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Giovedì, 17 luglio 2014

Il caso Mogherini

Renzi Mogherini

Non tutti i personaggi che si affollano per avere cariche di prestigio in Europa hanno chissà quale caratura politica. Catherine Ashton, che nella precedente legislatura europea ha svolto di ruolo di Alta Rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di Sicurezza – cioè il corrispondente di una ministra degli Esteri – è stata un pallido personaggio senza storia, incapace di dare voce a qualcosa che avesse a che fare davvero con l’idea che l’Europa abbia – o almeno si sforzi di avere – un’idea sui problemi del mondo, a cominciare da quelli di più stretta contiguità. Forse era lei a non essere all’altezza dell’incarico ma più probabilmente è l’Europa a non essere all’altezza di riempire, se non con un fantasma, quella altisonante casella di plenipotenziario per gli esteri.

L’Ue non ha una politica estera ed è al suo interno divisa tra interessi immediati, che non collimano, e visioni geopolitche diverse, che non di rado deragliano. Se non si parte da qui si rimane sulle chiacchiere. I mantra sull’inadeguatezza di Federica Mogherini sono pretestuosi e mal posti, in particolare quelli di casa nostra, visto che un silenzio cortigiano circonda il “giovane” premier e i suoi giovani ministri barra giovani ministre, tutti e tutte senza grande storia politica se non per alcuni l’esperienza territoriale. Nobilissima ovviamente ma allora vale come metro di misura per il diverso poco che i tutti e le tutte, della mitica squadra, hanno portato, per risolvere i giganteschi problemi, nazionali ed europei, dell’Italia.

Che Mogherini possa essere all’altezza dell’incarico europeo, d’altra parte, come eventualmente di quello che ricopre in patria, laddove le cose andassero diversamente dal disegno di Renzi e lei rimanesse nostrana ministra degli esteri, solo i fatti lo potranno dimostrare. Ma vale per tutti, a cominciare dal fantastico leader. Il mio giudizio è che in Europa non potrà fare molto, per la ragioni che ho detto sopra e rispetto a cui non vedo in atto né grandi né piccoli processi di cambiamento. Né intenzioni, soprattutto, a cominciare da Renzi. Ma il punto non è davvero questo, sul caso specifico: l’opposizione a Mogherini è politica e la misoginia dietro a cui si nasconde è solo il velame che cerca di nascondere diplomaticamente e ipocritamente la realtà dei fatti.

Il Financial Times, che, come è noto, si occupa più di politica che di gossip, ha spiegato che la campagna contro la nomina di Mogherini sarebbe portata avanti nelle segrete stanze, dove si svolgono i dialoghi che contano, dalla parte europea che per ragioni storiche e per interessi immediati di autotutela, è più ostile verso la nuova Russia di Putin. Si tratta di Lettonia, Estonia, Lituania e Polonia, Paesi che sono forti sostenitori di sanzioni contro la Russia per la crisi in Ucraina e temono le ritorsioni economiche e politiche, se non addirittura militari, per ogni tentativo di uscita dall’area di influenza russa. I rapporti dell’Unione con la sua parte orientale, cioè con le ex Repubbliche sovietiche e con il configurarsi della Russia come nuova potenza, nonché le questioni concretissime come i rapporti sulle questioni energetiche sono ormai da tempo uno dei temi caldi delle complesse problematiche e difficoltà che l’Unione ha avuto e continua ad avere per trovare la quadra di un orientamento forte e condiviso.

Un insieme di problemi immediati e geopolitici che furono affrontati male, per esempio in termini di allargamento della Nato a quei Paesi all’epoca del crollo dell’impero sovietico, e molti vizi sono rimasti, alimentati ovviamente dalle politiche messe in atto dal Cremlino. Federica Mogherini, come si capisce da quello che dice e fa, si muove secondo una linea di ispirazione molto diplomatica e realista. Nella tradizione italiana di lungo periodo, a parte gli eccessi ideologici sulle missioni militari, che ci hanno coinvolto in vere e proprie guerre, produttrici di guai infinti, la vena realista e diplomatica in politica estera è una componente che c’è e in certi casi ha anche funzionato. Nella crisi Mosca Kiev Mogherini, come ministra degli Esteri italiana, è stata molto basic: dialogo a gogo, ricerca di mediazioni, niente opzione militare, via qualsiasi ostacolo a cercare una soluzione pacifica. Non c’è nessuna strategia, in questo approccio, sul ruolo dell’Italia – e dell’Europa – nel nuovo mondo che si va formando, nessuna vision, ma perché dovrebbe esserci, se non c’è proprio? Anche il Presidente Napolitano, interrogato, non saprebbe dire granché. Per non parlare del premier.

Federica Mogherini, in vista anche della Presidenza italiana dell’Ue, ha invitato Vladimir Putin a un summit che si svolgerà a Milano, ed è stata di recente al Cremlino dove ha incontrato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov per parlare, tra le altre cose, del gasdotto South Stream. Si tratta di un progetto su cui i punti di vista europei sono diversi, sostenuto dall’Italia e dal premier Renzi, con la partecipazione di ENI, della francese EDF, della tedesca Wintershall e della russa Gazprom, e che consiste nella realizzazione di un gasdotto che collegherà direttamente Russia ed Unione Europea attraverso il Mar Nero e i Balcani senza passare per l’Ucraina. Gli interessi italiani hanno fatto dare alla ministra un giudizio positivo sull’impresa. Si capisce che i Paesi elencati dal Financial Times non siano soddisfatti, come anche la Slovenia per altri versi, che non sarà compresa nel percorso del tracciato, con le negative conseguenze sul piano economico che si possono immaginare. Ma le cose stanno come stanno e sono esse a fare da sfondo alle scelte politiche. Anche per Mogherini.

Il semestre europeo potrebbe essere l’occasione di un forte rilancio del dibattito e dell’avanzamento pratico proprio sul terreno della politica estera dell’Ue, quanto mai necessario, dal momento che senza questa dimensione l’idea dell’Europa unita semplicemente non esiste. A cominciare dal Mediterraneo, dai problemi del mai risolto disastro dei rapporti israelo-palestinesi, che chiamare conflitto, mentre infuriano i bombardamenti su Gaza, dice lo slittamento di senso che l’assuefazione alla sopraffazione militare e al potere senza misura produce negli animi oltre che in politica. Senza aspettarsi miracoli, ovviamente, da un simile avvio, viste le differenze e l’abbondanza di nazionalismi euro fobici nell’Europarlamento. Ma per aprire uno scenario, almeno, attivare il coinvolgimento di settori di opinione pubblica europea su un tema di grande valore culturale e strategico. E forse Mogherini potrebbe dare un significativo contributo di idee.

Il problema che tutto questo, come tutto, è nelle mani del premier.

 

Commenti

  • roberto Pulcinella

    Quante parole solo per giustificare la candidatura di un’incompetente.

  • Elettra Deiana

    Mettere in chiaro il lato degli interessi politici, caro Roberto, che come saprai bene è il lato che conta. Se gli ostracismo europei fossero davvero una sfida sulla competenza per una politica europea degna di questo nome, l’Ue sarebbe un bel pezzo avanti. Ma le cose stanno proprio in modo diverso. La competenza di Mogherini non è un mio problema, come spiego chiaramente, per la semplice ma fondamentale ragione che, come Sel, sto all’opposizione del governo di cui Mogherini è ministra e in aggiunta, per me importante, perché ho una posizione particolarmente critica sul collasso della politica estera italiana e europea, rispetto a cui l’area politica di appartenenza dell’attuale governo ha gravi responsabilità.