voi. Prendiamoci cura di questa nuova storia, perché serve a dare una speranza a coloro che una speranza non ce l’hanno più.