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Mercoledì, 21 maggio 2014

Il “decreto casa” che manda a casa la povera gente

stoprecarita

Si dice “mandiamoli a casa”, ma è troppo poco, gli faremmo un favore. Sì, perché i signori di palazzo Chigi una casa ce l’hanno e ce l’avranno sempre, mentre c’è gente che sulla testa non ha un tetto ma i segni del manganello. Repressione e fiducia, i due strumenti con cui il governo ha deciso di affrontare – si fa per dire – l’emergenza abitativa, mascherando dietro una manciata di agevolazioni fiscali sugli affitti la vera filosofia del decreto Lupi: una batosta ai movimenti per il diritto all’abitare, tolleranza zero per chi occupa stabili e appartamenti anche se vuoti o abbandonati, con divieto di residenza, immediato distacco delle utenze per luce, gas, acqua e telefono e la cancellazione per cinque anni dal registro degli aventi diritto all’edilizia residenziale pubblica.

Li chiamano abusivi, ma abusivo è uno Stato che sceglie i palazzinari e dimentica i poveracci, che salvaguarda il diritto di proprietà (anche se la proprietà non è goduta e a volte neppure reclamata) su quello alla vita. Abusivo è uno Stato che annulla il confronto democratico in parlamento e va avanti a colpi di maggioranza su tutto (siamo alla decima fiducia dell’era Renzi), abusivo è uno Stato che infila nel provvedimento di urgenza per l’edilizia popolare palate di denaro per l’Expo 2015. Abusivo è uno Stato che impedisce il dissenso a forza di botte, come è successo poche settimane fa proprio nel corso di una manifestazione dei cittadini per contestare il piano casa dell’esecutivo.

Plaudono le associazioni di categoria, esulta Confedilizia. Tremano i senza casa e gli inquilini sotto sfratto, che da questa legge non hanno ottenuto alcuna garanzia. Con il fermo del leader del movimento per la casa il cerchio è stato chiuso. Come al solito. Come in una normale giornata di repressione e fiducia.

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