Hotspot, inaccettabile che siano vietati a giornalisti ed associazioni
Mi unisco all’appello lanciato dalla Federazione della Stampa Italiana e dalla Unione Sindacale dei Giornalisti RAI in merito all’inconcepibile divieto di accesso per i giornalisti negli Hotspot presenti in Italia.
Ritengo inammissibile – e privo di qualsiasi fondamento giuridico – che sia vietata alla libera stampa la possibilità di documentare la situazione cui sono sottoposti i migranti negli Hotspot, sia dal punto di vista dei diritti umani che della tutela sanitaria.
Non è possibile che ai giornalisti sia consentito di entrare negli SPRAR e nei CAS (in quanto “strutture aperte” e nonostante alcune volte i gestori degli stessi provino ad impedirlo), mentre vi è un muro di gomma – oltre che per CIE e CARA – proprio per gli Hotspot, il primo e più sensibile punto di arrivo di chi fugge da fame e guerra ed in cui, troppo spesso, non sono rispettati neanche i diritti basilari.
Il divieto di entrata per la stampa si somma, inoltre, all’impossibilità di accesso anche per le associazioni di tutela e volontariato, come ho potuto testimoniare personalmente durante la mia visita all’Hotspot di Taranto.
In tale occasione, infatti, l’accesso ai rappresentanti delle associazioni è stato garantito solamente data la mia presenza istituzionale, cosa che non accade invece nella quotidianità del loro lavoro.
Come già ribadito negli ultimi mesi gli hotspot andrebbero chiusi, in quanto privi di una specifica regolamentazione oltre che in violazione della Convenzione di Ginevra.
Impedire che i cittadini siano a conoscenza di quanto avviene in quelli che sono dei veri e propri centri di detenzione, oltre che impedire alle associazioni di interporsi in tutela dei migranti, costituisce a mio avviso una insostenibile aggravante a quella che va considerata come una vera e propria emergenza sociale.